Dopo anni, ritorno in Francia a “camminare” le vigne delle grandi Aop transalpine, ma anche a mettere mano nei filari. In Francia ho rivisto amici di vecchia data. Insieme a me, unico italiano, altri 7 amici provenienti da Paesi diversi per “toccare con mano” la realtà vera della produzione francese. Un excursus-tour che si potrebbe organizzare stabilmente anche in Italia. Partenza dall’Italia il 10 di settembre. Sbucato dal Frejus, ho seguito la strada che dalla alta val d’Isère porta a Romans sur l’Isère. Ma sosta obbligata a Chambery, a La Maniguette in rue Juivierie al 99 per una colazione-entrèe dedicato subito alle tipicità dell’alta Savoia, cucina dinamica e creativa, mousse di cioccolato finale di una leggerezza cristallina. Prezzo ottimo, meno di quello che mi aspettavo. Invece di puntare su Lione punto verso le montagne e la grande foresta di Vercors, Romans sur l’Isere, Chabeuil e Crest, crinale di mezza costa, delizioso saliscendi al bordo della montagna fresca e boscosa, fino a prendere, a sinistra, per Die. A destra lancio uno sguardo verso Loriol sur Drome e il Rhone e raggiungo Chatillon en Diosis. Auto girata a est con traguardo le vigne della Dromois.
Le antiche vigne verso sud dove si producono ottimi Cremant e Clairette. Sosta a Barsac alla Domaine Truchafaud e a la Salabelle, una azienda costituita negli anni ’70, grazie alla legge dei Gaec, un grande successo per i giovani francesi con la voglia di fare gli agricoltori, senza possedere in proprio la terra. Vendemmia nelle vigne La Croix e Gite: uve a grane piccole di Moscato bianco, Clairette bianco e Aligotè. Lasciata la Drome di Levante, punto velocemente verso sud, giornate calde, con notti molto fresche.
Prima puntata a Marsanne, località che dà il nome ad una delle grandi uve bianche storiche dei vini effervescenti dell’area e quindi Grignan che conosco fin da piccolo perché nel piacentino veniva coltivata da sempre. Mi appare un territorio di 27mila ettari vitati con una sola strada del vino, 210 milioni di bottiglie vendute l’anno, 65% bianchi. Ho raccolto panieri di uve bianche, maculate anche di oro rosso, di Marsanne e Rousanne, fortunatamente non colpite dalle grandinate di inizio agosto, adatte per quei grandi e storici vini effervescenti di queste parti.
Ottimi anche i vini bianchi tranquilli frutto di monovitigno o di un particolare mix di acini di Viogner e Bourboulenc, freschi in acciaio, o anche affinati in botti di Allier, evidentemente. Ho raccolto in casse grandi le uve bianche nelle vigne di Le Pouzin, Cruas e Livron. A Vivarais ho assaggiato un ottimo vino di uvaggio bianco del 2011 Rhone-Alpes a € 3,70 la bottiglia acquistata in cantina, non a calice!! Veloce ripartenza e sosta obbligata: clima temperato con il mistral del nord che entra in valle e alla sera c’è bisogno di un caldo maglione.
Alla mattina presto tappa obbligata a Suze la Rousse in Università: uno dei luoghi al mondo dove è bene andare almeno una volta nella vita per respirare che cosa vuol dire ricerca, sperimentazione, studio, vivaio, pesatura dei grappoli e degli acini. Quindi veloce ritorno verso nord, sulla sponda opposta, nella regione dell’Ardèche con i sui vigneti da sempre, ma ultimamente ricercati e inseriti in molte liste di ristoranti importanti. Di seguito alcune soste fra i filari dell’Ardèche e della Drome, fra Viviers, Cruas e Montélimar, e arrivo alla sera a Valence.
Cena a base di ravioli di gambero rosa allo zenzero da Anne-Sophie Pic, al Bistrot di Valence, sulla strada nr. 7, delizioso e leggero piatto con una crema di asparagi, il tutto sorseggiando un ottimo Cremant Rosé Jaillance, tutto compreso 50 euro a testa. Per curiosità in cantina la stessa bottiglia di Cremant costa 7 euro e in questo ristorante stellato 14 euro. Meditare! Pernotto a Valence alla Domaine de Clairefontaine, villa privata, € 66 a notte camera doppia stupenda.
Ripresa l’auto, esco da Valence verso il terrazzo di Saint Peray e punto su Chateaubourg, regione dell’Ardèche e riva destra della valle, con un susseguirsi di dolci pendii di Tournon fino a Condrieu, ottime posizioni per vigne a bacca rossa anche a Tain e St-Vallier sul Rodano, mentre Tupin e Semons danno il meglio per le bianche di Grenache e Chardonnay. 2mila ettari sparsi della Aoc Cotes du Rhone, Cote Rotie e il cru di Condrieu e di Roussillion, sono le vigne a sud di Lione. Una sola strada del vino unisce il Dromois con il Lyonnese, che in questa zona tocca vigne di terroir molto interessanti nei comuni di La Roche, Vion e Cyr. La città di Vienne segna l’ingresso nella regione Rhone-Isère. Mi fermo in centro a Vienne, all’Espace PH3, € 35 per due piatti, tra cui una tasca di vitello cotto nel latte ripieno di verdure di stagione fresche, con due calici dei rossi Domain Dauphins e Domaine Lavigne.
Vigne dell’Ardéche alle spalle, ecco Givors e quindi sosta ristoro a Lione, centro, in rue Palais Grillèt 8, nel ristorante Palègriè di Guillaume Monjurè: menù fisso a 28 € sia a pranzo che a cena, ho pagato 65€ per il piatto di riso nero, il caviale citrico e un rotolo di carne di manzo alla piastra con contorno, fuori dal menù. Niente male, con una immagine romantica e con tavoli grandi, strano per i francesi. Dopo Lione, ecco, la Saone, da Villefranche a Beaujeu, proprio nel Beaujolais. Sosta sulla Route de Morgon, ottimo pernotto allo Chateau de Pizay e mani (in pasta) nelle uve di Gamay, fra Bagnols e Theizé.
Cena al De Clochemerle di Vaux eu Beaujolais verso Saint Georges de Reneins e assaggio di due formaggi interessanti la Rigotte de Condrieu (molto simile al nostro Taleggio fresco e asciutto) e il Picodon, formaggio di capra presentato con le mele cotte al forno bucce di limone, chiodi di garofano e cannella, come le faceva mia nonna. Il Beaujolais, da Anse e Macon, sono oltre 23mila ettari vitati, con un confine certo, invalicabile, segnato nel XV secolo con un editto del Re di Bourgogne Filippo l’Ardito, ancora ben impresso nella mente dei viticoltori, che segue da Ardières a Morgon, da Brouilly a Chenas per citare le “illages” che si incontrano lungo l’unica strada del vino da Lyon a Dijon. Tappa al ristorante a Vonnas, al Georges Blanc, un luogo semplice in una casa con richiami medioevali: grande minestrone di verdure e leccornie, poulard de Bresse cotto nel sale e supreme. Un po’ caro a dire il vero.
Le tappe precedenti...
1) Nuove forme di consumo del vino
Scelte più oculate e maggiore soggettività
2) Francia maestra nella promozione
L’Italia del vino ha molto da imparare
Il viaggio continua...
4) Francia, non solo terra di vino
Dalle mele si ricavano sidro e Calvados
5) In tour dalla Loira al Reno
tra vini e formaggi d’oltralpe
6) Nelle terre dei grandi vini rossi
dilemma tra monovitigno e cuvée