Mentre in Italia si continua a discutere sulla tassa di soggiorno, le Città del Vino si schierano a favore della sua introduzione. «Con la tassa di soggiorno i Comuni del vino e rurali italiani, molti dei quali piccoli e con poche finanze a disposizione per la promozione già prima dei tagli previsti dal Governo, possono tornare ad investire risorse per mantenere alta la qualità dei propri territori, anima del turismo enogastronomico, ed essere vetrina delle eccellenze made in Italy che rendono unica l'Italia nel mondo».
Le Città del Vino sono preoccupate che manchi ancora il regolamento governativo per l'attuazione del decreto inserito nel federalismo municipale che prevede la nuova imposta e dunque le istruzioni per l'uso per la messa in pratica della tassa di soggiorno, che mettano d'accordo enti locali e albergatori, chiamati a riscuoterla per conto dei Comuni. Di questo, le Città del Vino parleranno il 10 giugno al Castello di San Michele a Cagliari al Forum Europeo 'Strade del vino e Sviluppo economico locale” (www.terredelvino.net), promosso in collaborazione con assessorato Agricoltura e riforma agro-pastorale Regione Autonoma della Sardegna e il patrocinio del ministero del Turismo.
Mentre in Italia il turismo enogastronomico sembra essere tra i pochi settori in grado di resistere ai momenti di crisi, quella sulla tassa di soggiorno è una 'querelle” che, secondo le Città del Vino, ha alla base questioni irrisolte ma fondamentali: prima fra tutte, con i turisti stessi, per i quali, come succede in molte città d'Europa, «non sarà un problema 'adottare” le nostre città, a patto però che questo sia loro riconosciuto», sottolinea il presidente delle Città del vino Giampaolo Pioli.
«I Comuni dovranno saper comunicare bene l'uso che sarà fatto della tassa di soggiorno - spiega Fabiola Sfodera, vicedirettore Citta-Centro interdisciplinare turismo territorio e ambiente di Sapienza Università di Roma e rappresentante italiano Unwto (United Nation World Tourism Organization), che sarà al Forum - perché si chiama tassa, e dunque sai che paghi, ma troppo spesso non sai per cosa perché non si vedono i benefici. Creare una tassa non è difficile: è creare il suo valore che lo è. E forse questo è anche il problema che c'è tra i Comuni e gli albergatori, molti dei quali contrari alla tassa di soggiorno, quando invece questa sarebbe un'occasione importante per fare sistema a beneficio di tutto il territorio».
«Dai Comuni agli albergatori, chiamati a riscuotere la tassa per l'ente locale - aggiunge Pioli - tutti devono essere partecipi della tassa di soggiorno, consapevoli che questa servirà al miglioramento dei territori stessi, i cui Comuni, hanno bilanci sempre più incerti, tra patto di stabilità, tagli alle risorse per la promozione e abolizione dell'Ici. In primis i tanti Comuni rurali italiani, dove nascono le nostre eccellenze enogastronomiche, che non sono in grado di mantenere alta la qualità dei loro territori, mentre vino e prodotti spopolano sui mercati del mondo e l'enoturismo sembra risultare una vera e propria risorsa anti-crisi. Ma il regolamento di attuazione della nuova imposta - conclude Pioli - è necessario per chiarire una volta per tutte come, dove e in che modo è possibile applicare la tassa di soggiorno, e far sì che enti locali, albergatori ed imprenditori si trovino d'accordo e possano investire insieme sui propri territori».
Articoli correlati:
Ripresa per il turismo alberghiero Ma preoccupa la tassa di soggiorno
Tassa di soggiorno, da sola non basta Il turismo non decolla
Tassa di soggiorno per i Comuni Gabella o city tax?
Tassa sui turisti a Roma dal 2011 Dai 2 ai 3 euro a notte