In attesa della votazione in 1ª e 10ª Commissione dell'articolo 41 del decreto legge semplificazioni che abolisce il possesso di requisiti morali e professionali per chi somministra cibo e bevande durante le sagre e le feste di partito, la Fipe-Confcommercio (Federazione italiana pubblici esercizi), auspica che la Camera dei deputati faccia un importante passo indietro. Il pericolo è che, se il decreto sulle semplificazioni non venisse corretto con la reintroduzione dell'autorizzazione di pubblica sicurezza, la concorrenza dei circoli, delle sagre tarocche e delle feste di partito, potrebbe essere ancora più sleale e pericolosa con, di fatto, l'autorizzazione a comportamenti illegali come per esempio la somministrazione di alcolici a persone di qualsiasi età e a qualsiasi ora.
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«Siamo certi che la Camera dei Deputati rimedierà alla concorrenza sleale da parte di chi organizza sagre, soprattutto quelle 'farlocche”, e feste di partito». è questo l'auspicio del presidente Fipe-Confcommercio, Lino Stoppani (nella foto), al voto atteso per oggi, 6 marzo, in 1ª e 10ª Commissione di Montecitorio sull'articolo 41 del decreto sulle semplificazioni che prevede l'abolizione per chi organizza sagre, feste di partito (e iniziative simili) dell'obbligo di possedere requisiti morali e professionali richiesti, invece, agli esercenti.
In pratica, in linea teorica, un pluricondannato per reati in materia di salute pubblica può sin da ora, se la norma non venisse corretta nel suo iter parlamentare, continuare la benemerita opera di avvelenamento di chi ha la sventura di frequentare tali luoghi.
Fipe sostiene da sempre che moltissime sagre così come feste di partito siano utilizzate, oltretutto, come escamotage per mascherare vere e proprie attività di somministrazione di alimenti e bevande, senza pagare tributi e contributi neanche in regime forfettario.
«Ci sorprende - continua ancora Stoppani - come si continui a non correggere questa situazione a dispetto del monito dell'Europa che ha configurato le esenzioni a cui sono soggette sagre e feste di partito come 'aiuti di Stato”».
Fipe ricorda che oltre al regime forfettario che già di per sé è un'agevolazione ingiustificata, chi organizza sagre e feste di partito non è tenuto a tenere bilanci a norma di legge. Ciò significa che le entrate e le uscite sono elencate solo in un rendiconto economico ad uso interno: niente di più allettante per chi intende evadere o mascherare attività di somministrazione, anche di fronte a qualsiasi blitz fiscale.
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