Il Pinot Nero è la bandiera della Valle Versa. Un vitigno eclettico, capace di esprimere le sue peculiarità nella spumantistica ma anche nella vinificazione più tradizionale. È un vitigno ostico che, solo chi ha abilità in vigna e in cantina, riesce a trasformare. Un vitigno che è alla base delle produzioni di Manuelina, realtà dalla storia recente, almeno per quanto riguarda il nome, ma che fonda radici già agli inizi del Novecento come azienda capace valorizzare un prodotto considerato l’emblema di un intero territorio.
Vendemmia all'azienda agricola Manuelina
Situata alla frazione di Ruinello di Sotto di Santa Maria della Versa, la cantina è oggi un punto di riferimento per chi vuole degustare le declinazioni del Pinot Nero, dalla scorsa annata produce anche una versione Dosaggio Zero, un prodotto capace di assecondare l’orientamento del mercato che oggi predilige prodotti con bassi residui zuccherini. Ad accoglierci in cantina è Manuela, l’ultima generazione di produttori della famiglia Achilli che nella prima metà del Novecento ha dato il via alla storia della cantina. Oggi una realtà ben avviata, con strutture moderne ed un’accogliente sala degustazione dove Manuela ci racconta le sfaccettature produttive e commerciali. A partire dall’aneddoto legato al nome attuale.
«La modifica del nome in
Azienda Agricola Manuelina è storia di oggi - ci racconta - Per distinguere la nostra azienda dalle numerose cantine a nome Achilli presenti nel comune di Santa Maria della Versa, abbiamo registrato un nome semplice legato alla famiglia. Per questo abbiamo deciso di prendere spunto dal mio nome di battesimo». Se questa scelta fa parte del presente, la storia della cantina poggia su basi ben più radicate nella tradizione dell’
Oltrepò Pavese.
«La sua storia inizia nella prima metà del ‘900 – ci spiega Manuela – quando Luigi Achilli e il fratello Guido decidono di non limitarsi a una produzione per il consumo personale o di pochi affezionati amici e clienti. Nasce così l’Azienda Agricola Achilli Luigi.
Il successo arriva presto e molte famiglie vengono il sabato e la domenica dalla città ad acquistare direttamente in cantina il vino, soprattutto quello sfuso». Da allora l’azienda ha percorso molta strada, fatta di dedizione e di paziente selezione delle uve per una produzione vinicola di qualità.
L'esterno della cantina
«Una grande passione – racconta Manuela – che Luigi Achilli ha trasmesso ai figli Paolo, mio padre e allo zio Antonio, che hanno contribuito, secondo le rispettive inclinazioni e capacità, ma con unità di intenti, a trasformare l’azienda nella realtà odierna. Insomma, siamo una realtà famigliare che poggia su radici solide e che guarda al futuro con la consapevolezza di investire in vigna ed in cantina per garantire al consumatore un prodotto di qualità. Con un occhio al territorio perché crediamo fortemente che l’Oltrepò ha delle grandi potenzialità inespresse che solo grazie ad un lavoro corale, tra cantine ed operatori, potrà ritornare ad essere una realtà blasonata più di quanto lo è già».
L’intera filiera produttiva è interna. «Proprio così – spiega Antonio Achilli che in azienda si occupa prevalentemente del commerciale con un occhio anche in cantina –
Oggi l’Azienda Agricola Manuelina conta su 22 ettari di vigneti di proprietà, e produce, vinifica e imbottiglia direttamente in azienda, cercando al meglio delle proprie possibilità di fare un prodotto di qualità in grado di soddisfare sempre la clientela. Con il giusto pizzico di presunzione diciamo che i nostri prodotti sono speciali perché hanno un ingrediente in più, la passione della famiglia che li produce. Dietro al nostro vino c’è una cura meticolosa in ogni fase della produzione, frutto di anni d’esperienza, cercando di dare sempre il meglio».
L'interno della cantina Manuelina
E sul piano della produzione, qual è la filosofia dell’azienda? Paolo Achilli, responsabile della produzione e del lavoro in vigna è chiaro: «
La lavorazione dei nostri vigneti avviene con la massima cura e nel rispetto dell’ambiente: interventi anticrittogamici limitati al minimo, concimazione fatta con prodotti organici solo di mantenimento e non di forzatura della produzione, potature corte e inerbimento naturale. La raccolta delle uve è manuale. Si procede poi con una pressatura soffice dei grappoli diraspati. Per ogni tipo di prodotto si adottano le tecniche di lavorazione più indicate. La decantazione avviene in tini di acciaio inox che garantiscono condizioni igieniche ottimali».
La sala degustazione in cui ci troviamo è fulcro dell’attività di enoturismo che l’azienda promuove da diverso tempo. «Siamo fortemente convinti che ospitare esperti ma anche semplici winelovers rappresenti un valore aggiunto per noi e per il territorio - spiega Manuela Achilli - Ci permette di andare a stretto contatto con i clienti, proporre i nostri vini in abbinamento ai sapori dell’Oltrepò. Ci siamo accorti, in particolare in questo periodo di pandemia, che
il contatto diretto con il consumatore, con la consegna a domicilio, ci ha permesso di rimanere a galla in un periodo drammatico che ha messo in ginocchio l’horeca, il settore con cui lavoriamo maggiormente e su cui si concentra il 60% delle nostre vendite».
La cantina fa parte del progetto #labonardaperfetta, iniziativa che fa rivivere questa tipologia di vino nella sua forma più autentica grazie all’iniziativa di un gruppo di aziende agricole di filiera appartenenti al Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese. «Fare rete – spiega
Manuela Achilli – significa unire le forze per rilanciare un prodotto in questo caso, ma anche il territorio. Un Oltrepò che deve cambiare marcia, non deve essere più un territorio di approvvigionamento ma una realtà capace di esprimere eccellenze. Con questo gruppo di produttori, dal 2015, abbiamo lanciato questo progetto adottando un regolamento più severo rispetto al disciplinare di produzione della Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC, ci siamo proposti di ridare identità e valore a un vino ancora oggi svilito da troppe bottiglie la cui unica attrattiva è il basso prezzo».
Antonio, Manuela e Paolo Achilli
La degustazione non può non soffermarsi sulle varie declinazioni di Pinot Nero, a partire da quelle legate alla spumantistica. Ci viene servito il
137 Brut Oltrepò Pavese Metodo Classico. «Le uve, raccolte manualmente in cassette da 18 kg alla fine di agosto nel vigneto identificato con il numero 137 sulla mappa catastale di Santa Maria della Versa, subiscono una pressatura soffice all'interno di una pressa a polmone - ci spiega Paolo - Il nostro Brut riposa per almeno 36 mesi in bottiglia a temperatura controllata. Infine, mediante le operazioni di remuage e dégorgement, il Metodo Classico è illimpidito e pronto per la commercializzazione».
Finezza ed equilibrio sono le prerogative di questo spumante dal naso ricco e dal perlage persistente. Al naso esordisce con sentori fruttati maturi, su tutti la pesca, unita a quelli di lievito e crosta di pane. In bocca è elegante e ben bilanciato, notevole freschezza ed evidente presenza fruttata che volgono poi ad un finale ammandorlato. Ottimo con aperitivi sia leggeri che rinforzati, ci piace molto con i crudi di mare ed in particolare i carpacci. Abbiamo poi degustato il dosaggio zero, un metodo classico che riposa per almeno 36 mesi in bottiglia a temperatura controllata. Nel bicchiere si sviluppa con un colore giallo paglierino, luminoso e brillante, attraversato da una bollicina fine e cremosa.
Al naso si avvertono note floreali e fruttate, impreziosite da un leggero tocco che riporta alla nocciola. In bocca è di buon corpo, elegante, equilibrato, con un sorso che spicca per sapidità. Perfetto con gli antipasti, si sposa egregiamente con i primi e i secondi piatti di pesce. Curioso anche l’abbinamento con secondi di carne bianca cucinati con preparazioni leggere. Infine la versione rosé, un metodo classico che riposa per almeno 36 mesi in bottiglia. Colore rosa delicato, brillante nel calice, dal perlage fine. Naso intenso nel quale le note di lampone e ciliegia, si uniscono alle suggestioni di crosta di pane. Bocca elegante, fresca e cremosa grazie ad una delicata effervescenza. Accanto alla
Labariana e a
Pà Luigi, rispettivamente la versione frizzante e ferma della Bonarda, la cantina propone Achillius del progetto #lamossaperfetta.
La sala degustazione della cantina
L’attenzione ricade su questa Bonarda, contenuta all’interno della cosiddetta Marasca, la bottiglia del Distretto. Si presenta rosso brillante con sfumature violacee nel bicchiere; al naso è intensa con note di lamponi, more e marmellata di mirtilli che regalano al naso un bouquet ricco e intenso. Il fruttato è generoso anche in bocca, dove la frizzantezza del vino solletica piacevolmente il palato. Si presenta giustamente sapida e tannica, piacevolmente morbida e fresca, di buona struttura. Ideale da accompagnare ai salumi dell’Oltrepò Pavese, a primi piatti con sughi, anche di carne, oppure con una grigliata di salsicce.
Degno di nota, per complessità, è il
SoloNero, Pinot Nero in purezza. Un vino che esprime al meglio le qualità del vitigno, al mosto-vino sono aggiunti tannini nobili per accentuarne la struttura e la finezza, mentre l'affinamento avviene in vasche di acciaio a bassa temperatura. Rosso rubino brillante con leggere sfumature amaranto, al naso esprime belle note di bacche del bosco, dalla mora al ribes nero, che si fondono a nobili sentori un po’ più evoluti. Fresco, elegante, in bocca è sinuoso e ben equilibrato da una freschezza perfettamente definita. Ottimo anche il finale, di buona persistenza. Da abbinare a piatti più complessi di cacciagione oppure con formaggi stagionati.
Tra i vini degustati ci ha incuriosito un altro prodotto simbolo del territorio, il
Sangue di Giuda. Il Traditore (questo il nome di fantasia che rispecchia la leggenda legata al vino e al personaggio religioso) è un vino rosso dolce frizzante che si presenta nel bicchiere con riflessi violacei e dal profumo vinoso e fruttato. Il dolce al palato ovviamente si accosta particolarmente bene con pasticceria secca e crostate.
Per informazioni:
www.manuelina.com