Al 29° Congresso Fic, il presidente Rocco Pozzulo ricorda i passi avanti fatti per ottenere un
riconoscimento dalle istituzioni sulle malattie professionali del cuoco, ma allo stesso tempo la strada
ancora da percorrere.
È sempre stato uno dei temi fondamentali, quello della salute del cuoco professionista, per
Rocco Pozzulo presidente Fic. Sono ormai anni che la
Federazione se ne sta occupando, non soltanto in momenti di grande raccolta come i Congressi nazionali, quanto anche in incontri lungo tutta Italia o trattando l'argomento sulla rivista dell'associazione,
Il Cuoco.
«Abbiamo chiamato diversi dottori - spiega Rocco - per affrontare le varie
problematiche che si riscontrano lavorando in cucina, dalla postura al sistema vascolare. Passando molte ore in piedi, infatti, il cuoco riporta a lungo andare dei disagi, delle problematiche» che devono essere affrontate con esperti.
Già all'
Assemblea nazionale, ad aprile, la Fic si era attivata in questo senso chiamando «il dottor Lucarelli, con cui ci siamo occupati del sistema cardiovascolare». Il docente dell'Università Cattolica di Roma ha effettuato 160 visite ai cuochi presenti. Ogni anno la Fic infatti, durante le sue assemblee si preoccupa di affrontare un problema che interessa la salute del cuoco professionista:
nel 2016, ad esempio, «tutti noi cuochi ci siamo sottoposti a delle visite posturali, e il risultato è stato negativo: tutti i cuochi sono, come hanno detto i medici, "rovinati", anche in tenera età».
Al Congresso nazionale del cuoco, invece, è intervenuto Antonio Cerasa, neuroscienziato che all'inizio di quest'anno ha
realizzato uno studio secondo il quale i cuochi presenterebbero un cervelletto più sviluppato e con una maggiore plasticità delle sue cellule nervose: lo studio è stato pubblicato anche su riviste scientifiche internazionali, ma «ciò che per noi era importante in quello studio era la salute del cuoco», perché anche una condizione psicofisica vantaggiosa può col tempo "consumare il cervello", se stress e condizioni di lavoro non ottimali hanno la meglio sulla professione.
«Quello che per noi è importante è raccogliere dati,
attraverso l'aiuto delle università, per far emergere che la professione del cuoco è un lavoro usurante e portare tutto questo all'attenzione delle istituzioni. Sappiamo benissimo si tratti di un lavoro molto lungo, stiamo ancora tracciando i primi solchi, però dobbiamo assolutamente, come Federazione, impegnarci in tutto ciò».
«Il nostro obiettivo - rimarca e sintetizza Pozzulo - non è curare, ma prevenire la malattia professionale. Dobbiamo educare ad esempio i nostri cuochi affinché pratichino attività fisica. So che il tempo a disposizione è poco, ma lo stress è tanto, la prevenzione diventa fondamentale».
Perché i cuochi sono sì professionisti che lavorano per il benessere delle persone, ma per farlo bene devono curare anche il loro di benessere: «È proprio quello che ho ribadito quando abbiamo chiuso l'
accordo con il ministero della Salute: dobbiamo sì curare la salute dei nostri ospiti, comunicando un corretto stile di vita e una sana alimentazione, ma dobbiamo allo stesso tempo seguire queste tendenze noi cuochi in prima persona, perché la salute è importante... Dobbiamo pensare alla salute dei nostri professionisti».
Per informazioni:
www.fic.it