Bollicine italiane per superare la crisi dei consumi. L'appello del ministro Luca Zaia, rispettando la promessa fatta a 'Italia a Tavola”, ai network televisivi e alle famiglie di brindare con bollicine italiane in occasione dell'inizio del 2010, sta dando i suoi frutti. Un mercato nazionale che si è impennato negli ultimi giorni: a una stima prudente, fa riscontro un incremento di pacchi regalo e di acquisti nella Gdo. Acquisti legati al consumo domestico e al regalo per le feste. «Meglio una buona bottiglia con gli amici e in famiglia» sembra lo slogan più diffuso. In Italia meno Champagne (-11% rispetto all'anno scorso), solo 4 milioni di bottiglie per fine anno (erano 4,5 nel 2008 e 5,6 nel 2007), mentre sale la febbre per una bottiglia italiana. «Effetto ministro Zaia, che è molto diretto», dice qualcuno: 95 milioni di tappi stanno per volare per circa 720 milioni di euro di valore sul mercato.
Prezzi contenuti e un'offerta ricca e variegata fanno crescere la domanda. «Che non manchi una bottiglia di bollicine nazionali», si sentono dire gli enotecari e chi realizza cesti. Il calo di valore unitario è contingente alla situazione di crisi dei consumi: un orientamento ad andare incontro alle reali disponibilità del consumatore per favorire un consumo dedicato ai momenti di festa. Consapevolezza e correttezza dei produttori. Difesa dell'origine e del made in Italy in ogni caso, consumo misurato e nelle occasioni di massima sicurezza, eliminazione delle frodi e delle false imitazioni come sta operando il ministero delle politiche agricole.
Crescono gli acquisti nella Gdo e Coop con una media di 2,5 bottiglie per volta negli ultimi giorni, più al nord est e centro Italia che al sud e nelle isole. Particolarmente le tipologie 'dolci e aromatico” che rappresentano 6 bottiglie ogni 10 acquistate; 1 ogni 22 è estera. Un andamento che presuppone la vendita di circa 58 milioni di bottiglie per le insegne distributive, pari a circa il 65%.
Ottimo l'andamento nei punti di confezionamento pacchi regalo: meno cesti, meno costosi e meno ricchi , ma sempre con almeno 1 bottiglia di spumante. Una impennata anche per i doni ai dipendenti: meno cene aziendali, ma più bottiglie di spumanti e vini. Anche se la confezione più gettonata resta la mono o due bottiglie miste: una brut e una dolce. Media della spesa fra 15 e 28 euro.
Resta un cult l'aperitivo con le bollicine: fra i cenoni fuori casa nessuno rinuncia alle bollicine come aperitivo e con il dolce, dal Prosecco Conegliano Valdobbiadene all'Asti. Per cena il Franciacorta e il Trentodoc sono i più richiesti. In ogni caso vince il prodotto di casa, ovvero quello di territorio: ogni provincia italiana ha il suo spumante e in zona va a ruba.
Un caso all'estero emblematico: in Usa si registra un +16% in fatturato portando il valore medio di una bottiglia all'origine a 6,96 dollari. Il mercato Usa rappresenta 29,5 milioni di bottiglie esportate per un ricavo di 230 milioni di dollari e un giro d'affari al consumo americano di oltre mezzo miliardo di dollari, di cui si stimano 17 milioni di bottiglie fra Prosecco Doc-Igt e Valdobbiadene Conegliano Docg Prosecco Superiore Spumante.
«Il mercato mondiale – dice Giampietro Comolli, economista dei vini con bollicine e curatore dal 1990 dell' Osservatorio economico Mercati&Consumi - riconosce agli spumanti made in Italy un valore più alto del passato e il prezzo più equilibrato favorisce domanda e consumi. In Italia le bollicine si bevono in più occasioni e rispondono a esigenze più ampie per abitudini e costumi alimentari, meno alcolico, moderno, abbinabile con tutto e in ogni momento, crea allegria, è segno di convivialità e di frugalità».
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