Mentre continua la saga dei grandi chef stellati (dai cavalieri in mostra a Identità Golose al riconoscimento internazionale di Massimo Bottura), con un'attenzione della stampa che a volte sembra esagerata per la realtà sociale che questa nicchia rappresenta, per la Cucina italiana, la ristorazione e l'enogastronomia nel suo complesso continua ad esserci il vuoto di iniziative. Anche se invitati su temi specifici (vedi la proposta al ministro Giancarlo Galan di costituire una
Sopexa italiana per la promozione dei nostri prodotti), i politici preferiscono eclissarsi ed evitare di prendere impegni che non siano generici. Oppure si alzano indignati perché qualcuno, sia pure con modalità magari discutibili, come ha fatto Alessandro Di Pietro a Bontà loro, denuncia la collusione tra la mafia e un prodotto simbolo della Sicilia a tavola come il
pomodoro Pachino.
Eppure basterebbe davvero poco per
dare un po' di unità alle tante, troppe, iniziative del settore che, senza coordinamento, cercano di promuovere la crescita di un settore che, visto anche il ruolo di punta assunto da tempo per il traino del turismo, potrebbe contribuire in maniera determinante a fare crescere il Pil nazionale. Altro che angosciarsi se Marchionne minaccia o spera di spostare all'estero la sede decisionale della Fiat...
Ma per fortuna l'assordante silenzio della politica non impedisce alle imprese e ai professionisti del settore di guardare avanti e di cercare nuovi equilibri. è il caso dei nuovi obiettivi rilanciati nell'assemblea di Mantova dall'
Associazione professionale cuochi italiani per garantire un salto di qualità alle giacche bianche. Il vecchio leone Carlo Re è tornato in campo per sollecitare i cuochi italiani a fare sul serio squadra per essere più forti, contare di più e garantire più opportunità alla Ristorazione nella sua totalità, non solo a quella stellata. E la risposta dei suoi associati è stata immediata, approvando nei fatti il progetto di riorganizzazione dell'associazione per farne il polo più importante e la casa di tutti i cuochi. Una strategia che non possiamo non condividere e sostenere, al pari di quelle di tutte le associazioni che vogliano davvero cercare di uscire dalla logica del piccolo cabotaggio o della sopravvivenza.
L'Italia del fuori casa e dell'enogastronomia ha bisogno di una rappresentanza più forte a tutti i livelli e in assenza di scelte delle istituzioni tocca ai sindacati e alle associazioni fare la loro parte. L'Associazione professionale cuochi italiani sembra essersi messa d'impegno e sarebbe auspicabile trovare altri segnali incoraggianti. A partire magari dalla
Fipe, da cui ci aspettiamo che riprenda al più presto la strada che sembrava avere avviato con decisione qualche mese fa, salvo poi impantanarsi negli scandali legati ai locali notturni. Ora però è davvero tempo che si possa veder cambiare qualcosa...
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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