Da un lato c'è l'ennesimo dramma del sabato sera, simile a tanti altri nel ripetersi di giovani vite spente per un mix intollerabile di alta velocità e condizioni psicofisiche fuori regole del guidatore. Dall'altra le solite strumentalizzazioni di chi cerca, come al solito, di scaricarsi di responsabilità: la colpa è dell'abuso di alcol, e magari... per farla sporca fino in fondo... di vino. Poco importa se il giovane autista non dormiva magari da 48 ore. Non importa se aveva assunto pasticche, coca o quant'altro è di uso comune nella maggior parte dei locali notturni. O se, al contrario, era un depresso che assumeva abitualmente ansiolitici o notturni. E alle istituzioni, come se non bastasse, sembra non interessare nulla se non ci sono controlli per chi supera i limiti di velocità o se il fondo stradale è sconnesso. Per tutti è più facile addossare ogni colpa al consumo di vino e su questo trovare una sorta di facile 'nemico” da battere.
Uno scenario che si è puntualmente riproposto nelle cronache e nei commenti per l'incidente sul Lungotevere a Roma, causato da un sottoufficiale di Marina che di certo si porterà per tutta la vita il rimborso di aver causato la morte di due giovani amiche per un comportamento non certo regolare. Al di là della tragedia delle povere ragazze, televisione e giornali si sono scatenati in quello che ormai è uno sport nazionale: la caccia al bevitore di vino. E anche noi abbiamo dato la notizia rifacendo alle fonti istituzionali che segnalavano 'solo” il superamento del limite dello 0,5% d tasso alcolico.
Ma davvero l'autista era solo sotto effetto di alcol? Per quanto alto il livello (pare più del doppio del consentito, sembra improbabile che uno possa raggiungere una tale ebbrezza e irresponsabilità solo per un paio di bicchieri di vino oltre la soglia. Ci viene il dubbio che magari qualche altro fattore possa aver causato l'incidente. E ciò farebbe rientrare il tutto nella norma statistica che assegna ai morti per abuso di alcol solo il 2% o poco più di tutti gli incidenti.
Qualcuno ha controllato che il giovane non fosse sotto effetto di qualche droga o medicinale? Davvero basta un esamino sommario per determinare l'unica causa? Con questo non vogliamo sostenere la libertà assoluta del bere. Ci mancherebbe altro. Siamo da tempo convinti che non solo vada sanzionato l'abuso, ma vada anche controllato con rigore chi può e chi non può assumere alcol. E fra questi ultimi certamente ci sono i minorenni nei confronti dei quali bisogna prendere esempio dalle meritorie iniziative del Comune di Milano che tentano di responsabilizzare anche i gestori dei locali notturni.
Detto ciò non si può però più assistere in silenzio ad iniziative demagogiche di demonizzazione del vino (e dei distillati) che se assunti con giudizio e 'responsabilità” rappresentano un vantaggio anche per la nostra salute: che dieta mediterranea si può immaginare senza il vino?
Rivendichiamo il merito, insieme ad altri colleghi che non hanno avuto il timore di sfidare l'irresponsabilità di quei politici che sostenevano la logica della tolleranza zero in tema di guida e alcol. Il limite dello 0,5% può essere un giusto compromesso, anche se forse la proposta di Assoeneologi di salire ad uno 0,8% è più rispettosa della realtà scientifica riguardo ai danni e del buon senso. Ma quanto fatto finora non basta. Non deve passare la logica che lo 0,5% o lo 0,8% di limite siano una sorta di concessione. Si tratta di una conquista di civiltà che va difesa (anche nell'interesse di un comparto fondamentale per lo stile italiano e la nostra filiera agroalimentare).
Se tolleranza zero ci deve essere si deve puntare (anche se qui gli interessi in gioco sono più pesanti e pericolosi...) a chi usa droghe o medicinali e poi si mette alla guida. Su queste basi non possiamo che sostenere con le recenti prese di posizione del ministro Luca Zaia. Dopo essere stato inizialmente fra i sostenitori della tolleranza zero per quanto riguarda il rapporto guida/alcol (inverno 2008), il ministro delle Politiche agrarie si è progressivamente convinto della bontà delle argomentazioni di quanti ("Italia a Tavola" in testa) ritenevano una corbelleria quell'eccesso di proibizionismo. Al Vinitaly (aprile 2009) ufficializzava una svolta che ha permesso di fermare una decisione parlamentare decisamente stupida.
Ora il ministro pare deciso ad andare fino in fondo nello sfatare leggende metropolitane o falsità statistiche. Ci fa quindi piacere la presentazione delle sue 10 domande che si rifanno ad analoghe osservazioni di "Italia a Tavola" che avevano portato molti politici a confrontarsi sulle nostre pagine ribaltando l'orientamento iniziale della tolleranza zero. Sosteniamo perciò pienamente Zaia soprattutto per la parte in cui richiama le responsabilità di chi non fa controlli sulle condizioni di guida (tempo, stress, malattia, assunzione di droghe, fumo, ecc.) e su quelle di chi somministra senza pudore, anche ben oltre le 2 di notte (che sono già un orario assurdo), superalcolici nei locali notturni. Per non parlare di coloro che contestano decisioni sagge come quelle del Comune di Milano per sanzionare chi vende alcolici ai minori di 16 anni...
Proviamo ad applicare un po' di rigore in altre direzioni (oltre al vino) e vedremo che le stragi del sabato sera caleranno...
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net
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