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Siad
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L’Italia riparte. Al Ristorante è tempo di Qualità

di Alberto Lupini
direttore
 
04 gennaio 2016 | 17:31

L’Italia riparte. Al Ristorante è tempo di Qualità

di Alberto Lupini
direttore
04 gennaio 2016 | 17:31
 

Dopo il boom delle presenze a Natale e Capodanno, anche per il ponte dell’Epifania per il turismo si preannuncia un raddoppio delle presenze. Sembrerebbe che l’Italia stia davvero ripartendo e i primi segnali si colgono anche negli hotel e nei ristoranti. Il pessimismo, almeno in questi giorni, sembra cedere il passo a un po’ più di serenità. Molti cassetti a fine mese resteranno magari vuoti, ma la gente comincia di nuovo a spendere e, smog o Isis permettendo, si guarda al futuro con qualche preoccupazione in meno.

Se questa tendenza si confermerà è fondamentale che la ristorazione sappia cogliere fino in fondo il cambio di clima e si attrezzi per recuperare il terreno perduto in questi anni di crisi. La parola d’ordine, può sembrare scontata ma non è banale ripeterla, non può che essere “Qualità”. Da anni non c’è convegno, meeting o spettacolo televisivo in cui non si celebri la qualità, salvo cedere spesso il passo al marketing, all’immagine e, in non pochi casi, a qualche imbroglio.

Per garantire una Qualità vera si deve dare valore e identità alla Cucina. In questa logica è assolutamente strategico rendere reali impegni come la territorialità (con la conseguente scelta di materie prime e prodotti corretti), la tradizione e la cultura. E qui la strada non può che essere una sola: tracciabilità e indicazione precisa di cosa si utilizza. Ogni menu dovrebbe essere davvero la carta d’identità di un locale. Se in un piatto si cita la Cipolla di Tropea, di questo ortaggio si deve trattare. E non di un cugino più o meno vicino. E indicare chi la fornisce non è un di più, ma una garanzia che viene offerta al consumatore. Precisare ogni componente del piatto è fra l’altro indispensabile per evitare incomprensioni o rischi a fronte del dilagare di intolleranze ed allergie alimentari.

Ma la Qualità non è appannaggio solo della Cucina. Il successo o meno di un locale spesso lo si gioca anche, o soprattutto, in Sala. Il servizio di accoglienza e quello ai tavoli, dopo anni di sottovalutazione, devono recuperare ruolo e status. Il maitre, il sommelier e il cameriere sono figure professionali su cui si deve investire almeno come si fa per i cuochi.

L’alternativa è quella di lasciare spazio ai fast food o alla Cucina virtuale degli show televisivi. Col rischio di perdere un valore sociale assoluto, e per molti versi unico, come quello rappresentato dai ristoranti (e dai bar), veri pilastri dello stile italiano di vita. I fornelli, i banconi o la tavola sono elementi cardine della nostra convivialità e sono i terminali di importanti comparti economici (dall’agricoltura all’artigianato, dall’innovazione tecnologica al design). Ma a perdere non sarebbero solo gli esercizi pubblici italiani, bensì la qualità della nostra vita e l’italian style amato in tutto il mondo.

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06/01/2016 19:55:56
2) Uso olio di palma in cucina
Faccio riferimento di qualche numero fa della newsletter, riguardo all'uso dell'olio di palma. Avevo ricevuto un allarme da un agronomo durante un corso di" assaggiatori di olio "( di oliva ) Il discorso era nato sull'uso dell'olio di palma nella nutella che le mamme elargiscono generosamente ai figli. Da un attento controllo delle etichette, ho costatato che detto olio di palma è usato in circa 98% dei prodotti dolciari e degli alimenti in genere. Se è riconosciuto un alimento pericoloso (per il suo accumulo ) nel sistema cardio-vascolare perché non viene bandito il suo uso?
Filippo D'Angelo
quadri in pensione
05/01/2016 00:42:31
1) Sottoscrivo
FAREI PRIMA A COPIARE, AUGURANDOMI LE STESSE OSSERVAZIONI E GLI STESSI AUSPICI...
Vincenzo Lo Scalzo



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