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Non c'è personale competente Il problema dell'ospitalità

Nonostante le scuole alberghiere siano molte e con tanti iscritti, è sempre più difficile trovare personale qualificato, soprattutto in sala. Questo perché è un lavoro che richiede molti sacrifici.

di Valerio Beltrami
presidente Amira
 
01 novembre 2019 | 15:17

Non c'è personale competente Il problema dell'ospitalità

Nonostante le scuole alberghiere siano molte e con tanti iscritti, è sempre più difficile trovare personale qualificato, soprattutto in sala. Questo perché è un lavoro che richiede molti sacrifici.

di Valerio Beltrami
presidente Amira
01 novembre 2019 | 15:17
 

Tutti i giorni, se apriamo un giornale nella spazio dedicato alle offerte di lavoro, si vedono annunci di hotel e ristoranti che cercano figure professionali tra maitre, camerieri, chef, barman, segretari e altro.

Amira combatte per migliorare le competenze sul lavoro cominciando dalla scuola (Non c'è personale competente Il problema dell'ospitalità)

Amira combatte per migliorare le competenze sul lavoro cominciando dalla scuola

Una cosa simile accade anche a noi che apparteniamo alle tante categorie del settore: non dico ogni ora, ma quotidianamente ci squilla il telefono e ci viene chiesto se disponiamo di personale qualificato da inserire nello staff di chi ci contatta.

La domanda allora mi viene spontanea: ma con tutte le scuole di formazione alberghiera statali, private o regionali come mai non si riesce a trovare personale? E pensare che girando in lungo e largo l’Italia troviamo centinaia di indirizzi formativi, con  numeri esorbitanti che toccano i 1.500-1.600 allievi... Che fine fanno tutti?

Da una recente indagine pare che dopo il secondo anno trascorso dal momento in cui questi ragazzi, “futuri professionisti”, si diplomano, circa l'80% abbandonino la professione.

A questo punto la domanda è un'altra: perché? Forse la loro scelta dipende dalle poche ore di pratica o dalla mancanza di un apprendistato. È vero che lavorare in hotel può essere logorante e stressante, sia fisicamente che mentalmente (si è sempre a contatto con svariate persone, ognuna con problemi diversi), le ore di lavoro sono molte, non esistono domeniche o festività, spesso si è molto lontani dalle proprie famiglie e dalle proprie città. Tuttavia, come accade per ogni medaglia, se proviamo a vederne "l'altra faccia", scopriamo una fantastica realtà che permette di conoscere e girare il mondo, imparare lingue, entrare in contatto con culture e gente differenti.

Noi di Amira - Associazione maitre italiani ristoranti e alberghi ci stiamo battendo per cercare di migliorare questa situazione, cominciando dal mondo della scuola: abbiamo avuto incontri e avanzato proposte presso il ministero della Pubblica istruzione, firmando anche un protocollo di intesa con il Miur, non sappiamo cosa potremo e riusciremo a fare, di sicuro ci batteremo per far sì che questi tanti allievi scoraggiati imparino ad amare questa fantastica professione.

In Italia ormai le grandi industrie chiudono, tanti comuni si stanno sfollando, non ci resta che il Turismo: abbiamo mare, montagne, laghi, città, cultura, gastronomia, vini che il mondo ci invidia. Questa è la grande carta che ci dobbiamo giocare, sicuramente non per noi che il nostro tempo lo abbiamo passato, ma per i giovani che saranno il futuro dell’Italia.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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04/11/2019 10:42:12
1) Non c’è personale competente???
Il personale competente c’è. Quello che manca sono le buste paga adeguate alle competenze e allo sforzo fisico e mentale. In Germania e Svizzera in qualsiasi posizione lavorativa del settore alberghiero si guadagna 4-5 volte tanto, 3,5 volte in Regno Unito, 3 volte tanto in Francia e Austria, 1,5 ore in Spagna. Giusto per fare un esempio blando, un manager con laurea in economia del turismo e tre master in diverse scuole alberghiere europee non può guadagnare 1600 € al mese! È ovvio che poi si cerca un’altro percorso professionale, un altro sbocco per poter monetizzare le proprie competenze e capacità. Il turismo è il secondo settore industriale in Italia per occupazione lavorativa e come fonte di reddito ma l’attenzione verso chi lavora nel settore è minima.
Enrik Gjoka



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