Bollicine in grande spolvero questa settimana. A dare il via all'effervescenza è stato il presidente del Consorzio Franciacorta,
Maurizio Zanella, che con la sua 'bolla” ex cathedra ha scomunicato quanti usano il termine 'bollicine” (così amato dai
produttori dai lui rappresentati...) per indicare il Franciacorta Docg, un vino spumante metodo Classico che come tale viene considerato in tutti i concorsi internazionali o italiani. Per Zanella si tratta di un'espressione ormai abusata e che non rende giustizia alla qualità del vino in questione. Peccato che sia però di uso corrente, al punto da essere alternativo a quello di spumante per indicare i vini effervescenti. Il presidente dei franciacortini si richiama ad un dogma che vale solo per i suoi fedeli, ricordando che il disciplinare del Consorzio vieta ogni termine ad eccezione di Franciacorta, dimenticando che questa norma (disattesa dagli stessi
produttori) ha solo valore interno e i consumatori o i comunicatori devono badare alla sostanza e non ai sogni di gloria di chi dall'alto di poco meno di 11 milioni di bottiglie pretende di essere trattato al pari dello Champagne (385 milioni di bottiglie nel 2011) e del Cava (quasi 240 milioni di bottiglie). Sul piano qualitativo niente da dire, anzi. Siamo ai vertici della produzione enologica italiana senza alcun dubbio. Ma sul confronto sarebbe meglio evitare il ridicolo, tanto più che all'estero nemmeno sanno cos'è o dov'è la Franciacorta. O quasi...
A parte il fatto che della stessa tipologia di vino (effervescente rifermentato in bottiglia, metodo Classico) ci sono altre zone di produzione in Italia (Trentodoc, Oltrepò, Alta Langa, Alto Adige, Friuli e vari consorzi lo prevedono nei loro disciplinari, per un totale di 13 milioni e mezzo di bottiglie), davvero ha senso questa crociata che in Italia non aiuta le 'bollicine” più nobili a distinguersi da quelle più popolari ma più consumate e prodotte con metodo italiano Martinotti (rifermentazione in autoclave)? Come la mettiamo con gli altri 396 milioni di bottiglie fra Prosecco, Asti e varie tipologie? Alla faccia del sistema Paese...
A non crederci sono poi gli stessi
produttori di Franciacorta, che con le citazioni di spumante, bollicine o sparkling (la traduzione inglese di spumante o effervescente) riempiono depliant e siti web perché giustamente devono vendere i loro prodotti (e ciò vale anche per Cà del Bosco...). Per quanto ci riguarda, sfidando nuovi anatemi, resteremo eretici e continueremo a collocare le notizie dei Franciacorta nella sezione 'bollicine”, sperando di poterne pubblicare sempre di più per vittorie ai concorsi o riconoscimenti di guide e riviste ottenuti in competizioni con altri spumanti italiani. E speriamo di brindare con sempre più bollicine, anche di Franciacorta.
E dopo l'effervescenza del Franciacorta non dimentichiamo quella della
Nestlè che, attraverso un nome storico come S.Pellegrino, fa delle bollicine (stavolta solo di acqua) la nuova clava con cui pensa di imporre le sue regole di multinazionale dell'alimentazione. L'ultima edizione della
graduatoria dei migliori ristoranti al mondo di cui è sponsor unico e grande regista ne è la dimostrazione. Per l'Italia (ma anche per i francesi) si tratta di una mortificazione, che solo per provincialismo pensiamo di passare sotto silenzio lasciando agli svizzeri di stabilire (con giurati scelti da loro...) quali ristoranti sono di tendenza e fanno gioco per spingere i loro brand o i loro prodotti. Se fosse un giudizio popolare poco male, ma da come si compone una giuria si può già immaginare cosa può succedere... Come sempre abbiamo dato la notizia, anche se la graduatoria è ridicola, ma aggiungiamo che forse Nestlè e S.Pellegrino avrebbero un po' meno spocchia se un po' più di ristoratori si rendessero conto che anche nelle acque ci sono bollicine e bollicine, e alcune possono essere inutili. Se non fastidiose quando proposte come unica scelta a tavola...
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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