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Spending review anche a tavola Il 57% degli italiani riduce gli sprechi

Tra coloro che hanno ridotto lo spreco di cibo, il 47% lo ha fatto facendo la spesa in modo più oculato, magari direttamente dal produttore, il 31% riducendo le dosi acquistate, il 24% utilizzando quello che avanza per il pasto successivo e il 18% guardando con più attenzione alla data di scadenza

 
11 giugno 2012 | 10:21

Spending review anche a tavola Il 57% degli italiani riduce gli sprechi

Tra coloro che hanno ridotto lo spreco di cibo, il 47% lo ha fatto facendo la spesa in modo più oculato, magari direttamente dal produttore, il 31% riducendo le dosi acquistate, il 24% utilizzando quello che avanza per il pasto successivo e il 18% guardando con più attenzione alla data di scadenza

11 giugno 2012 | 10:21
 

La spending review si fa anche a tavola, dove per effetto della crisi quasi 6 italiani su 10 (il 57%) hanno cambiato il proprio comportamento e ridotto lo spreco di cibo, che è pari a 6 milioni di tonnellate per un valore di 13 miliardi di euro all'anno, secondo la ricerca realizzata dalla Fondazione per la sussidiarietà e dal Politecnico di Milano in collaborazione con Nielsen. è quanto emerge da una analisi realizzata da Coldiretti-Swg dalla quale si evidenzia che tra coloro che hanno ridotto lo spreco il 47% lo ha fatto facendo la spesa in modo più oculato magari direttamente dal produttore con l'acquisto di cibi più freschi che durano di più, il 31% riducendo le dosi acquistate, il 24% utilizzando quello che avanza per il pasto successivo e il 18% guardando con più attenzione alla data di scadenza.

Il 58% del cibo viene in realtà perso nella produzione e distribuzione come gli alimenti che restano sugli scaffali dei supermercati e superano la data di scadenza, ma per il resto si tratta di cibo andato a male nelle case (3,4%) o di avanzi non utilizzati (5%) tanto che ogni anno nelle famiglie finiscono nel bidone 42 chili di alimenti a testa pari a 117 euro a persona, secondo la ricerca realizzata dalla Fondazione per la sussidiarietà e dal politecnico di Milano in collaborazione con Nielsen. Lo spreco riguarda per il 40% le bevande, per il 25% il prodotto fresco, per il 17% generi a lungo conservazione, per il 14% frutta e verdura, per il 6% carne e pesce, per il 4% il pane e per il 2% i surgelati.

Le esperienze del passato portano gli anziani a sprecare meno dei giovani e le famiglie meno dei single, i quali peraltro sono spesso costretti ad acquistare maggiori quantità di cibo per la mancanza di formati adeguati. Secondo la ricerca nonostante la crisi appena il 6,4% del cibo eccedente viene distribuito ad enti di carità mentre una razionalizzazione della filiera alimentare con un taglio agli sprechi potrebbe contribuire in modo determinante a risollevare molte famiglie dalla povertà come dimostrano le numerose iniziative adottate negli ultimi anni. Si stima infatti che almeno quindici milioni di pasti saranno distribuiti gratuitamente nel 2011 dalla chiesa attraverso le diverse iniziative di solidarietà dei fedeli, per contribuire ad affrontare le nuove povertà nell'anno della crisi
 
Con la crisi nelle famiglie però frutta, verdura, pane, pasta, latticini e affettati avanzati vengono però sempre più spesso salvati dal bidone con il ritorno più frequente in tavola dei piatti del giorno dopo: dalle ottime polpette di carne alle frittate di pasta per riutilizzare gli spaghetti del giorno prima e ancora la pizza rustica per consumare le verdure avanzate avvolgendole in una croccante sfoglia ma anche la classica panzanella per recuperare anche il pane e le macedonie di frutta. Un ritorno a un passato più povero che ha dato origine a gustose ricette diventate simbolo della cultura enogastronomica del territorio come la ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o al sud la frittata di pasta.


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