Sono 'false” due fette di pecorino su tre vendute negli Stati Uniti dove le imitazioni prevalgono a scapito del prodotto originale proveniente dall'Italia. è quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata in occasione del blitz dei pastori che hanno portato per la prima volta le pecore a pascolare nella sede della Regione Siciliana a Palermo, per denunciare l'impossibilità di continuare a mantenerle nelle proprie aziende a costi che superano il prezzo di vendita del latte ma anche per far conoscere le qualità dei propri formaggi locali che sono stati distribuiti ai cittadini.
Negli Stati Uniti i prodotti di imitazione stanno prendendo progressivamente il posto di quelli originali in arrivo dall'Italia con un crollo del 32% delle esportazioni di pecorino e fiore sardo in valore nel primo semestre del 2010, secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat.
Ad avvantaggiarsene sono i 'falsi” realizzati negli Stati del Wisconsin, California e New York e venduti ad esempio con il nome di 'romano” cheese ma anche quelli importati dall'estero, soprattutto dall'Europa, che utilizzano nomi di fantasia come quelli della società Lactitalia, la quale esporta in Usa e in Europa e produce in Romania formaggi di pecora venduti con marchi che richiamano al Made in Italy come Toscanella, Dolce Vita e Pecorino. Una società di proprietà della Simest, controllata dal ministero dello Sviluppo economico, e dei Fratelli Pinna attraverso la Roinvest con sede a Sassari, con amministratori tra gli altri come Andrea Pinna che è vicepresidente del Consorzio di tutela del Pecorino Romano e Pierluigi Pinna che è consigliere dell'organismo di controllo dei formaggi pecorino Roma, Sardo e Fiore Sardo Dop che dovrebbero promuovere il vero pecorino e combattere la concorrenza sleale e le contraffazioni.
La presenza di prodotti di imitazione del pecorino sui mercati internazionali è la principale ragione della crisi della pastorizia in Italia con una insostenibile riduzione dei prezzi riconosciuti agli allevatori ai quali un litro di latte viene pagato in Sardegna solo 60 centesimi per litro di latte, in calo del 25% rispetto a due anni fa.
La mobilitazione della Coldiretti è l'ultimo tentativo di salvare la pastorizia in Italia dove sono calati del 30% gli allevamenti di pecore negli ultimi dieci anni per effetto di una crisi che rischia di decimare irrimediabilmente i circa 70mila allevamenti rimasti che svolgono un ruolo insostituibile per l'ambiente, l'economia, il turismo e la stabilità sociale del territorio.
Con un blitz i pastori hanno portato per la prima volta le pecore a pascolare nella sede della Regione Siciliana per denunciare l'impossibilità di continuare a mantenerle nelle proprie aziende a costi che superano il prezzo di vendita del latte. La mobilitazione dei pastori della Coldiretti si è dunque estesa dalla Sardegna alla Sicilia dove, davanti alla sede della Presidenza della Regione Siciliana, in piazza Indipendenza a Palermo si sono dati appuntamento circa duemila manifestanti a sostegno dell'invasione del pacifico gregge, anche con la distribuzione di formaggi del territorio contro il falso Made in Italy.
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