CAGLIARI - La grave crisi della pastorizia con il latte e la carne che vengono sottopagati a livelli insostenibili per gli allevatori rischia di far scomparire i 70mila allevamenti italiani dove sono allevate quasi 7 milioni di pecore che rappresentano un patrimonio economico, sociale, ambientale e culturale del Made in Italy. è quanto afferma in una nota la Coldiretti per sottolineare la grave crisi che sta attraversando il settore. «In Sardegna si produce - aggiunge la Coldiretti - quasi la metà del latte di pecora, il latte viene pagato 60 centesimi di euro al litro, ben al di sotto dei costi di produzione e su valori inferiori del 25% rispetto a due anni fa, mentre la carne di agnello deve subire la concorrenza sleale delle produzioni estere che vengono spacciate come nazionali per la mancanza dell'obbligo di indicare in etichetta l'origine a differenza di quanto avviene per la carne bovina. La produzione media di latte per pecora è di circa 100 litri all'anno con una produzione nazionale complessiva di 7 milioni di quintali. La prima regione di allevamento in Italia è la Sardegna con 3 milioni di quintali, poi la Sicilia con 700mila quintali, il Lazio con 600mila e la Toscana con 500mila».
E proprio la Sardegna è stata oggi teatro di una grande mobilitazione: una trentina di trattori della Coldiretti e un camion carico di pecore, dopo aver attraversato Cagliari, sono arrivati davanti all'Hotel Mediterraneo dove si è tenuto, alla presenza del presidente nazionale di Coldiretti Sergio Marini (nella foto a destra), un incontro con rappresentanze di pastori da tutte le regioni italiane per presentare la piattaforma di mobilitazione dell'organizzazione degli imprenditori agricoli. Il progetto di piattaforma per il rilancio e lo sviluppo del settore prevede interventi congiunturali per affrontare la gravissima emergenza delle aziende ovicaprine (di cui oltre 12mila in Sardegna) e anche di carattere strutturale.
«Il prezzo del latte ovino è troppo basso e copre appena il 50% dei costi di produzione», ha ricordato Marini accolto nel piazzale dei Centomila da una trentina di trattori provenienti dalle campagne del Campidano e da centinaia di pastori con le bandiere gialle e verdi della Coldiretti che poi si sono radunati nella sala conferenze del vicino hotel Mediterraneo. «Abbiamo scelto la Sardegna per presentare la bozza della piattaforma che sarà discussa il 30 agosto con il ministro delle Politiche agricole Galan proprio perché è la regione che rappresenta circa il 60% del settore ovicaprino», ha spiegato il presidente di Coldiretti. «Come tale, l'isola risente maggiormente della progressiva perdita di redditività degli allevamenti».
In sostanza, è il mercato del latte ovino sardo a fare il prezzo, anche se è quello in cui i produttori sono i più deboli, in quanto sono molti più numerosi rispetto ai pochi trasformatori e industriali del formaggio. Secondo la piattaforma Coldiretti i produttori devono costruire una filiera che elimini le intermediazioni e consenta il rapporto diretto con il mercato e consumatori. Ministero e Regioni, in particolare Sardegna e Lazio, dovrebbero stanziare 25 milioni di euro - si legge nel documento Coldiretti - per ritirare dal mercato le eccedenze di pecorino romano: nell'isola, secondo dati degli industriali, nei magazzini giacciono oltre 100mila quintali di pecorino invenduto. Altro intervento di emergenza richiesto riguarda la sottoscrizione di un accordo di almeno due anni tra produttori e acquirenti per ristabilire un'equa distribuzione del valore aggiunto e una reale copertura dei costi di produzione. Al momento il prezzo del latte ovino riconosciuto agli allevatori si aggira intorno ai 60 centesimi al litro, a fronte di costi di produzione che superano l'euro.
Tra gli interventi di emergenza proposti dalla Coldiretti figurano, inoltre, la ristrutturazione dei debiti delle aziende, sia bancari che previdenziali e il ripristino degli sgravi contributivi nelle zone svantaggiate. In particolare l'organizzazione di categoria sollecita il ricorso nelle regioni interessate al sistema de minimis che, data la crisi economica è stato elevato dall'Unione europea, in via temporanea, a 15mila euro, da utilizzare entro il 31 dicembre di quest'anno. Il documento sollecita anche un nuovo piano ambientale di mantenimento della produzione ovina da finanziare attraverso una nuova modulazione del Piano di sviluppo rurale (Psr), prevedendo un incremento delle indennità compensative e la reintroduzione delle misure per il benessere animale. In particolare per la Sardegna, Coldiretti ritiene indispensabile un ulteriore impegno della regione orientato a liquidare le domande di pagamento ancora giacenti, in vista della costituzione di un organo pagatore regionale.
Sempre tra le misure congiunturali, l'organizzazione di categoria indica l'istituzione di un tavolo tra regioni interessate (Sardegna, Sicilia, Lazio e Toscana) e il ministero per le Politiche agricole per la verifica e il controllo costante del corretto funzionamento delle associazioni di produttori e di quelle comuni riconosciute, e sistemi certificati di tracciabilità del latte, con l'istituzione di un osservatorio per il monitoraggio dei flussi di prodotto con la collaborazione dei carabinieri del Nas e dell'Agenzia delle Dogane. Gli interventi strutturali proposti puntano invece a costituire «una filiera ovicaprina tutta agricola e italiana», anche attraverso la rimodulazione dei Psr delle regioni interessate.
Secondo Coldiretti servono mattatoi mobili per garantire l'approvvigionamento dei mercati locali di carne ovina dei produttori del posto, moderne strutture di stoccaggio e forme agevolate di accesso al credito, l'attivazione di una filiera corta che consenta la vendita diretta dei prodotti e la fornitura a mense scolastiche e ospedaliere. Coldiretti sollecita le regioni produttrici di intesa con i ministeri competenti, ad avviare per la prossima campagna scolastica un progetto di educazione alimentare per far conoscere e distribuire nelle scuole formaggi Dop ovicaprini.
Coldiretti propone poi la costituzione di un osservatorio dei costi di produzione «per rendere consapevoli, attraverso bollettini periodici pubblici, i consumatori del fatto che spesso si produce sotto costo nonostante i prezzi al dettaglio non diminuiscano». Quanto all'agnello italiano per gli allevatori è urgente un sistema di regolamentazione obbligatorio delle etichette che consenta ai consumatori di distinguere il prodotto italiano da quello proveniente dai paesi terzi. In Sardegna Coldiretti proseguirà la mobilitazione e porterà la piattaforma all'attenzione degli associati in 45 assemblee territoriali dal 30 agosto prossimo in altrettanti comuni dell'isola.
«Ad oggi attuiamo una forma di protesta compatibile con l'obiettivo di raggiungere risultati, nell'interesse degli allevatori». Il presidente nazionale di Coldiretti, Sergio Marini, non esclude una mobilitazione del settore ovicaprino più forte, se Governo e Regioni non manifesteranno la volontà di affrontare seriamente la gravissima situazione del settore. «Le strade sono diverse e passano per un confronto serio con le istituzioni. La nostra piattaforma è compatibile con ciò che Regioni e Governo possono fare, non è utopistica», ha precisato Marini, anche in riferimento alle manifestazioni di piazza organizzato dal Movimento Pastori Sardo di Felice Floris che nelle ultime settimane hanno provocato pesanti disagi in Sardegna, in particolare a Cagliari e Olbia, e oggi anche ad Alghero. «Alcune forme di protesta, se esasperate portano ad allontanare le soluzioni», ha aggiunto il presidente di Coldiretti. «Certo, sono comprensibili, perché il problema è molto serio, ma va affrontato con percorsi che possono portare a risultati. Alcune proteste invece sono momenti di esasperazione che non portano a niente».
«Io sono un pastore, il mio latte è bianco come quello degli altri e alla fine abbiamo tutti gli stessi problemi», ha dichiarato il presidente di Coldiretti Sardegna, Marco Scalas, in riferimento alla manifestazione del Movimento Pastori ad Alghero dove un piccolo gruppo di manifestanti ha cercato di incendiare una bandiera di Coldiretti. «Non è così, non è con atti incivili che si ottengono le cose. Così non si arriva da nessuna parte. Noi ci stiamo impegnando per risolvere i problemi e siamo certi che anche gli altri nella stessa situazione faranno la stessa cosa, gli obiettivi sono comuni».