L’estate 2014 è stata definitivamente archiviata, e ora che l’autunno sta regalando più soddisfazioni, almeno dal punto di vista meteorologico, prende il via una lunga serie di sagre, in tutta Italia, con l’unico scopo di promuovere i prodotti del territorio e celebrarne le qualità e i sapori. Da questo punto di vista non si può rimproverare nulla a queste manifestazioni popolari, dove il cibo fa da protagonista; la questione però si complica quando ad entrare in gioco sono le cosiddette sagre tarocche, contro le quali Italia a Tavola si sta battendo da anni, auspicando in una regolamentazione del settore, che tutti sembrano volere, ma evidentemente solo in teoria.
Le sagre tarocche da anni stanno causando danni incalcolabili all’immagine del nostro turismo ed alla filiera agroalimentare. Queste feste di paese che si susseguono dal nord al sud della Penisola, sono sempre meno “autentiche”, e per i ristoratori e gli imprenditori del settore somigliano ad una vera e propria giungla senza alcuna regola in fatto di scontrini e ricevute, che provoca una concorrenza sleale che sottrarrebbe ai ristoratori, ancor più in tempi di crisi, incassi da capogiro.
La crisi è però tra le principali motivazioni che spingono gli italiani a preferire una sagra piuttosto che un ristorante. Quasi la metà degli italiani (49%) partecipa a sagre e feste di Paese che si concentrano con l’inizio dell’autunno con appuntamenti che vanno dall’uva ai funghi, dalle castagne alle mele fino ai tartufi. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti/Ixè in occasione del primo weekend di autunno che complice il bel tempo evidenzia la riscoperta degli italiani per le sagre come alternativa low cost rispetto ad altri svaghi che in molti sono stati costretti a tagliare.
Il ritorno delle sagre è infatti all’insegna del risparmio con un visitatore su cinque che non spende nemmeno un euro mentre per gli altri la spesa rimane sempre sotto i 30 euro, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè. Si tratta di una nuova tendenza che è il frutto dell’esigenza di contenere le spese, ma anche di ristabilire un rapporto più diretto con il cibo, la cultura e le tradizioni territoriali.
Dal pesce al cinghiale, dalla frutta alla verdura, ma anche le tante specialità autunnali del territorio come il vino, i funghi sono protagoniste degli appuntamenti di settembre che vedono la partecipazione entusiasta di tanti cittadini. Un fenomeno che va però accompagnato da una maggiore qualificazione dell’offerta che accanto a proposte di alta qualità mostra spesso anche tante improvvisazioni.
Tra i consigli da seguire nella scelta ci sono infatti l’opportunità di verificare la congruità del “cibo festeggiato” con la realtà produttiva del territorio anche con un occhio alla stagionalità, le garanzie offerte dalla partecipazione delle Istituzioni, dai Comuni alle Parrocchie fino alle organizzazioni di rappresentanza, il coinvolgimento nell’iniziativa di operatori economici locali, dai ristoratori agli agricoltori.
La necessaria qualificazione dell’offerta delle sagre in Italia può essere sostenuta, infatti, da una più forte presenza delle realtà economiche espressione del territorio come ad esempio la vendita diretta dei prodotti agricoli e alimentari delle aziende agricole locali, che garantiscono identità e qualità al giusto prezzo. Una opportunità resa possibile anche dal moltiplicarsi dei mercati, delle botteghe, dei frantoi, malghe, cantine e spacci aziendali degli agricoltori di “Campagna Amica”, che possono contare su quasi 10mila punti vendita in tutta Italia dove e possibile acquistare i prodotti agricoli e alimentari del territorio a chilometri zero.