L’implosione del Consorzio dell’Oltrepò Pavese potrebbe non essere inarrestabile. Di fronte al quasi irreparabile, il presidente della Strada dei vini e dei sapori, Roberto Lechiancole, propone di azzerare tutto. Il "muro contro muro" (cantine sociali contro privati) non è l’unico futuro sul tavolo.
Lechiancole (neo consigliere del Consorzio) gioca la carta del richiamo al buon senso, ma l’obiettivo dell’unità da ricostruire non è facile. La bufera che si è abbattuta sul Consorzio è pesantissima: un gruppo di importanti cantine ha infatti deciso di
lasciare l’ente dopo che l’assemblea dei giorni scorsi aveva eletto un
nuovo consiglio di amministrazione dal quale sono totalmente escluse.
Uno strappo che in realtà non era del tutto inatteso (da tempo c’è non facile dialettica interna, per usare un eufemismo, che ha già visto strappi e scandali...), ma che ora rischia di mettere in ginocchio l’ente che diventerebbe una sorta di scatola vuota senza poteri reali: così salta ad esempio l’“erga omnes”, la possibilità di controllare e orientare la produzione su tutto il territorio. Con il che parlare di Oltrepò in termini unitari e completi sarebbe solo un miraggio. O un imbroglio...
Per la terza area vitivinicola italiana, la prima in Lombardia, potrebbe profilarsi un orizzonte da incubo, capace di vanificare tutti gli sforzi finora fatti per ridefinire al meglio l’identità del territorio. In questo scenario fosco, condizionato da un confronto-braccio di ferro ai limiti dell’autolesionismo fra alcune forze legate al mondo delle cooperative ed altre più spiccatamente “private”, si è però accesa una fiammella di speranza. L’idea, che potrebbe forse rimettere in discussione le recenti scelte di rottura, è quella come detto di azzerare il risultato delle recenti votazioni in assemblea e trovare a tavolino un punto di equilibro fra interessi diversi che dalla divisione hanno tutto da perdere.
Roberto Lechiancole
Occorrerebbe di fatto nominare un nuovo cda, col consenso di tutti, in cui ci sia la presenza di tutti i soggetti (cantine sociali, imbottigliatori e privati). Senza una condivisione di obiettivi minimi da parte di tutti, l’Oltrepò non potrebbe avere alcuna prospettiva come
terroir, con l’immagine oggi positiva che si dissolverebbe nei mille rivoli delle diverse iniziative delle cantine. Un colpo mortale agli sforzi fatti negli anni per elevare lo standing di un’area che un tempo era nota solo per produrre vino in damigiana o da destinare a cantine di altre zone, e che oggi rivaleggia alla pari con altre zone più rinomate.
Il tentativo in extremis è spiegato in una
lettera (che di seguito riportiamo integralmente) che Lechiancole, un piccolo produttore che per il suo dinamismo e la sua disponibilità negli ultimi tempi era stato indicato da molti (di entrambi gli "schieramenti") come un possibile presidente del Consorzio capace di garantire un punto di equilibrio fra interessi diversi. Il presupposto di questa presidenza di garanzia per tutti (anche se su questo Roberto Lechiancole si chiude nel più assoluto riserbo e non commenta la lettera che ha inviato a tutti i soci del Consorzio Oltrepò) sembra però che fosse la presenza in cda di esponenti di entrambi gli schieramenti. Il risultato delle elezioni, che per il sistema elettorale vigente assegna un peso determinante alle cooperative, ha però visto l’esclusione di una quota consistente di cantine, che hanno
attivato le dimissioni.
Da qui l‘iniziativa di Lechiancole che in queste condizioni sa bene che nessuno potrebbe in qualche modo rappresentare tutta la composita e complessa realtà dell’Oltrepò. Il tutto, cosa non trascurabile, con un Consorzio che non avrebbe più forza o capacità gestionale reale. Il titolare della cantina Prime Alture propone in pratica un progetto di mediazione da attuare immediatamente, prima della convocazione del nuovo cda. Non si capisce se un nuovo equilibrio potrebbe essere raggiunto con dimissioni e surroga di alcuni consiglieri, o magari passando attraverso una nuova assemblea. Ma questo è un aseptto che conta poco.
Il punto centrale è che a questa proposta si deve però dare una risposta urgente, visto che Lechiancole scrive senza mezzi termini che se non fosse possibile ricostruire da subito un’unità reale con i dimissionari, anche lui lascerebbe il Consorzio. Una scelta che sul piano dei rapporti di forza non cambierebbe nulla visto il peso quasi irrilevante di Prime Alture all’interno del Consorzio, ma che avrebbe l’effetto politico di ampliare ulteriormente l’area dei
dimissionari, innescando probabilmente un effetto domino che metterebbe definitivamente in discussione l’esistenza stessa del Consorzio Oltrepò Pavese.
Questa la lettera di Roberto Lechiancole:
Egr. Consiglieri e Soci del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese,
in qualità di Consigliere eletto, sono a scriverti in merito alle ultime notizie in cui sono state formalizzate le dimissioni dal Consorzio di un importante, non solo numerico, gruppo di Soci.
Ci tengo a sottolineare prima di tutto che comprendo il disappunto di queste Cantine Associate che vedendo venire meno la loro rappresentatività all'interno del C.d.A. questo le porti a pensare che si voglia sempre e comunque privilegiare quei Soci che per dimensione e produzione possano dettare interessi a senso unico.
Dodici anni fa ho deciso di trasferirmi residente (insieme a pare della mia famiglia) e di aprire un attività in Oltrepò che seguo in prima persona. Rilevando le varie problematiche del territorio, anziché fare “il milanese” che sta per conto suo criticando cosa fanno gli altri ho scelto la partecipazione. Mi sono iscritto alla cantina sociale di Torrevilla (di cui sono stato anche consigliere) ho aderito sia al Distretto che al Consorzio e ho partecipato attivamente alla Strada dei vini e sapori OP essendone oggi il Presidente.
Mi sono candidato al Consiglio del Consorzio senza fare alcuna campagna elettorale e senza fare accordi senza nulla chiedere nell'interesse di una o dell'altra categoria rappresentata all'interno del Consorzio e del C.d..A., ma solo con lo spirito di voler far crescere il territorio, soprattutto dal punto di vista della promozione del prodotto vino.
Mi sembra però doveroso, proprio per l'incarico che ho appena iniziato a ricoprire, di cercare, di tentare, una mediazione per non compromettere l'esistenza stessa del Consorzio, che ricordo è uno dei primi Consorzi fondati a livello nazionale negli anni '60, che ricopre comunque un ruolo importante come quello della Tutela e che rappresenta ad oggi, la produzione vitivinicola del territorio verso le Istituzioni locali, regionali e ministeriali.
Troppe sono state le lacerazioni e purtroppo anche gli scandali, che hanno martoriato questo territorio nella sua più importante risorsa agricola e penso che non si debbano aggiungere altre divisioni, certo che un confronto chiaro e trasparente fra tutte le categorie consortili possano portare ad un chiarimento e ad una pianificazione progettuale che soddisfi tutti i Soci del Consorzio indistintamente.
PROPRIO PER QUESTO SONO A CHIEDERE A TUTTI I CONSIGLIERI ELETTI, A TUTTI I SOCI, A TUTTE LE CATEGORIE DI SOCI, DI APRIRE UN TAVOLO DI CONFRONTO IN CUI SI POSSA, RIPETO IN MODO CHIARO E TRASPARENTE, ARRIVARE AD UN PUNTO DI UNIONE E DI CONDIVISIONE DI UN CDA CHE SIA RAPPRESENTATIVO (IN MODO SODDISFACENTE) DI TUTTE LE CATEGORIE E LA CONDIVISIONE DI UN PROGETTO DI PROMOZIONE E RILANCIO TERRITORIALE.
Un tavolo di confronto che deve essere convocato dalla direzione del Consorzio in tempi brevissimi, ancor prima del riunirsi del primo C.d..A.
Credo fortemente, sulla base delle mie esperienze precedenti, che organi come il nostro Consorzio avrebbe dovuto utilizzare il sistema di un confronto aperto prima ed arrivare alla assemblea presentando un programma ed una squadra.
Se questa mia proposta non dovesse essere accolta, se non si presentassero altre soluzioni per addivenire all’operatività trasparente unita e condivisa, verrebbero a meno le mie ragioni di una mia partecipazione alle istituzioni del territorio, cessando ogni mia personale adesione ad ogni qualsivoglia realtà associativa dell’Oltrepò.
Sperando che l’attaccamento al territorio prevalga sugli interessi delle singole categorie e personalismi aziendali, che si capisca che il consorzio è la casa di tutti noi e non è un ente antagonista.
Vi chiedo cortesemente di non diffondere questa mia comunicazione alla stampa in quanto credo si sia già parlato troppo attraverso i giornali anziché di persona nelle opportune sedi.
Resto a disposizione per un confronto leale e confido che questa mia richiesta venga accolta in tempi brevissimi.
Roberto Lechiancole