Riportiamo da WebWineFood:
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Più volte, anche su questo blog, ho sostenuto la bontà dello slogan lanciato da Luigi Veronelli 'Bergamo Capitale della gastronomia”, giustificato dal gran numero di ottimi ristoranti in un provincia che non vanta una grande tradizione gastronomica (il sottoscritto è bergamasco). La Fiera di Bergamo, L'Ascom, l'Unione Industriali, Promoberg, e altri enti della provincia di Bergamo hanno dato vita a Promozione del territorio, organismo che vuole valorizzare il territorio orobico dal punta dai visto turistico gastronomico. La presenza di Confindustria sodalizio è sintomatica. Anche gli industriali hanno capito che il settore industriale puro (in particolare il tessile e meccanico) che erano il punto di forza dell'economia bergamasca, si è avviato verso un declino inarrestabile a causa della concorrenza di altri paesi dove i costi si produzione e manodopera sono nettamente inferiori. Il grande successo dell'aeroporto di Orio al Serio (Bg), uno dei più frequentati dai viaggiatori che utilizzano vettori low cost, ha contribuito a focalizzare gli sforzi nella promozione del territorio usando la leva del turismo e della gastronomia. Ottimo proposito. Resta da vedere come e cosa fare. Il maggiore dei problemi da risolvere è certamente l'ambiente che è stato fortemente compromesso dal processo di industrializzazione e sarà difficile da convertire ad usi turistici, certo comunque non mancano bellezze naturali e storiche che meritano di essere valorizzate.
Per lanciare Bergamo capitale della gastronomia si è creato un evento imponente, nel quale sono state profuse grandi risorse ed è la fiera Cooking Expo (una rassegna espositiva di prodotti e attrezzature per la cucina, peraltro con non molti espositori) e la selezione Italiana per il Bocuse d'or. Il Bocuse d'or è uno dei più importanti concorsi gastronomici al mondo, titolato al celebre chef di Lione, che ogni due anni laurea il migliore cuoco del mondo. A Bergamo si è organizzata la selezione del candidato italiano, il prescelto parteciperà al concorso europeo che si terrà a Ginevra e infine a gennaio del prossimo anno si terra a Lione la finale mondiale con i candidati provenienti dai cinque continenti. Al concorso che si conclude oggi partecipano 16 cuochi italiani tra i quali nomi affermati quali Daniel Facen (Anteprima di Chiuduno), Enrico Bartolini (Le Robinie di Montescano), Massimiliano La Pietra (Le Colline Ciociare - Acuto). La cosa che balza all'occhio è che la giuria ha un numero di giurati superiore ai partecipanti, ben 24 giurati presieduti da Giancarlo Perbellini che raggruppa il meglio del meglio dei cuochi italiani da Alfonso Iaccarino a Antonino Cannavacciuolo, da Pino Cuttaia a Sergio Mei, e tutti gli altri. La selezione si svolge in un grande salone con le gradinate di fronte dove stanno gli studenti degli istituti alberghieri i quali fanno un tifo da stadio per ogni concorrente. Peraltro i ragazzi delle scuole non conoscono i cuochi e fanno il tifo solo quando vengono incalzati dal presentatore, l'ineffabile cuoco e personaggio televisivo Alessandro Borghese. Il tutto si svolge con un rumore infernale di casseruole e pentoloni pestati con forza dai ragazzi ai quali non pare vero di fare casino. Motivazione di tutta questa confusione: il candidato italiano verrà accompagnato al concorso di Ginevra dalla classe di scuola alberghiera più partecipe (ovvero più rumorosa), sicuramente un momento molto educativo per gli studenti.
Personalmente non mi piacciono i concorsi che si svolgono con grande solennità che sembra di essere in chiesa, ma tra questo e il rumore perenne ci sono delle vie di mezzo. Altra motivazione fornita: i cuochi devono essere sottoposti ad una pressione psicologica ambientale per reggere l'impatto con il pubblico e le difficoltà oggettive. Allora in questa direzione mi premuro di dare qualche suggerimento: portare la temperatura del salone sotto zero e fornire i ragazzi delle scuole di petardi e stricioni vari. Stasera la proclamazione del vincitore. Certamente Bocuse è un nome indiscutibile della cucina mondiale sotto la cui egida si può organizzare un concorso con così tanti giurati italiani che vanno d'amore d'accordo, cosa che difficilmente sarebbe possibile fare per qualche altro nome. Faccio notare che il Bocuse d'Or è organizzato dalla Camera di Commercio di Lione che organizza il Sirha, il salone mondiale della ristorazione de l'Hotellerie, e quindi il fine è la promozione della produzione francese. Per ospitare a Bergamo la selezione italiana è intercorso un accordo tra Camera di Commercio di Lione e quella di Bergamo.
Senz'altro la manifestazione è importante, senza dubbio se ne parlerà, ma mi chiedo in quale maniera questo concorso contribuirà alla promozione del territorio gastronomico bergamasco? Molto poco. Servirà ad avvalorare la nozione di Bergamo capitale della gastronomia italiana la selezione di un concorso dedicato al più famoso cuoco francese? Non credo proprio. Oltre a coniare lo slogan "Bergamo capitale della gastronomia" Veronelli è stato uno dei personaggi che più ha contribuito alla nascita della ristorazione e dell'enologia di qualità in Italia. E Veronelli ha vissuto a lungo a Bergamo. A nessuno a Bergamo è venuto in mente un concorso intitolato a Veronelli? No? In termini gastronomici si è capito che ci si trovava a Bergamo solo alla cena di gala che ha visto attovagliati settecento persone: sulle pareti scorrevano immagini dei luoghi e monumenti bergamaschi, e nei piatti cibi realizzati con materie prime bergamasche da cuochi bergamaschi. Nel pomeriggio di ieri si è svolto il convegno dal titolo: "La cucina di qualità italiana come leva dell'economia made in Italy". Un convegno assolutamente prolisso che non ha dato alcuna indicazione sul tema. I partecipati hanno raccontato e loro esperienze, con qualche osservazione interessante, ma senza spiegare come la ristorazione di qualità possa essere la leva dell'economia. Imbarazzante l'intervento dell'esponente di Confindustria quando chiede all'unico ristoratore veneziano presente "ma anche lei quando un giapponese entra nel suo locale schiaccia l'accelleratore sul conto?". Insomma se si vuole fare di Bergamo la capitale della gastronomia italiana di strada bisogna farne ancora tanta, e forse si possono prendere altre strade.
Francesco Arrigoni
WebWineFood
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