Carpenè Malvolti e Ca’ Foscari si sono trovate al Piccolo Teatro Grassi di Milano per la presentazione del libro “Carpenè Mavolti e Ca’ Foscari - Il Risorgimento dell’economia nel Veneto dell’Ottocento”.
L’occasione è stata la celebrazione dei 150 anni dalla fondazione sia della casa vinicola di Conegliano (Tv) sia dell’ateneo di Venezia. Un compleanno d’impresa congiunto. Il testo, firmato da Giovanni Favero e Carolina De Leo - con il contributo delle studentesse Sarà Jesi Bettiol ed Elena Bernardi della Scuola Enologica di Conegliano, nonché di
Carpenè Malvolti - è stato presentato da Giorgio Brunetti, professore emerito di Economia aziendale a Ca’ Foscari. Al suo fianco, Paolo De Matteis Larivera, membro della famiglia Carpenè.

Entrambi hanno ricordato le figure di Antonio Carpenè, fondatore dell’azienda e della Società enologica della provincia di Treviso, e di Luigi Luzzatti, che con le proprie idee e conoscenze ha contribuito alla nascita dell’Università Ca’ Foscari. «Due figure diverse, ma su un percorso parallelo, che hanno fatto la storia di un territorio», ha spiegato
Giorgio Brunetti.

«All’Esposizione universale di Vienna, nel 1873 - ha sottolineato
Paolo De Matteis Larivera - Carpenè era presente con i suoi vini, mentre Luzzatti era segretario generale del ministero dell’Agricoltura. La terra, da cui nasce il Prosecco, è stata un elemento in comune. Un legame forte».

«Il mio trisavolo - ha commentato
Rosanna Carpenè - ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo dell’economia del territorio, aiutando in particolare i viticoltori a prendere consapevolezza delle potenzialità di un vitigno autoctono quale la Glera. Lo ha fatto impartendo loro lezioni “in piazza” su come gestire al meglio il lavoro in vigna e perfezionando le tecniche di vinificazione e spumantizzazione che avrebbero meglio esaltato le caratteristiche delle uve. Un uomo spinto da una vera vocazione alla divulgazione, tanto da indurre il sistema socio-culturale del tempo a istituire, proprio a Conegliano, la prima Scuola Enologica d’Italia, che tanta parte ha avuto e continua ad avere nella formazione di enologi a livello mondiale».