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Senza la pastorizia la Sardegna muore La Coldiretti presidia la Regione

La sede della Regione Sardegna è presidiata da centinaia di pastori che chiedono una piattaforma di mobilitazione per costruire una “filiera ovina tutta agricola e tutta italiana” nel corso dell’incontro con le istituzioni regionali. In Sardegna si produce quasi la metà del latte di pecora

 
27 agosto 2010 | 10:50

Senza la pastorizia la Sardegna muore La Coldiretti presidia la Regione

La sede della Regione Sardegna è presidiata da centinaia di pastori che chiedono una piattaforma di mobilitazione per costruire una “filiera ovina tutta agricola e tutta italiana” nel corso dell’incontro con le istituzioni regionali. In Sardegna si produce quasi la metà del latte di pecora

27 agosto 2010 | 10:50
 

Centinaia di pastori della Coldiretti stanno presidiando la sede della Regione Sardegna a sostegno della piattaforma di mobilitazione per costruire una 'filiera ovina tutta agricola e tutta italiana” nel corso dell'incontro con le Istituzioni regionali.

«Senza la pastorizia la Sardegna muore», si legge in uno degli striscioni dei manifestanti. Occorre recuperare i ritardi e le debolezze sul piano istituzionale che rischiano di lasciare spazio a comportamenti speculativi a livello industriale che mettono in pericolo la stabilità sociale di interi territori.

In Sardegna, dove si produce quasi la metà del latte di pecora, che vengono riconosciuti agli allevatori 60 centesimi di euro al litro ben al di sotto dei costi di produzione e su valori inferiori del 25% rispetto a due anni fa, mentre la carne di agnello deve subire la concorrenza sleale delle produzioni estere che vengono spacciate come nazionali per la mancanza dell'obbligo di indicare in etichetta l'origine a differenza di quanto avviene per la carne bovina.

Per la Coldiretti non è solo attraverso le misure tampone che accompagniamo il settore fuori dalla crisi, che è ben più profonda e deve trovare lo strumento di pianificazione necessario per rilanciare il settore. Per la Coldiretti, che la scorsa settimana ha riunito i propri quadri dirigenti a Cagliari con il presidente Sergio Marini, la strada da percorrere per dare risposte incoraggianti è senza dubbio quella indicata nella piattaforma che è stata consegnata al presidente della regione Cappellacci.

Piattaforma che prende in considerazione la possibilità di tonificare il mercato attraverso il ritiro del prodotto trasformato e destinarlo agli indigenti, però con la certezza che tutti i soggetti, anche industriali, concorrano in maniera seria a guardare lontano.

Oltre a indicare le soluzioni congiunturali, la Coldiretti evidenziato anche quelle strutturali, che ovviamente saranno arricchite ed implementate in ragione del forte contributo che riceveremo dalla nostra base associata in occasione delle assemblee che si stanno tenendo sul territorio.

Per Coldiretti non si può non pensare che gli equilibri sociali della regione non dipendano da un settore che, oltre a essere significativo in termini di Pil, compreso anche l'indotto che genera, garantisce anche livelli occupazionali di rilievo. E questo è un primo aspetto, ma l'altro, più significativo, è rappresentato dal forte contributo che l'agro-pastorizia garantisce, come tutta l'agricoltura sarda, alla preservazione del territorio, governandolo, tutelandolo, custodendo indirettamente un bene fruibile intanto dalla società tutta, ma marcatamente ingerente sui risvolti positivi degli altri settori economici, in primis il turismo.

«Stiamo dicendo da tempo - dicono i vertici della Coldiretti sarda Marco Scalas e Michele Errico - che sarebbe inimmaginabile ipotizzare la crescita turistica in Sardegna senza agricoltura e senza la pastorizia che indirettamente svolgono proprio questa funzione, che ovviamente nessuno riconosce e che invece con tutti i suoi drammi continuano a garantir».



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