I pastori, soprattutto in Sardegna, continuano a protestare perché schiacciati dalla crisi, da giorni circola la notizia che dalla Romania vengono messi sul mercato prodotti di una società guidata dai due maggiori imprenditori del settore: i fratelli Pinna di Thiesi (Ss).
Come riporta il Corriere.it, una situazione assurda visto che di fatto il pecorino dell'Est concorrente del Dop è rigorosamente italiano. Mentre pastori e allevatori, schiacciati dalla crisi dei vari comparti, manifestano con sit in e proteste locali (dalla Sardegna alla Sicilia) dai registri di Bucarest, spunta la concorrenza: Lactitalia, società specializzata in allevamento di bovini da latte, ovini, caprini, prodotti caseari e alimentari vari (ma anche investimenti e amministrazione d'immobili) che esporta latticini romeni con nome 'La Dolce Vita”.
Ma non è finita qui. L'impresa, con sede a Sassari, appartiene infatti ai primi produttori caseari della Sardegna: Andrea e Pierluigi Pinna. Nomi prestigiosi con un ruolo strategico proprio nella difesa del made in Italy. Il primo, Andrea, è vice presidente del Consorzio di tutela del Pecorino sardo. Suo fratello, Pierluigi è consigliere dell'organismo che certifica il controllo di qualità dello stesso formaggio nostrano.
Con una quota azionaria pari al 70,5% i Pinna sono i principali azionisti di Lactitalia. Quanto all'altra fetta di azionariato, il 29,5% del capitale residuo, appartiene alla pubblica Simest, controllata dal ministero dello Sviluppo economico. E la Coldiretti non ci sta: «Ci auguriamo che il ministero ritiri la quota di partecipazione a un'impresa che imita il made in Italy e fa concorrenza sleale ai nostri imprenditori», dice Sergio Marini, presidente di Coldiretti. Lo stabilimento Lactitalia di Recas a 20 chilometri da Timisoara, rappresenta infatti un affronto per pastori, e allevatori che producono a costi sempre più elevati e con margini sempre più incerti.
I fratelli Pinna, interpellati in proposito, non rispondono. Irritazione per la vicenda Lactitalia filtra anche dal ministero dell'Agricoltura: «Abbiamo istituito un gruppo di lavoro che si occupa di contraffazioni dei prodotti agricoli italiani in genere. Quanto a Lactitalia, la responsabilità non è nostra ma di chi ha gestito e gestisce il ministero dello Sviluppo. Si conferma comunque che abbiamo ragione promuovere la battaglia sull'etichettatura e insistere con l'Europa affinchè vigili sui prodotti di origine controllata e sanzioni in caso di contraffazioni».
Per la Coldiretti, con i formaggi di latte di pecora prodotti dalla società Lactitalia in Romania e 'spacciati” con marchi che richiamano al Made in Italy come Toscanella, Dolce Vita e Pecorino, fanno business lo Stato e i fratelli Pinna a danno degli allevatori e degli altri industriali della Sardegna che hanno scelto di continuare a produrre nell'Isola
Un evidente conflitto di interessi che emerge dal sito www.lactitalia.ro dove si chiarisce il caseificio a Izvin, nei pressi di Timişoara ha una capacità di trasformazione di circa centomila litri di latte al giorno nello stabilimento dove vengono prodotti tra l'altro formaggi di latte di pecora proveniente da allevamenti in Romania che poi vengono venduti anche con i marchi Toscanella, Dolce Vita e Pecorino. I prodotti finiti vengono commercializzati negli Usa e nell'Unione europea ed anche in Italia dove risulterebbe che sia nel 2008 che nel 2009 sono arrivati negli stabilimenti Pinna formaggi provenienti dall'industria romena.
è inquietante - sottolinea la Coldiretti - che vengano usati soldi pubblici per un investimento che non utilizza prodotto e lavoro italiano, né a livello agricolo né industriale, ma che a differenza fa concorrenza sleale alle vere produzioni Made in Italy a vantaggio di un unico imprenditore impegnato in un business che contribuisce a mettere in ginocchio i pastori e gli industriali che producono vero pecorino romano. La presenza di prodotti di imitazione del pecorino Romano sui mercati internazionali è la principale ragione del calo del 10 per cento delle esportazioni dei formaggi di pecora Made in Italy con la quale viene motivata una insostenibile riduzione dei prezzi riconosciuti agli allevatori in Sardegna dove un litro di latte viene pagato solo 60 centesimi per litro di latte, in calo del 25 per cento rispetto a due anni fa.
La partecipazione della società Simest controllata dal ministero dello Sviluppo economico nella fabbrica rumena denominata Lactitalia è un evidente caso di finto Made in Italy (o Italian sounding) che tutti in ogni sede condannano e che questa volta ha l'aggravante che, a differenza dei casi piu' noti del parmesan e del provolone statunitense, è lo Stato italiano a produrre all'estero e l'Italia a comperare il 'falso”. Sarebbe opportuno a questo punto - conclude la Coldiretti - che, non tanto la Simest, ma il Ministero dello Sviluppo Economico spiegasse in dettaglio come si giustifica l'utilizzo di risorse pubbliche per effettuare un investimento all'estero in cui lo Stato diventa proprietario di una azienda che fa concorrenza sleale ai nostri pastori.
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