Nonostante la norma che consente la liberalizzazione degli orari dei negozi nei Comuni a vocazione turistica e nelle città d'arte sia in vigore già dal 6 luglio, molte regioni italiane non hanno ancora fornito al Ministero l'elenco delle città e dei comuni meta dei turisti. Così il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla (nella foto a destra) ha deciso di sollecitare attraverso una nota stampa Liguria, Umbria, Campania, Calabria, Sardegna, Abruzzo, Marche e la Provincia autonoma di Bolzano per 'approfittare” della nuova normativa.
Nonostante, infatti, le perplessità espresse da molti, in particolare da Lino Stoppani (nella foto sotto a sinistra) e Alfredo Zini (nella foto sotto a destra), rispettivamente presidente e vicepresidente nazionale della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e dell'Epam (la più importante organizzazione milanese di Fipe-Confcommercio), il Ministro Brambilla continua a tessere le lodi del suo provvedimento: «Si tratta di una vera e propria rivoluzione per il nostro Paese - riporta la nota del Ministero - che, affermando il diritto di iniziativa economica privata, finalmente introduce una massiccia liberalizzazione in un settore strategico per la nostra economia».
«Nel settore dei pubblici esercizi - ha spiegato Stoppani - la liberalizzazione degli orari è già un dato di fatto. Il provvedimento del ministro Brambilla riguarda solo le attività commerciali, in particolare quelle che si trovano nelle località a vocazione turistica. La grande distribuzione e i centri commerciali non possono che essere soddisfatti dell'allungamento degli orari di apertura, potendo contare su una forza lavoro consistente. Si troveranno invece più in difficoltà le piccole attività commerciali, che saranno costrette a restare aperte per non avere ricadute economiche, ma che allo stesso tempo non potranno godere di periodi di ferie tenendo chiusa l'attività. Il rischio ultimo è addirittura la chiusura, con conseguente perdita di piccole realtà che magari da sempre rientravano nel tessuto sociale e culturale del territorio».
«Non so se valga la pena dare questi 'vizi” ai consumatori - ha evidenziato il presidente di Fipe-Confcommercio - che potranno così avere negozi sempre a loro disposizione. Inoltre, alla fine i soldi che hanno a disposizione sono sempre gli stessi, non ci sarà un'impennata degli acquisti solo perché i negozi rimangono sempre aperti. Fermo restando che in un momento come quello attuale ogni provvedimento per migliorare le finanze del Paese va appoggiato, dobbiamo però tenere conto delle piccole realtà che rischiamo di perdere: non si dovrebbe valutare solo l'aspetto economico».
«Infine - ha concluso Stoppani - è bene sottolineare che i giorni di chiusura servono agli esercenti non solo per il riposo, ma anche per eseguire operazioni di contabilità e di manutenzione, che diventano impossibili dovendo tenere l'attività costantemente aperta al pubblico».
«Tutti i provvedimenti come questo - ha dichiarato Alfredo Zini - possono essere motivo di traino per l'economia del Paese. Ma i piccoli negozi rischiano di essere pesantemente penalizzati, a differenza delle grandi realtà commerciali che possono meglio sopportare orari di apertura continuativi. E non si tratta di un problema solo italiano. Anche in Europa ci sono situazioni analoghe, e sono altrettanto problematiche».
Storia delle leggi sugli orari dei negozi:
Orari delle attività commerciali Una storia che inizia negli anni Trenta
Altri articoli correlati:
Orari dei negozi 'liberi” e manovra Brambilla: Misura rivoluzionaria
Città deserta a Ferragosto? I negozi e i locali sono aperti
Negozi, clienti con la Brambilla 8 su 10 favorevoli agli orari liberi
Negozi aperti per le feste? Il sì del ministro Brambilla
Al turismo servono negozi aperti anche nelle feste
Primo maggio, Firenze lavora? Per Cursano un'opportunità