Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
venerdì 22 novembre 2024  | aggiornato alle 19:43 | 109181 articoli pubblicati

Siad
Siad

Cuochi, troppe lacune nella formazione Lo stage aiuta solo se fatto bene!

In Italia la distanza tra scuola e mondo del lavoro nel campo della ristorazione è molto grande. Le tecniche di cucina insegnate non sono aggiornate e negli istituti alberghieri non si trovano strumentazioni moderne, per non parlare dell’acquisto di materie prime di qualità e della mancanza di preparazione degli insegnanti

di Matteo Scibilia
Responsabile scientifico
09 gennaio 2016 | 10:08
Cuochi, troppe lacune nella formazione 
Lo stage aiuta solo se fatto bene!
Cuochi, troppe lacune nella formazione 
Lo stage aiuta solo se fatto bene!

Cuochi, troppe lacune nella formazione Lo stage aiuta solo se fatto bene!

In Italia la distanza tra scuola e mondo del lavoro nel campo della ristorazione è molto grande. Le tecniche di cucina insegnate non sono aggiornate e negli istituti alberghieri non si trovano strumentazioni moderne, per non parlare dell’acquisto di materie prime di qualità e della mancanza di preparazione degli insegnanti

di Matteo Scibilia
Responsabile scientifico
09 gennaio 2016 | 10:08
 

C’è un malessere che serpeggia nel mondo della ristorazione italiana, un malessere che da anni non riesce a trovare risposte, che non riesce a trovare un punto d’incontro e di dialogo, due mondi che da troppo tempo si guardano, si osteggiano, si usano con diffidenza, ma senza creare qualcosa che dia una speranza proprio a chi sta nel mezzo, i futuri cuochi, i futuri addetti di sala, gli allievi delle scuole alberghiere e di formazione di cucina. Eppure in un paese come il nostro in cui l’ospitalità e il cibo sono e saranno una delle reali possibilità di crescita e di occupazione giovanile qualcosa bisogna fare.



Il governo in realtà, qualcosa sta facendo, con il decreto “Buona scuola” qualche cenno di riforma scolastica si intravede. L’alternanza scuola lavoro è la chiave e la risposta ai molti dei problemi accennati? Forse. Cercherò di approfondire la questione. Qui da noi in realtà, le norme lavorative hanno messo in soffitta il vecchio apprendistato, un istituto fondamentale che ha avviato al lavoro centinaia di migliaia di giovani delle vecchie generazioni, mentre l’istituto dello stage è stato osteggiato dai sindacati che ne hanno visto uno strumento di sfruttamento del lavoro da parte delle aziende. Ormai sono 6 anni che insegno cucina con esperienze diverse: corsi serali di adulti e allievi del triennio superiore in scuola professionale, allievi tra i 15 e i 18 anni.

La mia esperienza in questi anni nella scuola, in realtà mi permette di tracciare una visuale reale, non posso non sottolineare le enormi carenze del sistema scolastico professionale, come i docenti che non vengono formati. Non si può certamente chiedere ai docenti di frequentare ristoranti stellati, ma qualcosa si dovrà e cercare di fare. Spesso sono coinvolti in ore di aggiornamento, come la legge richiede, per esempio sulla sicurezza, ma se dovessimo chiedere a molti di questi cosa è un paco jet, un roner, cosa sono le cotture a bassa temperatura, a vapore, sottovuoto, ne avremmo risposte deludenti. I programmi di studio sono lontani dalla realtà, inteso come pratica di cucina, i ragazzi studiano tecniche di cucina non più in sintonia con quanto accade nella realtà lavorativa, le difficoltà economiche, poi degli istituti, non permettono l’acquisto di strumentazioni moderne, e spesso anche l’acquisto di materie prime di qualità.

Posso affermare che il timore della categoria dei ristoratori su una distanza professionale tra il momento formativo e il mondo del lavoro sia una percezione reale, tra l’altro confermata sul campo quando i ragazzi realmente si confrontano proprio durante i momenti di stage. I giovani cuochi ammaliati dalle prodezze televisive di molti cuochi, confondono le fatiche del lavoro in una vera cucina con lo spettacolo dei vari “Masterchef”, convinti come sono in tanti che per diventare bravi cuochi bastino pochi anni di scuola o frequentare qualche mese scuole private che stanno sorgendo in ogni città, anzi in Toscana qualcuno ha coniato lo slogan “Cuoco in sei giorni”; speriamo che nessuno abbocchi.

Faccio il ristoratore da oltre 25 anni, da 10 cucino presso il mio ristorante, certo sono stato aiutato da una gavetta speciale, da esperienze precedenti nel settore alimentare dell’alta cucina; Longino & Cardenal, Selecta, Gran Chef, Jolanda de Colò, Vini Ruffino, Marcomini Formaggi, Savini Tartufi, Bicchieri Riedel, Argenteria Broggi Izar, sono le aziende con cui ho collaborato in tanti anni, aziende che in molti casi ho sviluppato ma da cui ho ricevuto grande conoscenza e competenza sulle materie prime, che oggi cerco di trasmettere ai miei allievi. Facile direte… magari!
 
Non ho elencato tutto questo per una questione vanitosa ma solo per testimoniare che per fare questo lavoro sono necessari anni e anni di preparazione, pratica e culturale, che in qualche maniera c’entra con i percorsi di studio e formativi della scuola professionale. Quali sono i percorsi formativi delle scuole alberghiere?



Non c’è incontro di settore, politico o di promozione, in cui non si punti il dito contro la preparazione dei giovani cuochi e quindi inevitabilmente contro la scuola, rea di fare poco per preparare nuovi e bravi cuochi e addetti di sala. L’ultimo confronto di questo tipo si è svolto lo scorso dicembre all’Hotel Gallia, in occasione della presentazione della guida Euro-Toques Italia, alla presenza del maestro Gualtiero Marchesi. La scuola non forma, la scuola non ha didattica, la scuola è lontana dal mondo del lavoro, i docenti non sono aggiornati, i ragazzi che studiano sala non sono all’altezza, i giovani non hanno passione; queste alcune delle accuse fatte al settore formativo.

Ed è importante sottolineare che a questo incontro hanno presenziato relatori esperti quali Lino Stoppani e Aldo Cursano, presidente e vicepresidente di Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), Riccardo Garosci già parlamentare europeo ed attuale presidente di Commissione presso il ministero della Pubblica istruzione, e oltre 100 cuochi tra i migliori d’Italia. Alcuni degli intervenuti oltre a rimarcare la grande distanza tra la scuola e il mondo del lavoro, hanno ancora una volta denunciato l’assenza di una reale politica di stage. In Francia, di cui l’indiscussa leadership della ristorazione non è in discussione, gli stage sono un complemento reale al percorso formativo, mesi e mesi passati nelle cucine a fare pratica.

L’alternanza scuola lavoro è in realtà una delle nuove volontà che la politica ha messo in campo. 400 ore di stage sono la nuova frontiera delle terze e delle quarte, con cui gli istituti professionali debbono misurarsi, quasi tre mesi da trascorrere all’interno di ristoranti e alberghi, non male. Tre mesi sono una buona esperienza per allievi di 17/18 anni, non ancora a livello dei francesi, ma in grado di trasmettere e di insegnare qualcosa di vero e importante.

Ma, perché c’è un ma… l’esperienza diretta sull’argomento mi permette di replicare ai tanti cuochi e ristoratori che si lamentano della scuola. I diretti interessati cioè gli imprenditori, forse necessitano anche loro di qualcosa di formativo, per esempio debbono modificare il loro comportamento. Le nostre aziende della ristorazione sono microaziende, molto più piccole delle francesi, ma purtroppo non posso non sottolineare che non abbiamo la cultura nell’accogliere stagisti e ora con la possibilità di 400 ore, l’impegno comincia a essere importante. Molti di chi leggeranno questa mia opinione, capiranno cosa voglio intendere: va bene far pulire verdure e piatti ai giovani stagisti, ma qualcosa in più bisogna “dare”. Bisogna trasmettere passione, bisogna far innamorare di questo lavoro i giovani, fargli capire la bellezza del nostro lavoro, e allora tra le nuove norme e più volontà di tutti, forse la ristorazione potrà trovare una nuova risorsa importante e qualificata.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali

12/01/2016 12:37:16
3) Il futuro dell'italia
Sono un insegnante di sala e vendita di un istituto alberghiero torinese, ed esercito questa professione dal 1993; io sono innamorato del mio mestiere ma purtroppo quando riusciranno i nostri politici a capire che noi non abbiamo il petrolio, il ferro e le materie prime per risolvere i nostri problemi noi abbiamo il mare, la montagna i laghi le bellezze storiche ed il cibo; questo deve essere il futuro dell' investimento ......risultato esercitazioni pratiche con pochi euro, taglio delle ore di pratica....eh allora cosa dobbiamo fare...aggiungo un piccolo particolare molti allievi non hanno voglia di apprendere, sono svogliati ricordate sempre e per sempre "noi lavoriamo quando gli altri si divertono" concludo tirando le orecchie ai genitori....finiamola di difendere sempre i figli ...se noi diamo un 4 non vuol dire che siamo cattivi semmai è l'esatto contrario vogliamo costruire i vostri figli..non difendendeteli sempre. Prof.Osvaldo manente
Osvaldo Manente
Insegnante
11/01/2016 10:54:26
2) Legge 107 uno schifo
Faccio l'itp di cucina da trentatré anni ci vorrebbero pagine intere per commentare, questo articolo, fino a quando le leggi sulla scuola,non verranno fatte da persone che la scuola la vivono sul serio,discutiamo di aria fritta se in Italia abbiamo un faraone che fa le leggi sulla scuola, ed un ministro della sanità con un diploma liceale, abbiamo poco da discutere! In trentatré anni di servizio non mi è mai stata data in modo ufficiale la possibilità di aggiornarmi, per partecipare a corsi di aggiornamento bisogna che siano corsi autorizzati dal Miur,corsi che non si sono mai visti! Mi fermo qui vi tralascio per ragioni di spazio il taglio delle ore di laboratorio,il taglio dei fondi destinati alle esercitazioni pratiche, il sistema delle ore di stage in mano ad agenzie specializzate è gestito in modo poco trasparente, ad uso e consumo dei datori di lavoro, e poco formativi per gli allievi!
Antonio Nunziata
Itp cucina
10/01/2016 21:53:40
1) è vero
da quasi trent'anni ho l'attività di ristorazione la mi filosofia è la cucina della tradizione,posso dire di aver avuto negli ultimi anni stagisti che hanno scelto la professione del cuoco solamente ,perchè convinti di prendere tanti soldi,ma lo sbaglio è anche di certi insegnanti ,loro raccontano un pò di storielle e questi si sentono chissà chi.Bisogna cominciare dalla gavetta lavando piatti ,pentole pulire poi cominci con le basi della cucina fondamentali e poi cominci a vedere se questo lavoro fa per te ,devi sapere che non ci sono più sabati e domeniche libere non devi mai contare le ore I profumi della cucina ti devono entrare nelle narici ed esprimere con quello che ti senti dentro nel piatto queste sono alcune cose che posso dire io ,ma lascio a chi fa alta cucina per il resto
marinella fagaraz




Icam Professionale
Siad

Col Vetoraz
Beer and Food
Brita