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Venezia e le sue regole contro gli ultras del turismo

di Gabriele Ancona
vicedirettore
 
16 luglio 2018 | 14:55

Venezia e le sue regole contro gli ultras del turismo

di Gabriele Ancona
vicedirettore
16 luglio 2018 | 14:55
 

Ci vogliono regole nelle grandi città d'arte italiane, perché il turismo mordi e fuggi non ne rovini il decoro: ecco allora che Venezia fa da apripista e dopo i tornelli invoca un regolamento che prevede sanzioni e daspo.

L’Italia che vuole e deve puntare sul turismo si trova regolarmente alle strette a causa dell’affluenza massiccia. Nel 2017 Firenze e i Comuni della città metropolitana hanno dovuto gestire 15 milioni di pernottamenti. Un ottimo risultato se si ha a che fare con gente educata, una iattura quando si tratta di moltitudini “dai e vai” che bivaccano e abbandonano rifiuti un po’ ovunque. Se non si mettono a fare i propri bisogni dove capita o rinfrescarsi nelle fontane come a Roma in quella di Trevi, profanata con puntualità. Con l’estate poi il fenomeno assume l’intensità di uno tzunami e il problema rischia di diventare sanitario per la grande quantità di immondizia in ebollizione.

(Venezia e le sue regole contro gli ultras del turismo)

Non si può solo incolpare le amministrazioni comunali, che in alcuni casi hanno già difficoltà a smaltire la gestione ordinaria, e quando in emergenza non sanno proprio dove metter mano. E se lo fanno si beccano la croce addosso da tutti, come il sindaco di Firenze Nardella che l’anno scorso ha fatto utilizzare gli idranti per bagnare i luoghi ricchi di storia nella speranza non venissero utilizzati come sgabelli dai visitatori con il panino in bocca. E che sia ben chiaro: lo street food è tutt’altra cosa. Non siamo qui per giudicare, ma per fotografare quello che è un disagio, ma dovrebbe essere una fonte di ricchezza. La polarizzazione dei centri storici come Firenze e Venezia, ma anche Capri o Sirmione, mette in crisi i sistemi di ricezione e trasporto per poi tracimare nel rischio vandalismo e sporcizia esponenziale.

Il più agguerrito nell’arginare questa tendenza sembra finora essere il capoluogo veneto che, in assenza di un sistema Paese tutto da pensare anche in questo settore, ha deciso di far da sé.  Ecco allora la scelta dei tornelli, che ha fatto tanto discutere, per tenere sotto controllo gli accessi principali alla laguna nelle giornate da “bollino nero”. Come un ingresso allo stadio vigilato e calibrato dalla pulizia municipale. Ma la giunta guidata dal sindaco Brugnaro è andata oltre. In accordo con la Regione, nei mesi scorsi ha vietato per il prossimo triennio l’apertura di locali take away in città. Per rendere ancora più incisiva l’opposizione ai pranzi al sacco, ai locali da asporto in attività ha imposto l'obbligo di installare all'esterno cestini per i rifiuti e di raccogliere la spazzatura lasciata fuori dai propri negozi.

(Venezia e le sue regole contro gli ultras del turismo)
(foto: vvox)

È di questi giorni, inoltre, un giro di vite ancor più stretto proposto dalla Polizia locale. In pratica si vieta il contatto con l’acqua (tuffi e piedi a mollo in canali e fontane) e il consumo di alcolici dalle 19.00 alle 8.00 in un raggio di oltre 5 metri dal locale di mescita. Una regola più coercitiva è già operativa a Treviso: “Divieto di consumo e detenzione sull’area pubblica di bevande alcoliche” (sanzione da 25 a 500 euro). A Venezia la multa andrebbe dai 100 ai 300, ma la notizia è l’introduzione del “daspo”, un esilio, da 48 ore a 6 mesi, dal territorio di Venezia. Si inizia con i tornelli e si finisce con il daspo. Gli ultras del turismo sono avvisati.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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