Sembra un po' un déjà-vu. Dopo avere già lanciato l'idea
lo scorso anno, a fine settembre dovremmo finalmente arrivare alla festa della ristorazione italiana in cui il ministro del Turismo
premierà dei cuochi italiani che si sono segnalati sia in Italia sia all'estero. Iniziativa in sé meritevole, lo abbiamo già segnalato, se non fosse che dietro la kermesse annunciata ci sta solo un vuoto di idee e progetti. O peggio, un tentativo abbastanza maldestro di un recupero 'politico” di una categoria che come tante altre del ceto medio e delle professioni, si sta allontanando da questa politica e dai suoi esponenti di punta. E non caso l'iniziativa dell'on. Michela Vittoria Brambilla era stata annunciata, in fretta e furia, dopo la sconfitta del centrodestra nella sua capitale simbolo, Milano.
Ma tant'è. A parte le finalità politiche e o di piccola demagogia dell'iniziativa, ciò che lascia perplessi è l'assoluta mancanza di un qualche disegno per dare il giusto valore a un settore produttivo che è assolutamente strategico per il l'Italian style e la valorizzazione delle nostre produzioni agroalimentari. Lo dimostra l'assoluta improvvisazione di questa 'festa” milanese. Non se ne sa nulla e, nonostante l'aiuto che dovrebbe dare la
Fipe (ma perché il sindacato continui a restare 'piegato” al Ministro non lo si capisce proprio...), non si ha ancora nemmeno un'idea di quali saranno i criteri con cui la Brambilla sceglierà i premiati. Nessun coinvolgimento a oggi di esperti, ma ancora una volta decisioni autonome e senza consultazioni. E che dire della mancanza di un qualche accordo con altri Ministeri che dovrebbe essere della partita (Attività produttive, Politiche agricole e Beni culturali per citarne solo alcuni)? Come dire che l'iniziativa sarà solo del ministero del Turismo, che con la foglia di fico che le porge la Fipe si arroga di essere l'interlocutore principale della ristorazione...
Altro che scelta di campo del Governo. Eppure basterebbe fare come in Francia o in Spagna, dove i grandi cuochi (che non sono necessariamente solo quelli con le stelle Michelin o i cappelli de L'Espresso...) fanno parte di una delle 'nazionali” che a livello istituzionale rappresentano realmente il Paese a tutti i livelli.
Poiché vogliamo comunque credere alle buone intenzioni della Brambilla ci permettiamo di inviarle un suggerimento, anche se temiamo che, come molti altri, cadrà nel vuoto. Se davvero vuole valorizzare la ristorazione lo faccia fino in fondo e utilizzi i simboli internazionali. In Francia ci sono tanti cuochi insigniti della Legion d'onore per i meriti conquistati per la Patria. In Italia nessuno è Cavaliere del lavoro. Eppure sono stati nominati tali persino dei mafiosi o, come due anni fa, un
italo-australiano taroccatore che produce quel Parmesan contro cui i ministri si scagliano verbalmente un giorno sì e uno no.
E allora perché non prendere l'iniziativa, coinvolgendo magari anche altri Ministri, per lanciare da subito una candidatura simbolica per un'intera categoria? Altro che premi che lasciano il tempo che trovano... l'insegna di Cavaliere del lavoro ad un cuoco attesterebbe che il Governo ha finalmente capito la lezione e punta su questo settore. Da tempo avevamo lanciato l'idea, e ora è tempo che la Brambilla faccia sul serio e non pensi solo alla politica di partito. La proposta di attribuire un Cavalierato del lavoro a personaggi del calibro di Gualtiero Marchesi, Alfonso Jaccarino, Aimo Moroni o Ezio Santin, per citare solo alcuni nomi senza nessuna volontà di fare graduatorie, sarebbe un segnale di valenza internazionale e una conferma che il Ministro fa sul serio. Speriamo.
Altrimenti ci resta solo il Presidente della Repubblica... perché nomini un cuoco senatore a vita...
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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