Home restaurant, la legge non convince Mancano garanzie su licenze e sicurezza
20 marzo 2017 | 09:14
di Enrico Derflingher
I professionisti della ristorazione erano insorti già agli albori del boom degli home restaurant chiedendone una regolamentazione sacrosanta e sono stati accontentati, forse con un po' di ritardo bisogna dire. Del resto una legge simile per questo fenomeno è già stata approvata in altri Paesi europei tempo fa, ma in Italia stentava a farsi largo la voce dei ristoratori professionisti. I limiti imposti sembrerebbero sufficienti a garantire una sorta di regolamentazione del settore, anche se occorrerà un po’ di tempo di “rodaggio” per capire se davvero la scelta fatta si rivelerà giusta e realmente efficace.
Resta ancora irrisolto il problema delle licenze e dei controlli, che si spera possano essere affinati in un futuro non troppo lontano per una questione di etica e di rispetto verso i cuochi professionisti, i quali devono sottoporsi a numerosi e minuziosi controlli di ogni tipo sulla propria attività. Nel frattempo c'è un terzo business che si sta facendo avanti e che si inserisce tra gli home restaurant e i ristoranti tradizionali: quello degli home chef.
Sono i cuochi professionisti che, muniti di licenze e in maniera del tutto regolamentata, cucinano in ville antiche, castelli o strutture private per feste, ricevimenti, celebrazioni. Stanno riportando in voga una nuova forma di catering che era finita un po’ nel dimenticatoio facendo segnare dati di crescita a doppia cifra di anno in anno e contribuendo alla valorizzazione di alcuni gioielli culturali, artistici e architettonici dove si svolgono gli eventi impreziositi dai loro menu.
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Alberto Lupini