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Bufala Campana
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Carne di cavallo, l’Ue chiede test del Dna Per Coldiretti è solo «fumo negli occhi»

Il commissario europeo alla Salute, Tonio Borg, ha presentato la raccomandazione della Commissione ad effettuare dei test alla ricerca di tracce di Dna di cavallo o del farmaco Fenilbutazone usato nei macelli equini

 
14 febbraio 2013 | 15:12

Carne di cavallo, l’Ue chiede test del Dna Per Coldiretti è solo «fumo negli occhi»

Il commissario europeo alla Salute, Tonio Borg, ha presentato la raccomandazione della Commissione ad effettuare dei test alla ricerca di tracce di Dna di cavallo o del farmaco Fenilbutazone usato nei macelli equini

14 febbraio 2013 | 15:12
 

Tonio BorgLa Commissione europea, per recuperare la fiducia dei consumatori dopo lo scandalo delle lasagne alla carne di cavallo, ha invitato tutti gli Stati dell’Unione a effettuare test del Dna sulla carne. La raccomandazione è stata fatta dal commissario alla Salute, Tonio Borg (nella foto), nell’ambito di un piano per rispondere al problema della carne di cavallo presente in alcuni prodotti surgelati che, invece, non dovrebbero contenerla.

Tra il 1° e il 30 marzo dovrebbero essere effettuati due diversi tipi di test in ciascun Paese dell’Ue: 2.500 test (di cui 200 in Italia) sui prodotti trasformati che secondo l’etichetta contengono carne bovina, alla ricerca di eventuali tracce di Dna equino; e 4mila test nei macelli equini alla ricerca del farmaco Fenilbutazone (un antinfiammatorio dannoso se introdotto nella catena alimentare) nella carne di cavallo commercializzata nell’Ue. Di questi 4mila test, 2.500 saranno effettuati sulla carne equina prodotta nell’Ue e 1.500 sui cibi importati nell’Ue, principalmente da Canada (12mila tonnellate all’anno), Messico (11mila tonnellate) e Argentina (8mila tonnellate). Il 30 aprile successivo Bruxelles renderà noti i risultati.

«Una prima fase di test durerà 30 giorni e i primi risultati verranno pubblicati dopo sei settimane», ha spiegato Borg, secondo cui l’obiettivo di tali indagini, che potrebbero essere estese a tre mesi, è «verificare quali Paesi sono coinvolti» nello scandalo e «coniugare le indagini nei diversi stati membri».

I test verranno condotti in maniera proporzionale: gli stati più grandi, ad esempio, dovranno svolgere più indagini, e questo vale anche per l’Italia che è la maggiore produttrice di carne di cavallo. La proposta, accolta con favore dai ministri presenti al consiglio straordinario di ieri, 13 febbraio, verrà presentata al comitato permanente Ue sulla catena alimentare domani, 15 febbraio: se la maggioranza degli esperti di ogni Paese membro darà parere favorevole, allora tale piano verrà adottato come raccomandazione della Commissione.

Si tratta di test costosi, 400 euro l’uno, per questo il commissario Borg ha precisato che la Commissione europea si farà carico del 50% dei costi, ossia 200 euro a test. La spesa complessiva prevista è di circa 3 milioni di euro. Tutti i test potranno essere estesi per altri due mesi, se fosse necessario a seguito dei risultati del primo mese.

Tra le priorità dell’Europa c’è ora quella di capire esattamente l’ampiezza della truffa ai danni dei consumatori, in quanto - ha assicurato Bruxelles e la presidenza irlandese dell’Ue - al momento «non è un problema di sicurezza alimentare». La presenza di carne di cavallo in cibi etichettati al 100% carne di manzo, è stata individuata anche in hamburger in Irlanda, in un piatto pronto in Germania e c’è la certezza che lasagne francesi sotto accusa siano state vendute anche in Belgio.

Coldiretti: Il test del Dna è «fumo negli occhi»
«Il piano limitato di controlli con test del Dna è fumo negli occhi dei cittadini se non sarà accompagnato da misure strutturali destinate a durate nel tempo come l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti i tipi di alimenti, per evitare che episodi simili si ripetano in futuro», afferma in una nota la Coldiretti. «Lo scandalo “horsegate” ha evidenziato ancora una volta il grave ritardo della legislazione europea nel garantire trasparenza negli scambi commerciali e nell’informazione ai consumatori sugli alimenti, dove sono più rilevanti i rischi di frodi e inganni».

«È quindi necessario - continua la Coldiretti - estendere l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza “Made in” anche per i prodotti alimentari, come è appena avvenuto con le nuove misure per aumentare la sicurezza dei prodotti non alimentari adottate dalla Commissione Europea che introducono l’obbligo dell’indicazione di origine sia per i paesi Ue che terzi. Ad oggi nell’Unione Europea è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ma non quella della carne di maiale o di coniglio e cavallo. L’etichetta di origine rappresenta una garanzia di informazione per i consumatori, ma grazie alla tracciabilità anche una protezione nei confronti di frodi e truffe che si moltiplicano nel tempo della crisi in cui si registra il ritorno di reati come l’abigeato e la macellazione clandestina».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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