Davide Scabin: «Contro l'italian sounding portiamo il mondo a mangiare in Italia»
13 dicembre 2016 | 15:37
Promuovere la cultura enogastronomica italiana non solo nel mondo, così da tutelarla dai falsi made in Italy, ma anche in Italia. È questo il compito dei cuochi e Davide Scabin, chef patron del ristorante Combal.Zero a Rivoli (To), lo conferma. Da sempre grande promulgatore della tradizione culinaria del Belpaese, attraverso abilità e creatività al passo con i tempi, Scabin è stato insignito di una stella Michelin, ed è alla guida del 20° ristorante migliore d'Italia (secondo la tabella comparativa creata da Italia a Tavola, realizzata con un confronto ponderato dei punteggi delle maggiori guide di settore).
Quando gli si domanda da dove provenga questa la sua idea di cucina italiana, e quale sia il modo migliore per valorizzarla, Scabin non ha dubbi: «Noi dobbiamo tornare ad essere consapevoli di chi siamo e non avere paura a dire che il mondo deve venire a mangiare in Italia».
La filosofia di Scabin rientra appieno nel filone ideologico che ha percorso il convegno de Le Soste di Ulisse lo scorso novembre: la necessità di promozione prima in Italia che all'estero. «Un po' di comunicazione all'estero bisogna farla, ma non dobbiamo pensare di insegnare ai giovani che debbano per forza andare fuori dall'Italia. Prima bisogna avere un pensiero italiano, un pensiero sulla gastronomia italiana, e solo quando ci si è formati mentalmente, è giustificabile andare a scoprire cosa fanno gli altri».
È un pensiero comune e radicato, quello che inciterebbe i giovani (e non solo) cuochi ad andare all'estero, costantemente, spinti anche dalle pressioni della critica. Tuttavia, come sottolinea lo chef del Combal.Zero, si tratta di «una tendenza che deve finire, perché abbiamo già buttato via 15 anni» seguendola. Questo è insomma il momento di pensare con la propria testa, e per il proprio Paese.
In quest'ottica rientra la volontà di codificare la cucina italiana, in opposizione ad un tanto dilagante quanto preoccupante fenomeno: «L'italian sounding finirà per insegnare noi come cucinare per piacere al mondo. Dobbiamo ricordarci che ogni ora l'italian sounding fattura milioni, insegnando così un gusto diverso della cucina italiana, rispetto a quello che veramente è».
Curioso un aneddoto dello chef, utilizzato per rendere più concreta l'efficacia nociva di questo fenomeno: «Se, camminando per Manhattan, incontri un bambino sui sette anni e gli domandi di nominarti un piatto newyorkese, questo ti risponderà “la pizza”. Questo bambino è nato e cresciuto con un pensiero di pizza molto lontano da quello che la pizza è in origine».
Il dilagare dell'italian sounding si può qualificare ad oggi come un'autentica potenza economica mondiale, alla quale è impossibile contrapporsi. Ciò che, in un'ultima analisi, suggerisce Scabin, è «dimostrare quanto diverso sia il nostro gusto rispetto all'italian sounding. E per farlo, è necessario far venire il mondo a mangiare qua da noi».
Combal.Zero
piazza Mafalda di Savoia - 10098 Rivoli (To)
Tel 011 9565225
www.combal.org
Davide Scabin (foto: Cucina.corriere.it)
Quando gli si domanda da dove provenga questa la sua idea di cucina italiana, e quale sia il modo migliore per valorizzarla, Scabin non ha dubbi: «Noi dobbiamo tornare ad essere consapevoli di chi siamo e non avere paura a dire che il mondo deve venire a mangiare in Italia».
La filosofia di Scabin rientra appieno nel filone ideologico che ha percorso il convegno de Le Soste di Ulisse lo scorso novembre: la necessità di promozione prima in Italia che all'estero. «Un po' di comunicazione all'estero bisogna farla, ma non dobbiamo pensare di insegnare ai giovani che debbano per forza andare fuori dall'Italia. Prima bisogna avere un pensiero italiano, un pensiero sulla gastronomia italiana, e solo quando ci si è formati mentalmente, è giustificabile andare a scoprire cosa fanno gli altri».
È un pensiero comune e radicato, quello che inciterebbe i giovani (e non solo) cuochi ad andare all'estero, costantemente, spinti anche dalle pressioni della critica. Tuttavia, come sottolinea lo chef del Combal.Zero, si tratta di «una tendenza che deve finire, perché abbiamo già buttato via 15 anni» seguendola. Questo è insomma il momento di pensare con la propria testa, e per il proprio Paese.
In quest'ottica rientra la volontà di codificare la cucina italiana, in opposizione ad un tanto dilagante quanto preoccupante fenomeno: «L'italian sounding finirà per insegnare noi come cucinare per piacere al mondo. Dobbiamo ricordarci che ogni ora l'italian sounding fattura milioni, insegnando così un gusto diverso della cucina italiana, rispetto a quello che veramente è».
Curioso un aneddoto dello chef, utilizzato per rendere più concreta l'efficacia nociva di questo fenomeno: «Se, camminando per Manhattan, incontri un bambino sui sette anni e gli domandi di nominarti un piatto newyorkese, questo ti risponderà “la pizza”. Questo bambino è nato e cresciuto con un pensiero di pizza molto lontano da quello che la pizza è in origine».
Il dilagare dell'italian sounding si può qualificare ad oggi come un'autentica potenza economica mondiale, alla quale è impossibile contrapporsi. Ciò che, in un'ultima analisi, suggerisce Scabin, è «dimostrare quanto diverso sia il nostro gusto rispetto all'italian sounding. E per farlo, è necessario far venire il mondo a mangiare qua da noi».
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Alberto Lupini
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