Primi sì, ma con qualche distinguo da parte dei politici lombardi alla proposta di Confesercenti di sostenere il progetto di legge che mira a regolamentare il “far west” delle sagre popolari. Se c’è un ok di massima per avere regole più rigide, per evitare di favorire (con assenza di controlli e di imposizione fiscale) chi organizza eventi di ristorazione commerciali con la scusa di qualche festa, o chi approfitta di eventi legati al territorio per vendere come al mercato prodotti di altre provenienze, grande cautela (soprattutto da parte di Pdl e Pd) sembra esserci invece riguardo alle iniziative delle associazioni di volontariato o delle parrocchie.
Che tutta la partita si giochi sul finanziamento (ottenuto appunto attraverso le feste popolari) di associazioni che poi svolgono magari attività di volontariato nel welfare locale a favore dei comuni, è emerso in particolare con grande chiarezza, e trasparenza, in occasione di uno degli incontri provinciali che Confesercenti Lombardia sta organizzando. L’esempio è in particolare dato dall’incontro dei ristoratori bergamaschi coi consiglieri regionali Angelo Capelli (Pdl), della maggioranza, e Mario Barboni (Pd) e Dario Violi (Movimento Cinque Stelle), dell’opposizione.
Tre, in sostanza, i punti salienti della proposta di legge: una programmazione annuale delle sagre, un limite al numero e alla durata delle stesse e la garanzia che servano effettivamente a promuovere un prodotto tipico del territorio. Il problema vero, come ha ribadito il consigliere Capelli, sta nel fatto che «l’85% di questi eventi sul territorio sono organizzati da associazioni di volontariato, dagli alpini all’Ais, e dalle parrocchie. Dobbiamo evitare gli eccessi - ha sintetizzato - ma non possiamo innescare o favorire una guerra fra ristoranti e volontariato».
Sulla necessità di nuove norme, «che diano indicazioni più nette ai comuni» è poi intervenuto il consigliere Barboni, mentre il collega Violi ha richiamato la necessità di «lavorare al meglio all’interno dei distretti commerciali». I consiglieri regionali hanno concordemente assicurato la loro disponibilità ad affrontare la questione in Consiglio regionale, specialmente con riguardo alle sagre organizzate da soggetti che nulla hanno a che vedere con attività benefiche e finalità filantropiche.
«Troppo spesso dietro queste manifestazioni si nasconde una vera e propria attività economica che non è sottoposta ai controlli e all'imposizione fiscale che gravano sulla nostra categoria - ha denunciato per parte sua Roberto Amaddeo (nella foto accanto), presidente dei ristoratori di Confesercenti - Tutto questo si traduce in concorrenza sleale. Senza contare che in molti casi la qualità enogastronomica non viene affatto tutelata».
I ristoratori hanno sottolineato che il proliferare di sagre ha provocato un allarmante calo di clientela durante il periodo estivo: «Per due mesi potremmo anche chiudere. Colpa di situazioni che hanno poco dell'evento tipico. Assistiamo a situazioni paradossali come le sagre del pesce organizzate in alta montagna. È il momento di fare qualcosa».