A pochi mesi di distanza dalla 'tolleranza zero” adottata dal Governo, il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia (nella foto) aveva espresso il suo ripensamento sull'abbassamento del limite del tasso alcolemico a zero. «Il vero punto - aveva dichiarato - è la prevenzione, facendo capire ai giovani il valore della vita e quello che rischiano spingendo sull'acceleratore». Era il 6 febbraio scorso. Oggi torna a parlare in modo puntuale del problema dell'abuso di alcol, sottolineando la necessità di combattiere lo 'sballo” favorendo un consumo responsabile. Non è il vino, dunque, il nemico da combattere: occorre invece diffondere fra i giovani l'educazione al 'buon bere”. Del resto un moderato consumo di vino ha effetti benefici sul cuore e sul sistema cardiovascolare.
«Chi considera ubriaco un cittadino che ha bevuto un bicchiere di vino a cena pecca di proibizionismo e fallisce il bersaglio. Se l'efficacia di una strategia di contrasto all'alcolismo in genere, non solo a quello giovanile, si può misurare in numeri, allora l'Istat conferma che si può fare di più e lo si può fare educando al buon bere e insegnando quel 'modello mediterraneo”, alternativo al 'binge drinking”, cioè al bere per sballarsi e fuori pasto, cui faceva riferimento, appena due anni fa, lo stesso direttore Scafato. Egli indicava l'abbandono di questo modello come una delle cause dell'abuso di alcolici da parte dei più giovani. Che Scafato si metta d'accordo con se stesso. Del resto, la scienza ci dice anche che un moderato consumo di vino ha effetti benefici sul cuore e sul sistema cardiovascolare».
Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia, in risposta ad Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale alcol dell'Istituto superiore di sanità, il quale aveva contestato le dichiarazioni del ministro contenute nell'intervista rilasciata al mensile Quattroruote, da oggi in edicola.
Immediato il commento della Fipe (in rappresentanza di un settore con più di 200mila imprese tra bar e ristoranti associati). «Bene ha fatto il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, ad evidenziare la differenza tra uso corretto del vino ed abuso», ha dichiarato il presidente Lino Enrico Stoppani (nella foto accanto). «I fautori del proibizionismo non sanno distinguere tra consumo consapevole e l'abuso, collegato alle devianze o ai comportamenti trasgressivi, tipici nei giovani. L'attuale limite imposto dalla legge rappresenta il giusto compromesso per tutelare anche il piacere della buona tavola, che non può prescindere dal buon vino. Sono gli interventi formativi ed educativi da promuovere e sostenere, non un proibizionismo ottuso che l'esperienza insegna inefficace e controproducente».
«Come ho fatto, con risultati riconosciuti a livello internazionale, quand'ero presidente della Provincia di Treviso - ha aggiunto il ministro Zaia - è necessario agire su più fronti, rifuggendo dalla comoda scappatoia della criminalizzazione indistinta e a tutti i costi. I giovani, e non soltanto loro, non si limitano a bere, ma usano farmaci, droghe, leggere e pesanti. Quante morti sono causate da questo genere di abusi? Quante dalla distrazione? Quante, ancora, sono legate all'inesperienza di guida? Nonostante la legge, è frequente infatti incontrare giovani e giovanissimi neopatentati al volante di macchinoni. Che studi e statistiche allora, contemplino anche questi dati, che amplino il loro raggio d'azione, che accendano un faro anche sull'acquisto senza freni e limiti di superalcolici nei supermercati, venduti da multinazionali che hanno più mezzi finanziari e capacità di persuasione di qualsiasi azienda vitivinicola».
«Noi abbiamo già avviato, senza bisogno che nessuno ce lo ricordasse, una campagna di 'educazione al bere” che si chiama 'Vino e giovani” ed è promossa dal Ministero insieme ad Enoteca italiana, Università e Regioni», ha ricordato il Ministro. «Quest'anno si concentra soprattutto su Veneto, Toscana e Sicilia e mira a promuovere un consumo responsabile e di qualità».
La causa degli incidenti è la stanchezza, non il vino
Chi beve due bicchieri di vino non può essere considerato ubriaco. «Bisogna finirla di considerare ubriaco chi beve due bicchieri: è in atto una criminalizzazione del vino - ribadisce il ministro Zaia, che in occasione del Vinitaly aveva già preso le difese dei produttori di vino - una cosa senza senso che sta uccidendo uno dei comparti più pregiati del made in Italy». Niente limite zero al volante, dunque, se non per i neo patentati. «Il limite attuale di 0,5 grammi di alcol per litro di sangue è ragionevole e stradigerito dall'opinione pubblica. Entro quei livelli si è sobri e perfettamente in grado di guidare. Corrisponde a due bicchieri di vino che abbia non più di 11 gradi, uno spumante o un rosso non strutturato».
Zaia poi invita ad analizzare i dati degli incidenti stradali: «Solo il 2,09% è causato da guidatori in stato di ebbrezza, gente ben al di sopra dello 0,5. Dovrei rinunciare a bere con intelligenza e moderazione solo perchè ci sono irresponsabili che si ubriacano? Come mai non si guarda con altrettanta severità alle altre cause degli incidenti? Vogliamo parlare del fumo o dei farmaci che danno sonnolenza? Degli antistaminici che migliaia di italiani prendono in primavera per combattere le allergie? O dei tranquillanti? Temo - sottolinea il ministro - siano più pericolosi dei fatidici "due bicchieri". Ma nessuno se ne occupa. E poi mi vengono a parlare delle stragi del sabato sera...». Il picco degli incidenti «si ha il giovedì pomeriggio - sottolinea il Ministro - quando la gente rientra dall'ufficio, mentre gli incidenti del fine settimana hanno una motivazione evidente che è la stanchezza. Ragazzi che stanno in piedi 24 ore filate, senza un minuto di sonno, arrivano alla domenica mattina in totale assenza di lucidità alla guida».
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