Gli home restaurant non hanno mai davvero tolto clienti ai cuochi professionisti e ai loro ristoranti, ma sicuramente la nuova legge approvata dalla Camera per arginare il fenomeno va accolta con soddisfazione. Non era più tollerabile che cuochi amatoriali ospitassero nel salotto di casa i commensali preparando cene (a pagamento, ovviamente) senza licenze, controlli, tassazioni, senza la minima garanzia sulla sicurezza alimentare e senza alcuna chiarezza sulla gestione.
I professionisti della ristorazione erano insorti già agli albori del boom degli home restaurant chiedendone una regolamentazione sacrosanta e sono stati accontentati, forse con un po' di ritardo bisogna dire. Del resto una legge simile per questo fenomeno è già stata approvata in altri Paesi europei tempo fa, ma in Italia stentava a farsi largo la voce dei ristoratori professionisti. I limiti imposti sembrerebbero sufficienti a garantire una sorta di regolamentazione del settore, anche se occorrerà un po’ di tempo di “rodaggio” per capire se davvero la scelta fatta si rivelerà giusta e realmente efficace.
Resta ancora irrisolto il problema delle licenze e dei controlli, che si spera possano essere affinati in un futuro non troppo lontano per una questione di etica e di rispetto verso i cuochi professionisti, i quali devono sottoporsi a numerosi e minuziosi controlli di ogni tipo sulla propria attività. Nel frattempo c'è un terzo business che si sta facendo avanti e che si inserisce tra gli home restaurant e i ristoranti tradizionali: quello degli home chef.
Sono i cuochi professionisti che, muniti di licenze e in maniera del tutto regolamentata, cucinano in ville antiche, castelli o strutture private per feste, ricevimenti, celebrazioni. Stanno riportando in voga una nuova forma di catering che era finita un po’ nel dimenticatoio facendo segnare dati di crescita a doppia cifra di anno in anno e contribuendo alla valorizzazione di alcuni gioielli culturali, artistici e architettonici dove si svolgono gli eventi impreziositi dai loro menu.