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Crisi, il 71% delle famiglie riorganizza le spese per la tavola

La Cia stima che il 71% delle famiglie ha riorganizzato le spese per la tavola. Il criterio di scelta comprende vari fattori: confrontando i prezzi con più attenzione, cercando sconti, promozioni commerciali e offerte speciali, privilegiando le grandi confezioni e comprando quasi solo nei discount

21 giugno 2012 | 15:45
Crisi, il 71% delle famiglie riorganizza le spese per la tavola
Crisi, il 71% delle famiglie riorganizza le spese per la tavola

Crisi, il 71% delle famiglie riorganizza le spese per la tavola

La Cia stima che il 71% delle famiglie ha riorganizzato le spese per la tavola. Il criterio di scelta comprende vari fattori: confrontando i prezzi con più attenzione, cercando sconti, promozioni commerciali e offerte speciali, privilegiando le grandi confezioni e comprando quasi solo nei discount

21 giugno 2012 | 15:45
 



Secondo le ultime stime della Cia-Confederazione italiana agricoltori, quest'anno la spesa per i consumi degli italiani è ancora in calo del 2,1%. Già nei primi sei mesi dell'anno i comportamenti d'acquisto messi in atto dalle famiglie rispecchiano quella prudenza registrata anche nel 2011, che si traduce in un carrello alimentare orientato al massimo risparmio.

Ben il 71% delle famiglie ha riorganizzato le spese per la tavola. Il criterio di scelta comprende vari fattori: confrontare i prezzi con più attenzione (65%); cercando sconti, promozioni commerciali e offerte speciali (53%); privilegiando le grandi confezioni (42%); comprando quasi esclusivamente nei discount (39%).

Si tratta di percentuali che fotografano una difficoltà ancora molto evidente della popolazione e certo non aiuta la previsione di un nuovo aumento dell'Iva in autunno, che costerebbe agli italiani quasi un miliardo soltanto per le spese alimentari. Il governo deve capire che non è questa la soluzione, anche perché non c'è alcuna possibilità di ripresa economica senza una parallela ripresa dei consumi delle famiglie.

Carlo SangalliLa Cia condivide il grido d'allarme lanciato dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli (nella foto), all'assemblea annuale: la crisi economica e le manovre correttive dei conti pubblici hanno falciato il potere d'acquisto degli italiani e hanno costretto a un taglio netto dei consumi domestici, anche quelli di prima necessità come gli alimentari. Ed è chiaro che un nuovo aumento dell'Iva, unito al 'caro-energia”, non farebbe che peggiorare una situazione già al limite.

Nel 2012, secondo le stime dell'ufficio studi di Confcommercio, il pil procapite torna ai livelli del 1999, mentre i consumi procapite tornano ai livelli del 1998: un balzo all'indietro di quasi 15 anni. Tagliare le tasse, riducendo la spesa e l'evasione è stato quindi l'invito al governo, netto e diretto, da parte del presidente Sangalli, il quale ha ribadito la sua contrarietà a ulteriori aumenti delle aliquote Iva che «rischiano, tra il 2011 e il 2014, di tradursi in minori consumi reali per circa 38 miliardi di euro. Altro che salvezza: insieme al "carico da 90" delle maggiori accise e dell'impennata della fiscalità energetica, sarebbe la "Caporetto" delle famiglie, delle imprese, del lavoro. Bisogna, dunque, procedere a una spending review senza timidezze».


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