In Italia quando si tratta di vino non puoi sbagliare: otto su dieci c’è una famiglia di mezzo, da secoli o decenni, grande o piccola, di alto lignaggio o di comuni mortali. Rientrano in quest’ultima categoria i Bonomo, proprietari dell’azienda Monte del Frà, nata nel territorio che è tipico del Custoza Doc; ma col tempo le radici si sono estese fino in Valpolicella, e comunque sempre in Veneto.
La famiglia Bonomo, proprietaria dell’azienda Monte del FràLa storia di Monte del Frà inizia nel 1958, sulle colline moreniche che circondano il
Lago di Garda. Qui
Massimo Bonomo affitta alcuni terreni e inizia a lavorarli producendo grano e frutta. Una piccola iniziale produzione di vino viene venduta sfusa nella cosiddetta frasca, l’osteria di famiglia, segnalata per l’appunto da una frasca esposta all’inizio della strada, quella che oggi sarebbe l’insegna di un bar. E teniamo presente che da quelle parti la viticoltura sfida i secoli, se pensiamo che i Frati dell’Ordine di Santa Maria della Scala di Verona si dedicarono alla lavorazione dei vigneti a partire dal 1500 o giù di lì.
Tornando ai giorni nostri, tocca ai figli di Massimo, Eligio e Claudio consolidare la tradizione enologica, affiancati dai nipoti Marica, Silvia e Massimo. Ad ognuno il suo ruolo: Eligio è l’uomo delle vigne, il fratello Claudio l’enologo, i figli si collocano più sul versante soft skills e si occupano di marketing, comunicazione, ospitalità.
Tocca al prestigioso Horto, ristorante altolocato (sesto piano) ed affacciato sui tetti a cento metri dalla Galleria Vittorio Emanuele II, ospitare la presentazione milanese di Monte del Frà. La presenza invisibile del supervisore di Horto, lo chef tristellato Norbert Niederkofler, uno dei pesi massimi della cucina sostenibile, è servita a dare credibilità e spessore ad un’azienda vitivinicola in crescita costante, fino a giungere al al traguardo del milione e mezzo di bottiglie annuali.
Marica Bonomo«Siamo legati per tradizione», spiega
Marica Bonomo nell’introdurre la degustazione guidata dei vini di famiglia, «alla produzione del Custoza; l’espansione è arrivata passo dopo passo, acquisendo tutti i terreni che un appassionato vignaiolo come mio padre poteva comprare. Solo una personalità vulcanica come la sua poteva affrontare a viso aperto i relativi rischi economici. Il territorio collinare a sud-est del Garda è amato profondamente dalla mia famiglia anche per la sua morfologia, dato che i terreni morenici che caratterizzano la produzione, in un’area geografica ristretta, presentano caratteristiche diverse da zona a zona; questo ci fa ottenere sfumature organolettiche svariate e intriganti, identificative dei singoli terroir responsabili della produzione».
La cena e i vini
Cà del Magro Custoza Superiore Doc 2018
E allora guardiamoli-annusiamoli-degustiamoli questi figli di Bacco e della famiglia Bonomo, nel tentativo di capire se gerarchicamente vengano prima o dopo dei figli naturali: cominciamo con Cà del Magro Custoza Superiore Doc, il vino più rappresentativo della storia aziendale, il cui vigneto è situato su una collina nel cuore di Custoza a 100/150 s.l.m. Il terreno è calcareo, argilloso, ghiaioso, le uve sono Garganega, Trebbiano toscano, Cortese e lncrocio Manzoni. Il 2018 che abbiamo assaggiato veniva da una vendemmia un po’ anticipata, diretta a conservare e valorizzare il patrimonio di acidità e la forza espressiva delle uve varietali.
Il territorio collinare a sud-est del Garda amato dalla famiglia
Ne ha guadagnato la struttura del Custoza, che ha espresso un equilibrio complessivo molto interessante grazie al connubio fra residuo zuccherino, buona presenza di terpeni, aromi primari e precursori aromatici. Un bagaglio di note caratteristiche che ha dato vita a un bianco da invecchiamento, espressione che ad alcuni sembra un ossimoro e va invece considerata con la massima serietà: dipende, ovviamente, da quanti anni si prevede di aspettarlo, il suddetto bianco. Una grande spalla, comunque, per lo gnocco di rapa rossa e rafano firmato Norbert Niederkofler, uno di quei piatti scultorei che prima ti fanno pensare, e subito dopo avviano l’esperienza godereccia.
La storia di Monte del Frà inizia nel 1958
Scarnocchio Amarone della Valpolicella Docg 2016
Alla seconda portata, il cervo con zucca al rosmarino e asparagi pungitopo in agrodolce, meno iconico e più concreto del primo, è toccato in sorte lo Scarnocchio Amarone della Valpolicella Docg 2016. Il terreno di origine è in collina a 400 metri, al riparo dalle scottature possibili per i vigneti più a valle ed accarezzato ogni giorno dalla ventilazione prealpina. A voler leggere nel pensiero, si può estrapolare l’intenzione dell’agricoltore e dell’enologo di far valere l’eleganza sull’opulenza, la complessità sulla ridondanza; per poi lasciare lo spazio che meritano ai sentori di sottobosco, ciliegie sotto spirito, prugne, liquirizia, tabacco e spezie come il pepe nero. I soliti sentori, dirà qualcuno: e noi lo lasciamo dire, ma solo perché amiamo i provocatori.
L'Amarone Monte del FràLasciamo allora lavorare, per qualche secolo, la famiglia Bonomo. Eligio, Claudio, Marica, Silvia e Massimo sono passati dal non prestigioso Bianco di Custoza, ingiustamente sottovalutato per decenni, a ben altro: declinato, per essere precisi, in Lugana, Garganega e Soave Classico come vini bianchi, tra i rosati il Bardolino Chiaretto e per i rossi Bardolino, Corvina, Valpolicella Classico e Superiore, Ripasso, Amarone, Merlot e Recioto. Una gamma assai territoriale e virtualmente completa, che in tutto il mondo fa esportare il 60% di una milionata e mezzo di bottiglie; e che in tutto il mondo identifica un territorio.
E la famiglia che gli appartiene.
Monte del FràVia Custoza, 35, 37066 Sommacampagna VR
Tel 045510490