Per alcuni potrebbe sembrare la scoperta dell'acqua calda, ma il solo fatto che se ne discuta dimostra come la questione sia più che sensata... e urgente: serve un salto di qualità per valorizzare e promuovere nel mondo la Cucina italiana, anzi, come diciamo da tempo, le Cucine italiane. Una proposta concreta, che ha già avuto il consenso di numerosi colleghi, è stata lanciata dal cuoco
Emanuele Esposito, che sul nostro quotidiano online (
www.italiaatavola.net) ha sollecitato la costituzione di un Consorzio per favorire l'unità d'azione fra le troppe sigle del settore. Un obiettivo per molti versi strategico se lo si abbina al recente riconoscimento della Dieta mediterranea da parte dell'Unesco che offre nuove opportunità per valorizzare i nostri prodotti e la nostra cultura alimentare.
In Italia, secondo Esposito, uno dei nostri cuochi più conosciuti all'estero (soprattutto nel mondo arabo, dove è fra i più concreti promotori del Made in Italy a tavola), ci sono troppi gruppi, associazioni, accademie, sindacati che lavorano di fatto in solitudine e senza confronti o sinergie. Il risultato sono spesso attività promozionali e culturali che si sovrappongono per realizzare piccoli progetti, spesso simili fra loro, e che si spartiscono le sempre più esigue risorse disponibili. E quasi sempre in assenza di risultati soddisfacenti.
L'idea di 'fare squadra” per la promozione dell'agroalimentare italiano, come propone Emanuele Esposito, è uno dei temi su cui da tempo 'Italia a Tavola” richiama l'attenzione di imprese e istituzioni. E questo perché è finito il tempo in cui si poteva lavorare in ordine sparso. Ci sono opportunità enormi, soprattutto all'estero, affinché i nostri prodotti, le nostre Cucine e in genere l'italian style a tavola possano avere più opportunità di quanto non avviene. Ma alla base ci deve essere una cabina di regia, che oggi non c'è, che coinvolga tutti i soggetti interessati, dai produttori ai ristoratori. L'ex ministro delle Politiche agricole Luca Zaia aveva pensato che bastasse creare l'ennesimo carrozzone politico, BuonItalia, per avere dei risultati. In realtà abbiamo perso inutilmente tempo e soldi, tanto che il suo successore ha correttamente deciso di chiudere l'esperienza.
Quel che in realtà serve al Paese è una struttura sul tipo di Sopexa in Francia, che abbia ad un tempo un aspetto istituzionale capace di dare garanzie e sia contemporaneamente espressione di tutte le imprese, le associazioni e i gruppi che vogliono convergere in nome di un'unità d'azione e di una sola bandiera. Dobbiamo poter lavorare tutti per il bene della Cucina italiana e dei prodotti italiani. Un Consorzio potrebbe essere lo strumento utile se a livello politico qualcuno ne comprende il valore strategico. Non vogliamo entrare nei dettagli del progetto, in attesa che su questa proposta ci possa essere a breve una risposta da parte del ministro Giancarlo Galan, che finora ha dimostrato concretezza e buon senso.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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