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La crisi della ristorazione italiana fra tele-cuochi e qualità al ribasso

Tutta questa sovraesposizione di cucina e cuochi nei media non sta producendo un effetto positivo di ritorno sulla ristorazione. Altro che rispetto verso la semplicità, verso il cliente e verso le materie prime. Ci si sta allontanando sempre di più dalla realtà, una realtà che è in crisi. Intanto, all’estero, la Cucina italiana impera

di Matteo Scibilia
Responsabile scientifico
01 aprile 2013 | 16:15
La crisi della ristorazione italiana
fra tele-cuochi e qualità al ribasso
La crisi della ristorazione italiana
fra tele-cuochi e qualità al ribasso

La crisi della ristorazione italiana fra tele-cuochi e qualità al ribasso

Tutta questa sovraesposizione di cucina e cuochi nei media non sta producendo un effetto positivo di ritorno sulla ristorazione. Altro che rispetto verso la semplicità, verso il cliente e verso le materie prime. Ci si sta allontanando sempre di più dalla realtà, una realtà che è in crisi. Intanto, all’estero, la Cucina italiana impera

di Matteo Scibilia
Responsabile scientifico
01 aprile 2013 | 16:15
 



Lo so il titolo di questo servizio non ha fantasia, ma purtroppo a volte non si può dire altro, e partire da sensazioni diffuse e soprattutto molto vicine alla realtà. Viviamo in un momento opaco in cui si distingue con difficoltà il bianco dal nero, ci stiamo abituando a vedere e a ragionare senza più riferimenti e senza idee su un percorso conosciuto. Navighiamo a vista, come si dice. Il lavoro è altalenante, si compra il necessario, non si fa più magazzino, si cerca di risparmiare su tutto, anche sul personale e sulla qualità. La sensazione percepita non è premiante, o almeno non è il valore con cui il cliente regola le sue scelte d’acquisto. Un Prosecco da 15 euro sostituisce un buon Franciacorta da 30 euro: per il cliente, apparentemente, sempre bollicine sono.

Certamente, ed è veramente incredibile, ma io sostengo da molto tempo che tutta questa sovraesposizione di cucina e cuochi nei media non stia producendo un effetto positivo di ritorno sulla ristorazione. Normalmente non prendo spunti da altri servizi sui vari argomenti, ma questa volta non posso non citare che anche Gianni Mura su La Repubblica affermava con un giudizio negativo lo stato delle cose: «Tempo di crisi o no, c’è qualcosa di eccessivo nel diluvio di trasmissioni sul cibo, nessuna delle quali fa cultura», facendo riferimento alle vecchie trasmissioni tipo Ave Ninchi, e potremmo aggiungere anche Luigi Veronelli ed altri che appunto parlavano di cibo e di vino, cercando di creare una cultura comune.

E in questa “dittatura” del cuoco in televisione non si può non sottolineare che anche l’eccessiva offerta di congressi, fiere e vari incontri golosi e di gusto, ormai diffusi in ogni provincia, praticamente ogni 15 giorni, come se ci fosse tempo per andare ad ogni invito ricevuto, stia per certi versi stancando. Ed anche qui riprendo un articolo, un giudizio di Roberto Martinelli su Ristorazione e Catering, in cui parla dei «messaggi che non arrivano da Identità Golose», dove in pratica Martinelli denuncia che nonostante il tema di quest’anno di Identità Golose fosse il rispetto, i grandi chef hanno voluto stupire con il vezzo di insegnarci a mangiare con stupore.

Altro che rispetto verso la semplicità, verso il cliente e verso le materie prime: piatti come il sanguinaccio tritato con i corn flakes - solo per citarne uno - sono sì esercizi di creatività, ma lontani da quello che oggi il cliente chiede. Il giudizio di Roberto Martinelli su Identità Golose, senza nulla togliere alla capacità di Paolo Marchi di realizzare un evento sempre formidabile sull’attualità della ristorazione, anzi, afferma che in molte sfaccettature si distacca però da una realtà, come dicevo nel titolo, in crisi.

Perché siamo in crisi? Ho coniato una similitudine con il mondo dell’alta moda italiana, con cui chiudo questo mio articolo, lanciando anche una provocazione. Sappiamo bene che i nostri marchi più fashion, più belli, più famosi dettano legge nel mondo quando si parla di moda e di sfilate. Nei Mall all’estero - i nostri ipermercati - le firme dei nostri grandi stilisti sono ovunque. Ora qualcuno mi vuole spiegare perché nei nostri (sia pure più piccoli) Mall le firme che abbondano sono Zara, H&M o altre catene low cost?

All’estero la nostra Cucina impera, i nostri cuochi si stanno trasferendo armi a pentole ovunque, invece di lottare qui in patria. Giustamente preferiscono andare via, e le nostre strade sono piene di ristoranti che offrono menu a 10 euro: esattamente lo stesso percorso della moda. La qualità e la nostra cultura gastronomica vengono meno, i nostri ristoranti sono sempre più vuoti, ci si telefona tra colleghi e la parola d’ordine è abbassare i prezzi, in molti casi abbassando la qualità. Con il risultato di stupire il cliente con il prezzo, ma in realtà comincia a non capire più nulla.

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11/04/2013 11:26:49
3) Troppe le cause della crisi
Egregio Scibilia, ancora una associazione? E per far che? Possibile che non vedete la causa reale delle chiusure dei locali pubblici? La causa sono i costi, gli affitti e per costi intendo a 360 gradi, tutto; negli altri paesi del mondo il personale costa con le mance, il personale lavora quando c'e' il lavoro e il licenziamento non comporta nessun problema per il datore.Per non parlare dei contributi.Da noi 13esima+14esima+TFR, ma in quale altra parte??? Lavoriamo e incassiamo per undici mesi all'anno e dobbiamo pagare per 14 ??? Possiamo solo sperare in una rivoluzione.La nostra cucina impera all'estero? Ma lei ha provato a mangiare in un ristorante italiano nel mondo?? E poi tutta sta fuga con forchette e pentole, vanno a lavorare mica ad aprire ristoranti a Londra.Una mazzata l'hanno data le licenze libere , oggi tutti fanno tutto e quindi troviamo un piatto caldo in tutti i posti anche al cinema.Bisognava tutelare la ristorazione non fare associazioni di cuochi!!!!E poi in ultimo la paura di pagare con carta di credito o essre fermati fuori o dentro un ristorante e sentirsi dire dai militi GDF " scusi mi da' i documenti che vediamo come se lo puo' permettere? " Dai siamo seri, parliamo delle reali cause senza paura di denunciare: Per cio' che riguarda i telechef e trasmissioni varie, vale quello che e' successo per i telefonini e i computer che sembravano tabu' mentre oggi li usano i 90enni, poi se le texture o i cibi destrutturati non pagheranno piu' in termini di affluenza vorra' dire che i patron si adegueranno, ma parliamone sempre di cucina a tutti i livelli, e' cultura italiana.
marco sansone
ristoratore
ristorante
02/04/2013 17:07:41
2) Serve unità fra i Cuochi
Caro Scibilia, Il problema c'é ed è grosso come il Monte Bianco, sarò monotono, pazzo, scemo, illuso, ma ribadisco il concetto che finché la nostra categoria non sarà unità, sotto una vera sigla, sindacato, consorzio chiamatelo come volete, di ristoranti ne chiuderanno ancora e in Italia arriveranno sempre più Cinesi, non mi meraviglio del fatto che nei MALL ci siano solo marche straniere, in Italia abbiamo smesso di fare gli Italiani, voglio fare ancora una provocazione, se tutto questo é avvenuto e solo per colpa delle varie associazioni...in gergo romano non abbiamo le p....
Emanuele Esposito

01/04/2013 18:31:22
1) Costa troppo partecipare a fiere ed eventi... e non c'è ritorno
Caro collega Scibilla, volevo confermare alcune delle sue affermazioni nell'articolo, ed aggiungere che a proposito di fiere e centri fieristici, non si fa nulla per rilanciare il settore dell'enogastronomia e dell' hotellerie. Ho notato solamente che tante aziende che anni addietro facevano fiere e manifestazioni; in questi ultimi anni hanno rinunciato per i costi troppo alti degli stand. Come si fa a riprendere l'investimento se non si raggiunge attraverso i contratti neanche metà dell'esborso?
Marco Barsottelli



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