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Etichette a semaforo, Atene prova a fermare Londra. Ma Roma dov’è?

di Alberto Lupini
direttore
 
13 gennaio 2014 | 16:42

Etichette a semaforo, Atene prova a fermare Londra. Ma Roma dov’è?

di Alberto Lupini
direttore
13 gennaio 2014 | 16:42
 

Ci voleva l’avvio del periodo di presidenza greco della Ue perché la questione “alimenti” uscisse dall’ambito delle lamentazioni, o al più dei buoni propositi, con cui l’Italia caratterizza la sua partecipazione alle decisione europee sul cibo. Nemmeno l’ormai imminente Expo 2015 è riuscito a fare diventare centrale per il Governo una politica seria di sviluppo basata “anche” sulla filiera agroalimentare e il turismo. E non prendiamo la scusa che la pur attivissima ministra Nunzia De Girolamo è attualmente sotto tiro per un suo passato da ras per il centro destra nel Beneventano.

Su un tema per l’Italia assolutamente centrale come il sistema delle etichette a semaforo introdotte in Gran Bretagna (un codice verde, giallo o rosso con cui Londra vorrebbe classificare gli alimenti come più o meno salutari, in base ai contenuti di grassi, sale e zucchero per 100 grammi di prodotto), abbiamo dovuto aspettare che fosse la Grecia a porre con forza la questione di uno stop sul tavolo comunitario. Quasi che la cosa non riguardasse l’Italia, Paese col più alto numero di prodotti Dop e Igp in Europa, quasi tutti destinati ad essere boicottati se passasse il demenziale sistema britannico che di fatto tende solo a scoraggiare l’acquisto di alimenti non locali.

Le etichette a semaforo, che non hanno alcuna valenza scientifica, ma corrispondono solo ad esigenze di protezionismo interno, rappresentano un vero e proprio attentato ai principi base dell’Unione europea, ma nonostante le contestazioni da tempo fatte in Italia e in molti altri Paesi (“Italia a Tavola” è stata fra i primi a sollevare il caso), in sede comunitaria non ci sono state finora iniziative concrete per bloccarle. C’è solo da sperare che il Paese oggi economicamente e politicamente più debole della Ue riesca a fermare la Gran Bretagna nel suo semestre di presidenza.

Dopo Atene toccherà a Roma, a luglio, assumere la presidenza, ma, vista l’assenza di iniziative concrete finora dimostrate in materia dall’Italia, c’è da temere che se la Grecia dovesse fallire nell’impresa, le etichette a semaforo prenderanno il via, col rischio di imitazioni internazionali e danni gravissimi per le nostre esportazioni. Letta e De Girolamo sono avvertiti: o danno un mano ai greci subito, o è meglio che cedano il posto ad altri.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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14/01/2014 12:13:54
1) Ma i nostri politici dove sono??
Noi siamo l'unico paese al mondo dove i politici nazionali ed europei strapagati dal nostro governo e con i nostri soldi, NON viene mai chiesto di mostrare il loro operato di tutti gli anni che sono stati in carica e hanno percepito somme salariali da capogiro. chi si permetterebbe di avere un dipendente a 15/20.000 euro al mese e non gli si chiede riscontro di quello che fanno. Ecco questo sarebbe un tema da intavolare subito e sospendere gli assenteisti che dopo un anno sono stati presenti 1 o 2 volte senza concludere nulla. Lo stipendio Bloccato, anzi se proprio la resa risultasse a zero o con nocività alla nostra nazione gli appiopperei delle multe e toglierei tutte quelle immunita di cui godono i nostri politici. Una bella vergogna.
giuliano tassinari
manager
GITA srl


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