Pesticidi, antibiotici, residui chimici o radioattivi. Per non parlare dei prodotti Ogm non sempre certificati (a partire dai cereali). La dieta degli italiani e degli europei sta diventando un vero pericolo per la salute. Quel che le famiglie credono di risparmiare oggi con acquisti alimentari low cost, rischiano di pagarlo amaramente fra qualche anno a livello sanitario. Al taroccamento del Made in Italy a tavola si aggiunge ora l’imbroglio più generale sulla qualità o sulle provenienze del cibo. Dopo le
denunce che da tempo abbiamo sollevato su questo tema, ora è finalmente scesa in campo la Coldiretti, con un
dossier che mette con le spalle al muro commercianti disonesti e, soprattutto, il lassismo delle istituzioni che hanno finora chiuso fin troppi occhi.
Certo i
sequestri di alimenti contraffatti sono quasi all’ordine del giorno, ma il fenomeno ha proporzioni davvero impressionanti perché la crisi economica ha spinto quasi un italiano su 4 a ricercare alimenti che costano meno, senza considerarne la
provenienza, le condizioni del trasporto o la salubrità.
Un problema che non riguarda fra l’altro solo le famiglie, perché molti di questi prodotti importati (dagli oli rettificati alla pasta con grano Ogm, dal miele cinese al riso coi pesticidi) finiscono anche nelle tavole calde, nei bar e nei ristoranti dove si praticano prezzi nei menu che non sono in alcun modo compatibili con i costi di alimenti sicuri e di qualità.
La crisi ha portato ad un contenimento dei costi risparmiando sugli ingredienti che, causa una legislazione assurda e irrispettosa del consumatore, non sono indicati in etichetta. E non ne sono esenti nemmeno i prodotti a denominazione di origine.
È più che mai urgente mettere mano ad una certificazione chiara (con sanzioni pesanti) che obblighi ad indicare in etichetta la provenienza degli alimenti. E il Governo deve avviare una campagna di comunicazione per spiegare che la qualità e la sicurezza alimentare non sono compatibili con prezzi al di sotto dei costi minimi di produzione. L’olio extravergine invece che le mozzarelle di bufala, i limoni o la carne bovina senza rischi di adulterazioni devono partire da certi costi. Al di sotto sono solo imbrogli. E contemporaneamente si devono alzare i paletti per escludere certi componenti pericolosi, impedendo l’ingresso in Italia di quei cibi che superano i limiti fissati. Questo aiuterebbe fra l’altro l’agricoltura italiana a rafforzarsi e ridurre magari i prezzi di vendita.