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Dieta mediterranea Senza vino non ha valore

Giovanni de Gaetano, direttore dei Laboratori di ricerca dell'Università Cattolica di Campobasso, interviene sulla questione del bere: Dobbiamo indirizzzare i giovani a un consumo consapevole. Demonizzare il bere anche moderato significa mettere in discussione il modello della dieta mediterranea

 
03 settembre 2009 | 13:15

Dieta mediterranea Senza vino non ha valore

Giovanni de Gaetano, direttore dei Laboratori di ricerca dell'Università Cattolica di Campobasso, interviene sulla questione del bere: Dobbiamo indirizzzare i giovani a un consumo consapevole. Demonizzare il bere anche moderato significa mettere in discussione il modello della dieta mediterranea

03 settembre 2009 | 13:15
 

 CAMPOBASSO - «Le parole del ministro Luca Zaia in relazione al consumo di alcol hanno rimesso all'ordine del giorno il concetto del bere moderato, che sembrava destinato a essere sommerso da posizioni eccessivamente rigide». Così Giovanni de Gaetano, direttore dei Laboratori di ricerca dell'Università Cattolica di Campobasso, dove sono stati effettuati numerosi studi scientifici sul rapporto tra alcol e salute.

«Non intendiamo discutere sui limiti di tasso alcolemico o sulle principali cause di incidenti stradali, non è il nostro campo. Quello che ci sta a cuore è invece l'aspetto culturale della questione, che parte dal recupero delle tradizioni mediterranee come scelta di vita, non solo di alimentazione. I principi cui dovremmo ispirarci si trovano nella dieta mediterranea, quella che tutto il mondo ci invidia, mentre noi la stiamo lentamente abbandonando. è proprio lì la chiave. Un equilibrio basato sulla moderazione, alcol compreso, una virtù che una volta si chiamava temperanza. Il paradigma dei due bicchieri di vino al giorno o del binomio pizza-birra nasce dalla filosofia mediterranea che, senza demonizzare nessun alimento, consente di mantenere un equilibrio accettabile da chiunque».

E a proposito delle statistiche che vedono i giovani come i principali bersagli delle politiche di restrizione, de Gaetano insiste sul fattore culturale. «I nostri ragazzi sono oggi come in un limbo. Fortunatamente lontani dai coetanei del nord Europa, che del binge-drinking hanno fatto una regola, ma non indifferenti al piacere dell'alcol fuori pasto. Come mostra un recente rapporto presentato a Roma da Renato Mannheimer, i giovani italiani riescono ancora a distribuire il consumo di alcol nel corso della settimana, a differenza di inglesi, tedeschi e persino dei francesi. La stragrande maggioranza dei ragazzi italiani preferisce bere poco ma bene, accompagnando l'alcol, vino o birra che sia, con del buon cibo».

«Non prenderne atto significherebbe stroncare quello che di buono ancora conservano della nostra cultura mediterranea, e consegnarli nelle mani di mode che incitano all'autodistruzione. A cominciare dalla famiglia, dobbiamo impegnarci a indirizzarli a un consumo consapevole di uno degli alimenti chiave della dieta mediterranea, la quale continua a vincere le competizioni con gli altri modelli alimentari, sempre e comunque. Demonizzare il bere anche moderato significa mettere in discussione l'intero modello mediterraneo. Se si bandisce l'alcol, bisogna necessariamente rinunciare alla dieta mediterranea, che dei famosi due bicchieri non può proprio fare a meno. La domanda allora è: siamo disposti a rinunciare a un paradigma alimentare salvavita, pur di vietare il consumo moderato di alcol? Ci auguriamo di no».


Fonte: Agi

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