La boccata d'ossigeno garantita dal tradizionale periodo delle ferie estive c'è stata. Forse in misura inferiore a quanto si auguravano in molti, ma in ogni caso in controtendenza rispetto all'andamento della congiuntura, mai così nera da almeno quarant'anni. Al di là di un bilancio che nelle prossime settimane andrà fatto con rigore, si può già fin d'ora dire che nella generale flessione del mercato (meno giorni di presenza e magari riduzione del livello dell'ospitalità scelta...) il sistema turistico italiano ha evidenziato ancora una volta molti dei suoi limiti strutturali su cui è indispensabile intervenire.
A memoria degli addetti ai lavori e del neo ministro Michela Vittoria Brambilla ci piace ricordare solo alcuni dei punti più negativi, perché purtroppo è di questi che si è maggiormente parlato in Italia e nel mondo. I più tristi sono i casi delle accertate evasioni fiscali di molti operatori. Per carità, lavorare in nero, soprattutto in tempi di crisi, può essere un modo per sopravvivere. Ma frodare totalmente l'Agenzia delle entrate e fare concorrenza sleale agli operatori in regola (che sono poi la maggioranza) è davvero inaccettabile. Più rigore, come sollecitiamo da tempo, non può che fare bene al settore e alle casse dell'erario.
Ma ci sono anche altri sintomi di come il turismo italiano zoppica e non può purtroppo contare sul sostegno convinto di istituzioni, spesso locali, che pure non hanno molte altre fonti di entrata sicure per il territorio. I rifiuti nella Grotta azzurra di Capri ne sono un esempio preciso. Come pure la schifezza del traffico di barconi che continua a riempire di orde di turisti indisciplinati e rozzi l'arcipelago della Maddalena. Per non parlare, sempre per restare in Sardegna, dello schifo della gestione del parco dell'Asinara dove, solo perché 'grandi elettori” del Comune di Porto Torres (a cui fa capo il parco) lo consentono, i pescatori 'professionisti” possono gettare reti e palamiti (palangari) nelle aree interdette a chiunque contando sulla sostanziale ignavia delle autorità preposte ai controlli. E tutto ciò mentre le spiagge di tutta la Sardegna, salvo qualche lodevole eccezione, sono abbandonate alla sporcizia o affidate alla gestione di personaggi quanto meno discussi come Briatore.
Ma il peggio del modo di fare turismo all'italiana è rappresentato dai tanti, troppi, Comuni che non trovano di meglio che organizzare serate chiamando come attrazione principale un personaggio come il fotografo Fabrizio Corona, star delle cronache solo per un episodio non proprio da premio Pulitzer come Vallettopoli. Altro che turismo culturale: è un vero schifo.
E in tutto ciò c'è anche chi è contento che i turisti italiani (nella percentuale di 6 su 10) si portano a casa come souvenir dei prodotti enogastronomici. La cosa sarebbe il massimo se non fosse che spesso gli acquisti sono fatti in sagre improbabili (vera tragedia del Paese), dove il vino, l'olio, il formaggio o il salame spesso sono quasi un optional. Nel senso che per lo più non sono garantiti da nessuno, sono dei taroccamenti e non rappresentano certo la qualità del territorio visitato. Sempre sperando che non facciano male.
Qualche intervento concreto per rimediare a questi guasti serve con urgenza e contiamo che il ministro Brambilla si dia da fare al più presto per cancellare almeno queste pecche.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net
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