Dopo lo scandalo della carne di cavallo di provenienza sconosciuta trovata nelle confezioni di lasagne della Findus che avrebbero dovuto contenere solo manzo, è necessario estendere l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti i diversi tipi di carne consumati tal quale, trasformati o utilizzati come ingredienti. È quanto chiede la Coldiretti rilanciando una proposta chje da semrpe Italia a Tavola ha avanzato. La legislazione comunitaria prevede l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta solo per la carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ma non ancora per la carne di maiale, pollo, coniglio e cavallo. L’etichetta di origine rappresenta invece una garanzia di informazione per i consumatori ma grazie alla tracciabilità anche una protezione nei confronti di frodi e truffe che si moltiplicano nel tempo della crisi in cui si registra il ritorno di reati come l’abigeato e la macellazione clandestina.
In Italia con un provvedimento nazionale è obbligatorio indicare l'origine in etichetta anche per la carne di pollo, è in anticipo sull' Europa dove si procede con estrema lentezza. Il Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori approvato nel novembre 2011 dopo 46 mesi entrerà in vigore il 13 dicembre 2014 per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili mentre per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data – ricorda la Coldiretti - rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità. Si tratta di un arco di tempo intollerabile rispetto alle esigenze delle imprese agricole e dei consumatori che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare gravi emergenze alimentari che hanno pesato enormemente con pesanti conseguenze in termini economici e soprattutto di vite umane.
E intanto, come detto, lo scandalo della carne di cavallo in hamburger e lasagne surgelati continua a crescere nel Regno Unito. L'Autorità britannica della sicurezza alimentare (Fsa) ha ordinato controlli a tappeto su tutti i prodotti delle compagnie del Paese che vengono venduti come contenenti "carne di manzo". Il rischio, come accaduto per le lasagne della Findus e nelle settimane scorse per gli hamburger della catena Tesco, è che invece contengano parti di cavallo in percentuali più o meno elevate.
«Siamo di fronte a una situazione sconvolgente - ha detto Catherine Brown, responsabile della Fsa - Piu' che una contaminazione per errore sembra che dietro ci sia un'attività' criminale organizzata». Non bastano più infatti le scuse e le promesse di ritirare i prodotti 'contaminati' fatte dai colossi dell'alimentazione.
Findus, intanto, ha fatto 'mea culpa' per le sue lasagne 'al cavallo': si è scoperto dalle analisi che contenevano fino al 100% di carne equina. Per i britannici è un vero e proprio tabù l'idea di cibarsi di uno degli animali più amati nel Paese. Nel frattempo, la Compagnia Surgelati Italiana (CSI), che detiene il marchio Findus in Italia, sottolinea, in una nota, che «nessuno dei suoi prodotti contiene carne di cavallo». «Non sussiste alcun collegamento - si legge in una nota di CSI - tra il marchio Findus commercializzato in Italia ed il marchio Findus commercializzato in UK e nel resto d'Europa. CSI, infatti, è parte di Iglo Group Foods Ltd, che è rappresentata dai marchi Birds Eye in UK ed Irlanda e dal marchio IGLO nel resto d'Europa. 'CSI' e 'Findus-UK' ''sono pertanto due società diverse - prosegue la nota - che offrono prodotti completamente differenti e sono di proprietà di Gruppi differenti».
Ritirati in Francia i prodottiOltralpe i produttori di surgelati francese Comigel e svedese Findus, coinvolti nello scandalo in Gran Bretagna di carne di cavallo nelle lasagne che avrebbero dovuto contenere soltanto carne di manzo, hanno ritirato oggi in Francia i prodotti incriminati, assicurando però che non ci sono rischi per la salute. «Abbiamo identificato il fornitore responsabile», ha fatto sapere la società Comigel in un comunicato, precisando che aver «ritirato tutti i prodotti legati al fornitore» e sottolineando, come Findus Francia, che non ci sono rischi per la salute. Findus Francia ha precisato di aver ritirato nei reparti dei supermercati francesi tre dei suoi piatti surgelati.
Il gigante svedese dell'agroalimentare Findus ha annunciato di aver ritirato anche in Svezia le sue lasagne surgelate da una porzione dopo che alcuni test hanno rivelato la presenza di carne di cavallo. «Il richiamo riguarda solo il prodotto Lasagne, da una porzione», precisa Findus in un comunicato. Anche le grandi catene di supermercati svedesi hanno ritirato lasagne che provengono dallo stesso fornitore. Complessivamente sei prodotti, tutte lasagne monoporzione.
Findus citerà i francesi che scaricano sulla Romania
Il gruppo Findus Nordic ha intanto annunciato che citerà l’azienda francese Comigel e i suoi fornitori per frode e mancato rispetto delle disposizioni contrattuali. Lo ha annunciato il suo amministratore delegato, Jari Latvanen. Da Bucarest è stato invece annunciato l’avvio di un’inchiesta dopo che nei prodotti Findus venduti nel Regno Unito e confezionati in Francia il produttore francese, Comigel, ha puntato il dito contro un suo fornitore romeno. Ma intanto le autorità rumene respingono al mittente, ossia alla Francia, l’accusa. «Ho difficoltà a credere che qualsiasi macello rumeno possa consegnare cavallo sotto l’etichetta di carne bovina», a causa dei controlli sistematici ai macelli, ha detto alla France Presse il Presidente dei sindacati dell’industria alimentare (Lisf), Dragos Frumosu.
A suo giudizio, l’importatore francese deve controllare la qualità della carne al suo arrivo, specialmente quando si tratta di grossi quantitavi: «Se non ci sono proteste all’arrivo della carne, quando emerge che è cavallo e non manzo, allora vuol dire che sei stato complice con il produttore rumeno, cambiando l’etichetta dopo». Da parte sia, il Presidente dell’associazione Romalimenta, che riunisce i gruppi del settore alimentare, Sorin Minea, ha precisato che sono tre i grandi macelli di cavalli in Romania che esportano la maggior parte della carne, soprattutto verso France e Italia. Un esperto dell’agroalimentare rumeno che ha chiesto l’anonimato ha dichiarato alla France presse che "esiste una filiera formata in particolare da italiani che acquistano carne di cavallo a buon mercato in Romania e la rivendono molto più cara in Italia", ma sotto l’etichetta di carne di cavallo.