Colpire le corporazioni e i privilegi, che hanno finora fatto aumentare costi e tariffe a famiglie ed imprese, è uno degli obiettivi prioritari del governo Monti che speriamo possa concretizzarsi in fretta. Nel giro di sei mesi al massimo le tanto attese
liberalizzazioni potrebbero cominciare a garantire dei benefici a tutti. Dopo la riforma delle pensioni e l'avvio di una lotta seria all'evasione fiscale, il Paese sembrerebbe dunque avviarsi verso una condizione di maggiore parità rispetto a quanto avviene nel resto d'Europa. Usiamo il condizionale perché in verità sul futuro dell'Italia continuano a pesare come macigni la corruzione ad ogni livello e la
criminalità diffusa. E una delle forme più insopportabili di queste forme di delinquenza è rappresentata oggi dalle
agromafie e dalla
contraffazione del Made in Italy a tavola.
Per restare solo a prodotti venduti nel mondo e spacciati come fatti in Italia, un recente
rapporto parlamentare parla di oltre 70 miliardi annui di perdite secche per il Pil. In realtà il danno è decisamente più elevato se si pensa a come in Italia l'agroalimentare è sotto pressione e fra taroccamenti e imbrogli (pensiamo solo al caso clamoroso dei sequestri di falsi prodotti biologici) arriviamo a giri d'affari vorticosi. Attività che sono effettuate da criminali con la complicità o la connivenza di pezzi delle istituzioni (che chiudono gli occhi o addirittura finanziano le imprese) e che creano danni quasi incalcolabili. Si va dalla concorrenza sleale all'evasione fiscale e si arriva, cosa che è forse più grave, a vere e proprie forme di attentato alla salute pubblica. Alimentarsi con prodotti non genuini o frutto di processi industriali non adeguati mina il benessere dei consumatori e porta ad ulteriori costi per l'assistenza sanitaria.
Ben venga dunque l'inasprimento della lotta all'agromafia annunciato recentemente dal ministro delle Politiche agricole, Mario Catania. Ma ciò non è sufficiente. La battaglia per la difesa e la valorizzazione dell'agroalimentare italiano deve diventare una delle priorità del Governo. Tanti sarebbero i benefici portati da questa lotta. Da quelli per la salute dei consumatori a un'espansione delle attività e dell'occupazione delle aziende in regola, fino alla valorizzazione di uno dei nostri plus nel mondo: lo stile di vita italiano.
Questa vera e propria guerra deve però essere combattuta da tutti. Anche con iniziative di comunicazione per spiegare ai consumatori come non farsi imbrogliare, fino al coinvolgimento dei veri ambasciatori e promotori della qualità che sono i ristoratori (in Italia e nel mondo). Insomma cibo e vino devono diventare uno dei punti forti della ripresa dell'Italia.
Ma perché iniziative di questo genere siano credibili occorre coerenza su tutti i fronti. Si deve fare chiarezza e spazzare via tutte le
sagre tarocche che sono occasioni ghiotte per prodotti alimentari contraffatti e senza valore. Si deve puntare su iniziative a tutti i livelli per spingere verso una corretta alimentazione. E si deve avere il coraggio, nonostante la vergognosa opposizione di alcuni produttori (è il caso delle piccole-medie imprese di Unionalimentari), di adottare iniziative drastiche contro il
cibo spazzatura (il junk food principale responsabile dell'allarme obesità anche fra i bambini italiani), arrivando se necessario a tassarlo. Altro che farne i testimonial come aveva fatto l'
ex ministro dell'Agricoltura Zaia. Insomma l'agroalimentare è un settore strategico per il Paese e deve diventare una priorità nazionale.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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