È tempo di chiudere una volta per tutte la vergogna tipicamente italiana delle
quote latte. Dopo 30 anni di errori e rinvii (nonché speculazioni politiche e concorrenza sleale da parte di chi era fuori legge) l’
Unione europea ci ha dato un ultimatum per recuperare le multe a carico di chi non era in regola.
Troppe volte abbiamo rinviato questa scadenza, facendo pagare costi altissimi alla nostra credibilità come Paese e alla nostra agricoltura, che si è vista imporre sanzioni o tagli agli aiuti per queste inadempienze dovute ai ricatti della
Lega nord, unico partito sempre in prima linea per difendere quei duemila allevatori che avevano fatto i furbi e che per tre decenni hanno cercato di giustificarsi col fatto che la quantità di latte a suo tempo assegnata come quota di produzione all’Italia era inferiore al consumo interno di latte.
Sta di fatto che mentre la maggioranza dei 36mila allevatori italiani, magari fra giuste proteste, si è adeguata, fra il 1995 e il 2009 gli irregolari hanno costantemente sforato le quote assegnate ed ora sul bilancio dello Stato gravano multe per poco meno di un miliardo e 400 milioni di euro. Un onere che in parte deve ricadere su queste stalle, per lo più del lombardo-veneto.
Finora avevamo sempre assistito a rinvii perché la Lega minacciava di fare cadere i Governi, ma ora che questo potere di veto non esiste, è tempo che Renzi e il ministro Martina diano il via alle operazioni necessarie per chiudere una volta per tutte questa vicenda. Avere la presidenza dell’Unione europea e restare con questa partita aperta, con in più un danno al bilancio statale di queste dimensioni, francamente non ha giustificazioni, nemmeno per qualche intesa con la Lega sulle riforme...
Se poi con l’occasione si trova il modo di sistemare l’intera filiera del latte, obbligando ad indicare nelle confezioni se è latte italiano o meno, sarebbe tutto di guadagnato per il Paese ed i consumatori.