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Bufala Campana
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Piuttosto che TuttoFood... Incontriamoci a Roma

Claudio Riolo parla di TuttoFood, una di quelle «macro esposizioni dove il cibo non esiste, rette da multinazionali che parlano un linguaggio incomprensibile, propinano sapori sconosciuti, spalancano le porte a un mercato che butta giù dal carro piccoli e bravi produttori perché chi sgomita vince»

 
18 giugno 2009 | 15:38

Piuttosto che TuttoFood... Incontriamoci a Roma

Claudio Riolo parla di TuttoFood, una di quelle «macro esposizioni dove il cibo non esiste, rette da multinazionali che parlano un linguaggio incomprensibile, propinano sapori sconosciuti, spalancano le porte a un mercato che butta giù dal carro piccoli e bravi produttori perché chi sgomita vince»

18 giugno 2009 | 15:38
 

Sul tema di TuttoFood e sulla valorizzazione dell'agroalimentare italiano Claudio Riolo di riquadro.com ci ha inviato un commento all'editoriale di Alberto Lupini, che volentieri riportiamo qui di seguito.

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Caro Alberto, leggo sul tuo bel giornale due articoli di meraviglia per l'insuccesso di questo TuttoFood di Milano. Mi meraviglio che ti meravigli per queste macro esposizioni dove il cibo non esiste, rette da multinazionali che parlano un linguaggio incomprensibile, propinano sapori sconosciuti, spalancano le porte a un mercato che butta giù dal carro (citazione di Fabio Turchetti) piccoli e bravi produttori perché chi sgomita vince. Vedi Alberto, io ero a Milano in quei giorni e mi sono ben guardato dall'andarci e avevo solide prove che anticipavano il pessimo risultato. Non è questione di orario, date o sale esclusive. Anche voi, se avete a cuore l'agricoltura e la cucina italiana non ci dovreste più andare e neppure ne dovreste scrivere.

Ne approfitto e controbilancio raccontandoti il grande successo della rassegna "Incontriamoci a Roma" organizzata a Marino dall'agente di commercio Paolo Tamberlani, il mitico produttore di delicatezze Roberto Santopietro, il già citato Fabio Turchetti giornalista davvero bravo, con la collaborazione di Gigi Brozzoni Seminario Permanente Luigi Veronelli come dire la Ferrari del vino e i consigli del professor Alberto Camandona, come lo chiamiamo, il Virgilio dell'ospitalità alberghiera? Certo, successo vuol dire 60 produttori e 300 ristoratori e negozianti, ma che produttori, il fior fiore d'Italia, vignaioli, cioccolatai, casari, oliandoli, norcini e via via, simpaticamente assediati fin dopo mezzanotte dai più bei nomi dei ristoranti, vinerie e gastronomie romane. Tutt'attorno un incantevole paesaggio italiano. E devo dirti che qualche giorno prima anche la rassegna organizzata proprio con la tua rivista, sempre a Roma, ha raccolto trenta gioielli del cibo e vino visitati da un piccolo, ma quotato numero di professionisti dell'ospitalità.
 
Sono scandalizzato, si questa è la parola, di veder organizzare TuttoFood, bestevainen, jast toocaz e puttanate cosiddette enogastronomiche (e Soldati diceva Cucina e vino). Ma che diamine, siamo in Italia, parlate come mangiate, evviva Incontriamoci a Roma. E smettiamola anche con il made in Italy, che nell'immaginario internazionale significa tutto e di più tranne che uno degli infiniti, meravigliosi, insostituibili, unici prodotti della nostra Italia. Di questo andazzo è figlia l'insegna marcheshire (ma quante ne potrei citare) che fa impallidire Occhialhouse, la vetrina più stronza premiata come tale dalla giornale Il Male anni ‘70. Mi rassereno se penso che in questo metà giugno si terrà a Jesi la rassegna organizzata dai fratelli Silveri del ristorante La Rusticanella; raccoglie l'ampia partecipazione di piccoli/grandi artigiani da tutta Italia per l'offerta natalizia aziendale. L'Italia è ricca di iniziative così, locali, specializzate organizzate da professionisti che ben conosco la realtà di produzione e commercio. Pochi ne parlano, la casta dei giornalisti detti enogastronomici, brutto termine che però la dice lunga sulla categoria, non le conosce, ma per fortuna esistono e garantiscono notorietà e vendita.

 Voi scrivete di buyer, che credo voglia dire compratori, che sarebbero poi quelli che vanno dal produttore e gli impongono prezzi, produzioni, varietà, tempi e metodi (che loro chiamano gamma, per darsi un tono). Così, spesso alla c... (scusa, ma quando ce vo' ce vo'), incapaci di vendere con semplicità, ma boriosi, incattiviti dal mal di pancia loro e delle loro clienti. Certo, mal di pancia causato dalla frutta acerba che fanno mangiare da anni. Non è forse vero? E quando il mal di pancia li seleziona e li scarta, il produttore alla corde, senza più clienti, spesso chiude i battenti. Eno che?

Invece a Roma la frutta me la sono 'magnata” in piazza Crati (per intenderci, di fronte a quella cittadella di vini e cose buone dei fratelli Arcioni) nel cuore del residenziale e verde quartiere Trieste; arrivava fresca fresca da Mentana sul banco della bancarella multicolore e festeggiata da belle signore in ghingheri. Albicocche e pesche di propria produzione a 0,80 e 1,40 euro, anguria da fuori di testa, stesso prezzo. Ho finalmente capito cosa vuol dire km 0 e il 'Buono giusto e pulito” di Carlo Petrini: per questo splendido programma gli si perdona tutto.

Mi complimento per il racconto del tuo collega Paolo Manfredi ma devo chiedergli cosa c'entra McDonald's in tutto ciò? E vorrei che si sospendessero i luoghi comuni. In questi locali vedo spesso ragazzi che si radunano in allegria, feste di bambini che non avrebbero alternativa. Uno dei pochi luoghi dove potete chiedere di dosare il sale, dove si pranza a tutte le ore, numerosi piatti vegetariani preparati con molto igiene, tra i pochi luoghi di ristoro (non ho scritto ristoranti) con piattini di frutta fresca; se sei solo non ti senti un misero essere nell'angolo, la pulizia anche nei cessi non è un caso, salvo la sozzeria eventuale degli ospiti, spesso giornali in lettura, puoi stare al tavolo delle ore, anche i meno abbienti possono permettersi un piatto caldo. O no? Guarda Alberto non sono molti i ristoranti italiani a garantire questo standard, senza contare il personale, in parte straniero, regolarmente pagato e in regola.

Voglio esagerare e tu conosci la mia storia: per fortuna ci sono i McDonald's. Ora ci arrivo.

Ministero dei Beni culturali e ministero del Turismo propongono l'enogastronomia, e ridai, si scrive cucina e vino, come tematica centrale della promozione turistica mettendo in sottordine il patrimonio culturale, monumentale e ambientale. Propongono quindi di incentivare il turismo illustrando cibi e vini. Probabilmente ho capito male perchè mi sembrerebbe incredibile anteporre vincesgrassi e Verdicchio a Michelangelo e Dolomiti. Da questa politica se ne avvantaggiano solo i grandi marchi nazionali e internazionali. Hai sentito la pubblicità dell'amicizia (l'amicizia!) che ha il sapore della bavettealpestobarilla? e la ragazzina acqua e sapone che adora il ragù della mamma con la cocacola (non coccola, cocacolaaa)? Te le faccio breve, ma a sentirle per intero...

Agostino PetrosinoE quando sei sul Trenitalia frecciarossa in seconda classe, mentre infili il maglione anti aria condizionata, l'altoparlante avvisa (con gran stile) che quelli in prima classe stanno per ricevere un benvenuto con prosecchino, succo di frutta, patatine San Carlo e snack (?) vitasnella. Così ti passa l'invidia, ma dov'è tutta questa prima classe? Ecco, mi rincuora McDonald's (pensa un po') che pubblicizza e serve il parmigiano reggiano e la pancetta affumicata della val Venosta; e rimane il treno italo svizzero Cisalpino a proporre l'italianità. I famosi turisti, te li immagini, attratti dalle campagne pubblicitarie di esperti enogastronomici (sic) e due ministri, arriveranno a Roma, Firenze, Venezia e per provare la buona cucina dove credi che andranno, scesi dal pullman? Harry's Bar? Alberto Ciarla? Pinchorri? E no, mangeranno la solita m... che gli propinano da decenni, anche in forma di menu turistico. Speriamo che gli lascino dare una sbirciata in fila al David, al Ponte dei Sospiri, al Colosseo.

Si, Alberto questa è la verità, non puoi smentirmi, i turisti troveranno più facilmente un cibo italiano genuino da un McDonald's americano che in un locale italiano, tutto ciò favorito e promosso da un raggiro culturale (nessuno si offenda). Ma la Fipe non lo sa? Tanto meno Identità Golose o Marchi di Gola che ha problemi più importanti da discutere. I ristoratori degni di tal nome, con la R maiuscola, ne sono consci e, coerenti, non vanno al TuttoFood. Sono i figli e nipoti di quelli che Luigi Veronelli, più di 50 anni fa, chiamò a raccolta per pubblicizzare rocche, chiese e castelli e nel contempo per difendere i Giacimenti Gastronomici (Il Gastronomo, 1956).

Claudio Riolo
Per approfondire: www.riquadro.com

Nella foto: Agostino Petrosino (Roma, Nelle mani di Petrosino) che non è andato al TuttoFood, mentre taglia i pomodori, precedentemente scottati e pelati.


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