Ancora una zampata del vecchio leone della Cucina italiana. Gualtiero Marchesi (nella foto sotto) non manca di distinguersi e stavolta lo ha fatto iscrivendosi alla Confindustria. Niente sindacato dei commercianti, Fipe o Confesercenti che siano, per il Maestro dei cuochi italiani. E così dopo avere abbandonato il sistema delle guide, innescando un meccanismo che ha portato al progressivo distacco del pubblico dalla maggior parte di questi strumenti di valutazione, ormai in parte obsoleti, ora ha fatto un altro strappo e si è iscritto ad Assolombarda, la sezione territoriale del sindacato presieduto da Emma Marcegaglia. O meglio lo ha fatto la 'Marchesi Milano”, la società a cui fanno capo 'Il Marchesino”, il ristorante adiacente alla Galleria di Milano (con 27 dipendenti) che resta peraltro iscritto all'Epam, e le attività editoriali e di consulenza che fanno capo al Divino.
«La nostra scelta - spiega Enrico Dandolo (nella foto a destra), amministratore delegato della Marchesi Milano - era per molti versi obbligata. La nostra realtà non è più solo ristorazione di tipo tradizionale, ma attiene a molti altri impegni legati al mondo dell'enogastronomia. Non ci sentivamo più come facenti parte di un mondo di commercianti, vista la complessità dei nostri impegni. Certo non siamo neanche una realtà di produzione di tipo tradizionale, ma Confindustria si è aperta al mondo dei servizi e del terziario e in questo ci sentiamo più rappresentati. Di fatto, pur nei nostri piccoli numeri, siamo un'impresa di ristorazione che ha altre esigenze rispetto a quanto possono offrire i sindacati del commercio».
Ma Fipe o Confesercenti non potevano offrire qualche sostegno in più? In fondo la realtà dei pubblici esercizi è tutta qui dentro.
Un dato per tutti. La realtà di Fipe, per fare un esempio, è per lo più rappresentata da piccole imprese familiari, e la nostra non è tale. Tenga conto che al gruppo fa capo ad esempio anche il ristorante di Erbusco (Bs) che da solo ha 35 dipendenti. I bar o le pizzerie, che sono poi il nocciolo duro di Fipe, sono a conduzione familiare ed hanno esigenze diverse dalle nostre. Il sindacato dei commercianti continua ad essere legato alle logiche della somministrazione, ed è giusto che sia così, ma per chi come noi fa alta ristorazione ed ha altre attività, connesse magari con la promozione all'estero del Made in Italy a tavola, è difficile trovare delle risposte adeguate.
C'è una critica verso i sindacati dei commercianti?
Assolutamente no. Nell'ultimo anno e mezzo ho collaborato con un gruppo di lavoro dell'Epam di Milano istituito dal presidente Lino Stoppani per cercare di dare più forza al mondo dell'alta ristorazione e comunque alla ristorazione (operazione che ora vuole fare anche il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla). Purtroppo - conclude Dandolo - questi obiettivi strategici sono stati finora condizionati dalle componenti dei bar e dei locali notturni, in genere dal mondo della movida, che ha ben altri interessi rispetto ai nostri.
E a questo punto al Maestro Gualtiero Marchesi non resta che mostrare con soddisfazione, cosa che sta facendo, l'aquilotto simbolo di Confindustria appuntato sul bavero della sua giacca da civile. Su quella bianca non lo abbiamo ancora visto...
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