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Orari dei negozi e quote latte Arrivano i primi no alla Manovra

I negozi non saranno tenuti a rispettare gli orari di apertura, la chiusura domenicale e festiva e la mezza giornata di chiusura infrasettimanale. La Manovra pone lo stop anche alla riscossione coattiva delle quote latte. Immediati i primi no di Confesercenti e Confederazione italiana agricoltori

01 luglio 2011 | 15:06
Orari dei negozi e quote latte Arrivano i primi no alla Manovra
Orari dei negozi e quote latte Arrivano i primi no alla Manovra

Orari dei negozi e quote latte Arrivano i primi no alla Manovra

I negozi non saranno tenuti a rispettare gli orari di apertura, la chiusura domenicale e festiva e la mezza giornata di chiusura infrasettimanale. La Manovra pone lo stop anche alla riscossione coattiva delle quote latte. Immediati i primi no di Confesercenti e Confederazione italiana agricoltori

01 luglio 2011 | 15:06
 

Negozi ad apertura libera nei festivi nelle città turistiche. Anche questo nel via libera alla Manovra del consiglio dei ministri per centrare l'obiettivo del deficit zero nel 2014, che avrà un impatto complessivo da 47 miliardi di euro. Per quanto riguarda il settore primario, la nuova Manovra sancisce inoltre lo stop alla riscossione coattiva delle quote latte e aiuti anche agli imprenditori agricoli che potranno transare i debiti.

Ma la nuova Manovra comincia a suscitare i primi no. In particolare di Confesercenti e Cia. La prima si dice contraria alla liberalizzazione degli orari dei negozi: «Quella che era ieri una preoccupazione, oggi diventa una incomprensibile certezza. Sia eliminata dal decreto. è una misura tanto inutile da apparire sospetta». La Cia invece si scaglia contro le quote latte. Per Il presidente Giuseppe Politi «Ancora una volta ci troviamo davanti a una vergognosa misura che premia i furbi delle quote latte. Un provvedimento che ormai prelude ad un condono tombale».

Con il 'guizzo liberista” del Cavaliere, come l'ha definito Il Foglio, per la felicità del ministro Michela Vittoria Brambilla, gli esercizi commerciali, quindi, non saranno più tenuti a rispettare gli orari di apertura e chiusura, la chiusura domenicale e festiva e la mezza giornata di chiusura infrasettimanale.

Chi si dichiara immediatamente insoddisfatta è la Confesercenti: «Solo ieri – sottolinea una nota - avevamo espresso la preoccupazione su una nuova norma di pseudoliberalizzazione di orari ed aperture dei negozi di cui non c'era alcun bisogno a meno che non nascondesse altri fini, come quello di privilegiare solo e soltanto la grande distribuzione. Oggi abbiamo la conferma: la norma c'è anche se inutile perché la normativa già garantisce ampiamente i centri turistici e le Regioni possono deliberare senza problemi in materia. La soluzione più saggia? Lasciare le cose come stanno».



«Esprimo grande soddisfazione – ha commentato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Saverio Romano - per la misura approvata in Consiglio dei Ministri e relativa al provvedimento in favore delle aziende agricole che versano in gravi condizioni economiche. Lo strumento della cosiddetta esdebitazione, che consiste nell'accedere alle norme vigenti in materia di assistenza alle imprese, permetterà agli imprenditori agricoli, in stato di crisi o di insolvenza e finora esclusi, di poter accedere agli accordi di ristrutturazione dei debiti e alla transazione. Questo istituto apre alla possibilità di liberare l'imprenditore dai pesi residui nei confronti dei creditori concorsuali non soddisfatti. In questo modo si consente loro di riprendere la propria attività economica, con le garanzie fornite dall'Ismea. Il provvedimento riguarda anche la transazione fiscale, ossia i rapporti dell'imprenditore agricolo con le agenzie fiscali e gli enti gestori di forme di previdenza e assistenza obbligatoria. Si tratta di una vera e propria svolta epocale in quanto dopo 65 anni, e per la prima volta, con questo Governo le aziende agricole in difficoltà, senza correre il rischio del fallimento, si vedono aprire la reale possibilità di ritornare a svolgere impresa in un settore che nel nostro Paese costituisce una delle leve economiche e occupazionali più significative».

Per quanto riguarda le quote latte il presidente della Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi, boccia, invece, i contenuti della manovra economica del governo, «che è fatta solo di tagli pesanti e indiscriminati, di nuove imposte ed è assolutamente priva di una strategia di rilancio dell'economia e del sistema imprenditoriale italiano. Gli interventi sul debito per le imprese agricole in difficoltà sono un elemento positivo, ma da soli non risolvono i problemi che restano gravi. Come per gli incentivi fiscali ai giovani imprenditori, che non possono dare reali prospettive di crescita. Ancora una volta ci troviamo davanti a una vergognosa misura che premia i furbi delle quote latte. Un provvedimento che ormai prelude ad un condono tombale».

Sulle quote latte «si è comunque passato ogni limite - rincara la dose Politi - con l'interruzione delle riscossioni delle multe da parte di Equitalia, senza peraltro indicare chi dovrà procedere in sua sostituzione, dal governo è venuto un ennesimo regalo a chi non ha rispettato le regole, mentre è stata umiliata la stragrande maggioranza degli allevatori onesti, che si sono attenuti alle leggi. Un vero e proprio schiaffo alla legalità che, proprio nella vicenda delle quote latte, troppe volte è stata calpestata. Una questione che si trascina dal 1984 e per la quale si è accumulato un debito nei confronti dell'Ue di oltre 4 miliardi di euro. Così ogni contribuente italiano si è trovato a pagare un conto da oltre 170 euro a testa per via della cattiva applicazione del regime delle quote latte nel nostro Paese».

«Ma è tutto il complesso della manovra che non ci convince affatto - continua il presidente della Cia - anzi siamo profondamente delusi. Non troviamo traccia di validi provvedimenti strutturali che possono garantire una ripresa dello sviluppo. è vero che la situazione è alquanto complessa e che servono misure rigorose, ma è altrettanto vero che ogni intervento va coniugato con l'equità e con la garanzia di dare alle imprese le certezze per il futuro. La manovra del governo va invece nella direzione opposta: unicamente colpi di scure e una lotta agli sprechi e all'evasione non adeguata. L'imprenditoria, in particolare, quella agricola, ne esce mortificata. Si allontanano in maniera preoccupante sia la competitività che lo sviluppo, che sono indispensabili per rilanciare il nostro Paese».




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