Nestlè ritira dal mercato italiano i “Ravioli di brasato” e i “Tortellini alla carne” Buitoni. «Ritiriamo volontariamente e immediatamente dalla vendita in Italia e in Spagna due prodotti a base di pasta congelata, i Ravioli al brasato e Tortellini alla carne Buitoni, che sostituiremo con prodotti che i test del dna confermeranno composti al 100% da carne di manzo», spiega la società in una nota in cui chiarisce che sono emerse «tracce di dna equino nei due prodotti a base di manzo forniti da H.J. Schypke».
In particolare, sottolinea l’azienda, i livelli riscontrati con i test «sono superiori alla soglia dell’1% che l’Agenzia per la sicurezza alimentare del Regno Unito è solita indicare come probabile contaminazione o grave negligenza e di conseguenza abbiamo informato le autorità».
Anche se non c’è alcun problema di sicurezza alimentare, precisa Nestlè, «l’errata etichettatura dei prodotti comporta il mancato rispetto degli standard molto elevati che i consumatori si aspettano da noi». E per questo la società ha provveduto all’immediato ritiro dal mercato dei due prodotti e ha annunciato il ritiro dalla vendita delle “Lasagnes a la Bolognaise Gourmandes” prodotte in Francia.
La notizia della decisione della Nestlè è stata pubblicata sul sito del Financial Times. Appena una settimana fa la multinazionale svizzera aveva dichiarato che i propri prodotti a base di manzo non contenevano nessuna traccia di carne da cavallo.
Lo scandalo della pasta al falso ripieno di manzo ha assunto ormai proporzioni europee e non si tratta esclusivamente di frode alimentare, ma anche di un potenziale pericolo per la salute pubblica. Nella carne presa in esame è stato trovato infatti il phenylbutazone, un farmaco antinfiammatorio che si somministra ai cavalli e che è nocivo per l’uomo. Lo scandalo è partito dall’Irlanda la scorsa settimana per poi arrivare in Inghilterra dove la carne di cavallo, proveniente per la gran parte dalla Romania, era stata trovata in hamburger e lasagne preconfezionate. Anche l’Unione Europea si è attivata, approvando una serie di test sulla carne di manzo per verificarne la composizione.
«In Italia sono stati importati 30 milioni di chili di carne di cavallo senza l’obbligo di indicarne la provenienza in etichetta nella vendita al dettaglio tal quale o come ingrediente nei prodotti trasformati», ha sottolineato la Coldiretti. «Una decisione che è stata presa da altre aziende a livello europeo a seguito dei numerosi sequestri avvenuti in diversi Paesi dell’Unione europea che conferma i gravi ritardi della normativa comunitaria nel garantire la trasparenza degli scambi e prevenire le frodi». Secondo la Coldiretti le dimensioni dello scandalo confermano che il piano limitato di controlli con test del Dna approvato dall’Unione europea è fumo negli occhi dei cittadini se non sarà accompagnato da misure strutturali destinate a durate nel tempo come l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti i tipi di alimenti, per evitare che episodi simili si ripetano in futuro.
«È grave l’espansione dello scandalo della carne di cavallo a danno dei tortellini e dei ravioli», ha commentato il presidente della Copagri, Franco Verrascina (nella foto). È grave perché il marchio interessato è di proprietà di una multinazionale ma sul mercato, ovvero agli occhi del consumatore, appare ancora come portatore di un’identità italiana. Ciò comporta un evidente danno d’immagine ed economico per il nostro agroalimentare, e questo è amplificato dal fatto che i prodotti interessati sono tipici della cucina italiana. Il nostro Paese, invece, l’agroalimentare made in Italy, non c’entrano proprio nulla con questa vicenda e andrebbero tutelati con ogni modalità possibile».
«Mi preme sottolineare - ha aggiunto Verrascina - che il problema non è legato ad una questione di sicurezza alimentare, ma ad un’etichettatura fuorviante rispetto al reale contenuto dei prodotti. Occorre evitare ulteriori effetti negativi sull’economia agroalimentare nazionale. Il consumatore può continuare a optare per lasagne, tortellini, ravioli, ma va aiutato nelle sue scelte con un intervento deciso a favore dell’obbligo dell’indicazione dell’origine nelle etichette non solo dei diversi tipi di carne, ma di tutti i prodotti alimentari. La tracciabilità è la via maestra per garantire la massima trasparenza al consumatore che vuole scegliere un prodotto italiano o meno e l’Unione Europea deve prenderne atto ed attivarsi celermente in questa direzione».
«Ferma la condanna e l’invito alle autorità competenti ad operare con severità per il rispetto delle norme in materia di etichettature, sull’intera materia Assomacellai Fiesa ritiene che sia necessaria un’operazione di chiarezza e trasparenza», fa sapere l’ente in una nota. «La questione denunciata dai media riguarda la violazione delle norme di etichettatura (art. 5 legge 109/1992) e l’informazione al consumatore, prefigurando la frode in commercio operata da grandi marchi dell’industria alimentare, ma non riguarda la salubrità o la sicurezza alimentare dei prodotti alimentari e tanto meno di quelli equini. Il rischio evidente è che si passi dalla denuncia di violazione del principio di corretta informazione dei consumatori che hanno il diritto di conoscere ciò che acquistano, alla sicurezza della carne equina che non è messa in discussione. Episodi come quelli denunciati richiedono la massima sorveglianza delle autorità competenti e la più rigorosa applicazione della legge, perché sono gravemente lesivi degli interessi di un settore importante della nostra economia e di un prodotto sano e richiesto in molte diete alimentari».