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Le grappe italiane di Poli Distillerie profumano di storia, tradizione e cultura

Poli Distillerie è la storia di generazioni, che dal primo alambicco su carretto a quello bagnomaria operante sottovuoto Crysopea di oggi, hanno sempre prodotto distillati di qualità, dando un grande valore all'export

di Piera Genta
 
09 febbraio 2016 | 14:11

Le grappe italiane di Poli Distillerie profumano di storia, tradizione e cultura

Poli Distillerie è la storia di generazioni, che dal primo alambicco su carretto a quello bagnomaria operante sottovuoto Crysopea di oggi, hanno sempre prodotto distillati di qualità, dando un grande valore all'export

di Piera Genta
09 febbraio 2016 | 14:11
 

Azienda a conduzione familiare, oggi alla quarta generazione, 100 anni di esperienza e competenza, utilizzo di materia prima fresca e sana, amore per il prodotto, rispetto per il consumatore, continui investimenti per integrare la tradizione con l’innovazione. Nasce così la grappa moderna, anzi le grappe diversificate per le differenti esigenze, un’acquavite tutta italiana, che negli anni ha cambiato la sua immagine da prodotto rustico a prodotto con stile, carattere, eleganza apprezzata da una clientela giovane e dal pubblico femminile.



La storia di questa famiglia di grappaioli inizia in un’osteria a Schiavon in provincia di Vicenza nel 1898 con GioBatta, bisnonno degli attuali proprietari. Con un alambicco montato su un carretto andava nelle fattorie della zona a distillar vinacce, la pedemontana veneta è un’area geografica vocata alla viticoltura e considerata la culla della grappa. L’alambicco mobile ha segnato l’inizio di questa attività e l’impianto di distillazione dopo vari ampliamenti, da quello del nonno Giovanni, che lo ricava dalla vaporiera a legna di una locomotiva, fino all’ultimo installato da Jacopo Poli (nella foto) nel 1983, conta oggi 12 caldaie in rame riscaldate a vapore fluente, metodo di lavorazione artigianale a ciclo discontinuo, lento e costoso, ideale per la distillazione delle vinacce da uve rosse.

Si tratta di un alambicco tra i più antichi ancora funzionanti in Italia. Nel 2001 viene aggiunto un impianto con due caldaie a bagnomaria utilizzato per la distillazione dell’uva e della frutta, Athanor, una copia di una macchina del XV secolo descritta nel “Liber de arti distillandi” pubblicato nel 1500 a Strasburgo. E poi l’innovazione con progetto di ricerca iniziato nel 2003 dal laboratorio sperimentale dell'Istituto agrario San Michele all'Adige in collaborazione con l’Università di Trento che ha portato all’installazione nel 2009 di un innovativo alambicco a bagnomaria operante sottovuoto.

Jacopo Poli

Rispetto agli impianti a bagnomaria tradizionali, i distillati ottenuti con il vuoto risultano sensibilmente migliorati per incremento delle note floreale e fruttate e per la diminuzione delle impurità. L'applicazione del vuoto al processo di distillazione fu tentata già verso la fine dell'800 dall'italiano Enrico Comboni, ma si dovettero attendere molti decenni perché ne venisse fatto un uso produttivo e non solo sperimentale.

Il nome dato all’impianto, Crysopea, ricorda la storia: fu Cleopatra, alchimista dell'Antico Egitto, a creare il primo alambicco con cui distillare il più prezioso dei metalli, l'oro, e lo chiamò proprio Crysopea. Il primo distillato messo in commercio nato da questo alambicco fa parte della collezione Cleopatra ed è una grappa Moscato d’oro, ottenuta da vinacce di Moscato Fior d'Arancio e Moscato Bianco dei Colli Euganei. In etichetta il drago Ouroboros (il serpente che si morde la coda) che rappresenta il processo alchemico, il ciclico susseguirsi di distillazioni e condensazioni necessarie a purificare e portare a perfezione la “materia prima”.

Le origini della grappa sono molto antiche e non mancano le leggende, ma la grappa come la intendiamo oggi si fa risalire intono all’anno Mille nell’ambito degli studi della Scuola Salernitana che codificarono le regole della concentrazione dell’alcol attraverso la distillazione e ne prescrissero l’impiego per svariate patalogie umane. Un prodotto innovativo distillato artigianalmente in piccoli lotti proprio con Crysopea è il Marconi 46, un gin italiano ottenuto da un’infusione di bacche di ginepro, uva moscato, pino mugo, pino cembro, menta, cardamomo e coriandolo. Un intenso aroma di ginepro, fresco e balsamico, morbido in bocca. Il nome merita una spiegazione: Guglielmo Marconi, inventore del telegrafo e premio Nobel per la fisica; 46 la gradazione alcolica e via Marconi 46 a Schiavon l’indirizzo della Poli Distillerie



Jacopo Poli afferma che non esiste la grappa, ma le grappe, differenti per il vitigno, l’alambicco, la vinaccia, l’annata, l’invecchiamento e lo stile. Tre sono le grandi linee dei loro distillati: linea Jacopo Poli che comprende grappe barricate e distillati millesimati da vitigni selezionati; linea Poli con grappe affinate, grappe giovani e distillati di frutta; linea Poli Museum con grappe ottenute da vinacce di varietà miste e da liquori. La grappa appena distillata, giovane e cristallina, riposa in serbatoi di acciaio per almeno un anno prima di essere imbottigliata, mentre la grappa invecchiata viene elevata in legno per diversi anni arricchendosi degli aromi provenienti dal legno, mentre la grappa barricata, l’unica prodotta dalla distilleria, sosta esclusivamente nelle 4mila barriques di rovere francese nelle nuove cantine di invecchiamento, un progetto che per arrivare allo stato attuale è durato vent’anni.

Grande cura per le confezioni, singolari le bottiglie dal collo lungo e sottile, nate dalla passione di Jacopo per i dipinti di Modigliani con il tappo di un colore specifico che ne indica il profilo aromatico prevalente; da notare ancora la bottiglia bassa a campana che si ispira alla campana di ispezione presente sugli alambicchi. La distilleria ha 35 dipendenti, l’export copre il 40% del fatturato, suddiviso su 56 Paesi in 5 continenti, i principali sono Germania, Svizzera, Austria, Stati Uniti e Canada. Si stanno aprendo dei mercati emergenti, in contro tendenza con l’andamento generale, come il Ghana. Un trend in crescita positiva, rispetto allo scorso anno con un incremento del 9% dell’export.



Tutto in distilleria, dal nome degli impianti al Museo della grappa parla di storia antica, di cultura e di tradizione. Due location differenti per il museo: il primo a Bassano del Grappa aperto nel 1993 di fronte allo storico Ponte Vecchio, in un palazzo del Quattrocento, con 5 suggestive sale dove è possibile ripercorrere la storia della distillazione dagli alchimisti fino ai giorni nostri. Il nucleo principale da cui ha avuto origine è costituito da una raccolta di circa 3mila volumi antichi e moderni riguardanti la grappa e l'arte della distillazione. Nella quarta sala è esposta una collezione di grappe mignon, circa 1500 bottigliette provenienti da circa 350 distillerie.

Nel 2011 Jacopo Poli ha aperto una seconda sede del Poli Museo della Grappa a Schiavon accanto alla distilleria in un edificio di interesse storico-ambientale per la sua struttura a porticato tipica delle antiche abitazioni rurali venete. Qui sono raccolti vari tipi di alambicchi, circa 2mila bottiglie storiche prodotte dagli anni '30 fino agli anni '80 e provenienti da 450 aziende, molte delle quali oggi scomparse. Le Poli Distillerie ed il Poli Museum della grappa di Schiavon fanno parte da Erih (European route of industrial heritage), una rete che valorizza il patrimonio archeologico industriale europeo promuovendo il turismo d’impresa. Attualmente fanno parte più di mille siti ubicati in 44 Paesi europei, suddivisi in 13 itinerari tematici europei (tessile, siderurgico, minerario, manifatturiero, ecc.) e 17 itinerari regionali che permettono di scoprire le aree produttive che hanno segnato la storia industriale europea.


Fra tutti questi siti sono stati scelti 80 “anchor point” (punti di ancoraggio), che costruiscono il principale itinerario virtuale dell’Erih. Sono solamente tre gli anchor points scelti e accettati per l’Italia, tra questi le Poli Distillerie e il Poli Museo della Grappa di Schiavon. Nel libro “Grappa, spirito italiano” edito da Rizzoli e tradotto in inglese, Jacopo Poli, racconta le origini de distillato e raccoglie una raccolta fotografica di 371 bottiglie di grappa prodotte da 181 distillerie di cui 65 ancora attive prodotte entro la fine degli anni ’50, periodo che ha rappresentato il confine temporale tra la distillazione artigianale e l’avvento di quella industriale.


Poli Distillerie
Via Marconi 46 - 36060 Schiavon (Vi)
Tel 0444 665007
www.poligrappa.com
info@poligrappa.com

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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