Se non fosse che da tempo avevamo avanzato il sospetto che ci fosse troppo 'biologico” in giro in Italia (quasi il 50% in più di volume solo quest'anno), ci sarebbe da sobbalzare alla notizia dell'
operazione della Guardia di finanza di Verona. Anche uno dei più recenti primati italiani nel Made in Italy a tavola crolla dunque miseramente di fronte alla notizia che almeno il 10% degli alimenti biologici italiani (tale è la quantità impressionante di prodotti sequestrati) era fasullo.
E così, di tarocco in tarocco, continuiamo ad attentare a una corretta concorrenza sul mercato (fare biologico serio costa più che produrre con l'aiuto della chimica...) e soprattutto miniamo la fiducia e, cosa che più conta, attentiamo alla salute dei cittadini.
Evitando di aprire la questione sui falsi prodotti alimentari italiani venduti in tutto il mondo, le false etichette biologiche, con tanto di certificazione, fanno peraltro il paio con le
false sagre in cui vengono proposti cibi falsamente genuini o di territorio. E tutto questo grazie al sostanziale disinteresse della politica, che finora ha chiuso gli occhi di fronte a queste agromafie il cui giro d'affari è stimato a 12,5 miliardi di euro (il 5,6% dell'intero business criminale).
La criminalità ha finora contato sulla mancanza di trasparenza nei flussi commerciali e nell'informazione ai consumatori. Nonostante gli appelli rivolti anche negli ultimi tempi ai ministri delle Politiche agricole, del Turismo e della Salute (Romano, Brambilla e Fazio), in sostanza non si è fatto nulla ed ora, forse, si cominciano a vedere i preoccupanti risultati di un'ignavia pericolosa.
Nella nuova stagione di 'lacrime e sangue” annunciata dal
governo Monti non possiamo non sottolineare come il tema dell'alimentazione, che è strettamente legato a scelte di sviluppo economico, investimenti pubblici, sicurezza e salute, non possa essere messo in secondo piano.
Esistono possibilità di crescita importanti per molti giovani in un settore garantito e protetto, con ricadute positive sulla qualità della vita e sul potere d'acquisto dei consumatori. In tempi di vacche magre, anzi magrissime, tuteliamo chi lavora seriamente nell'agroalimentare e usiamo la mannaia per colpire chi attenta alla nostra salute e punta sulle contraffazioni. E non basta sequestrare o arrestare questi criminali. Al Governo chiediamo un inasprimento delle pene e l'impossibilità di riaprire attività legate all'agroalimentare (sia cantine che coltivazioni di carote, ristoranti o attività commerciali) per chi si è reso colpevole di taroccamenti, contraffazioni o adulterazioni di alimenti.
Il potere d'acquisto degli italiani si è fortemente ridotto, facciamo in modo che almeno per l'alimentazione ci siano delle garanzie rispetto a ciò che si acquista e si consuma.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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