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Oltrepò, Bottiroli: «Scisma? Un duro colpo Bisogna essere un fiume, non mille rivoli»

 
15 maggio 2018 | 16:55

Oltrepò, Bottiroli: «Scisma? Un duro colpo Bisogna essere un fiume, non mille rivoli»

15 maggio 2018 | 16:55
 

Il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese traballa dopo la “scissione” di una quindicina di aziende, con alla testa Torrevilla, dopo l'elezione del nuovo consiglio. Si è espresso sulla faccenda Emanuele Bottiroli.

«La notizia di un nuovo scisma - ha dichiarato il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese - è un duro colpo, specie in una fase in cui sembrava ripristinato uno spirito di unità d’intenti per il bene comune. Viviamo certo il momento più doloroso nella storia del Consorzio e del territorio vitivinicolo, dopo i fatti del novembre 2014. Si è comunque votato nell’unico modo in cui si poteva. Le regole che fissano il funzionamento di un consorzio di tutela erga omnes non sono scritte a livello locale».

(Emanuele Bott)

«Quanto accaduto in Oltrepò - ha proseguito Emanuele Bottiroli - interroga i piani alti del Ministero. Società di persone sono state progressivamente trasformate in società per azioni. Tanto produci, tanto corrispondi per vigilanza e valorizzazione, tanto voti. È un modello imposto che crea una divaricazione profonda laddove siano presenti tipologie di aziende eterogenee o una moltitudine di piccole imprese familiari accanto a grandi realtà produttive».

In merito alle responsabilità di quanto sta accadendo, Bottiroli taglia corto: «La responsabilità che deve starci più a cuore è dare al territorio e ai suoi sforzi, verso qualità e reputazione, un’adeguata visibilità e una rappresentanza che sia un fiume e non mille rivoli. Forse da un problema può nascere l’opportunità di ripartire, nel rispetto delle identità dei vari modelli aziendali in campo. La coabitazione nello stesso condominio, in Oltrepò, si è rivelata impossibile per motivi di litigiosità, di scelte e talvolta di stili diversi. Ci sono percorsi che, evidentemente, procedono su binari paralleli o addirittura in rotta di collisione, diciamocelo, lasciando perdere quel “volemose bene” a parole, un’ipocrisia che poi non si traduce mai in fatti concreti o in mosse condivise».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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