Ripartiamo dall’acronimo ASSAI, che si riferisce ai cinque fattori che i ristoranti dovrebbero acquisire per poter diventare adattivi: Aperto, Simbiotico, Sostenibile, Astrattivo, Intelligente. Qui ci si sofferma approfonditamente sulla prima A, la A di Aperto: connesso in rete e partecipe della community always on, ben consapevole del ruolo da svolgere. Il mondo dei social network, dopo alcuni anni di relativa quiete, sta attraversando in questi primi mesi dell’anno corrente una fase di rapida evoluzione. Evidente che vi è in questa evoluzione anche l’oggettiva complicità delle misure di distanziamento imposte dalla pandemia.
Insomma, ancora una volta si constata lucidamente che la pandemia catalizza mutamenti di comportamento in rete e impone una lettura del modo di comportarsi nel panorama dei social che vada ben oltre il dilettantismo di mettere foto e di lanciare messaggi che tutto sommato sono autoreferenziali.
Scopriamo i 5 trend da tenere d’occhio sui social.
Instagram reels, video simili a quelli di TikTok
Instagram (reels e shopping)Instagram sta dando più spazio ai
reels. Instagram Reels è la nuova feature incentrata, appunto, sui “reels”. I reels sono
video in formato multi-clip che hanno durata di 15 o 30 secondi. Ad essi è possibile aggiungere audio, testi ed effetti visivi in realtà aumentata. La somiglianza con
TikTok è evidente, tuttavia ci sono fertili spazi per accorti utilizzi. L’obiettivo evidente è acquisire
visibilità incrementale producendo brevi video fatti bene, ideati e realizzati in ottica “just”.
Documentare brillantemente, con tutto quanto può concorrere a spettacolarizzare il video senza eccedere, quanto sta per accadere “just a second before” oppure quanto è appena accaduto “just a second ago”. È sintesi brillante, non facile a farsi soprattutto le prime volte, tra la vivissima attualità di
cronaca e l’accettabile rigore di
notizia.
Obiettivo duplice: rendere orgogliosi dell’esserci gli “happy few” che partecipano e che a loro volta sono ben propensi a produrre i loro reels; mettere in situazione
Fomo (
fear of missing out) che tradurremmo con “la paura di essere assenti”, coloro i quali questo evento spettacolarmente documentato dal “reel” se lo sono perso!
Facciamo attenzione e riflettiamo insieme sul dato seguente: nel 2020 in Italia c’è stato un boom dell’
e-commerce, con cifre molto più alte rispetto a quello degli altri Paesi Ue, che al
commercio online erano già avvezzi. La scoperta dell’e-commerce ha prodotto un effetto a cascata anche sui social, dove sono nate iniziative come
Instagram shopping.
Ne consegue che sempre più
creator e
influencer potrebbero essere sempre più tentati dal vendere i propri prodotti e servizi oltre che promuovere quelli degli sponsor. Bene. E i
ristoratori? E se fosse questa feature di Instagram a scuoterli dalla pigrizia e finalmente agevolare l’introduzione di un nuovo canale di business costituito dalla vendita online?
L’attuazione di Instagram shopping è di irrisoria facilità dal punto di vista della technicality. Diversa cosa è l’adeguamento organizzativo da strutturare a monte onde riuscire ad evadere gli ordini e rendere perciò il servizio al cliente.
LinkedIn, collegamenti nell'ambito dell'attività lavorativa
LinkedInErrore grave sarebbe la sottovalutazione di questo social. Il suo scopo è creare “link”, creare
collegamenti atti a generare reciproche utilità nell’ambito dell’attività lavorativa. Al netto dei rischi insiti nei numeri grandissimi che la rete abilita, essere su Linkedin e contattare ed essere contattati dai membri di questo social, è un po’ come avere la ragionevole certezza di non incorrere né in millanterie né, a dirla tutta, in “fregature”.
Il meccanismo di creazione dei contatti è valido perché l’innesco è dato dall’accettazione della richiesta. Trasparente la rete dei contatti in comune, referenziate in genere le
skills, facili e semplici i messaggi. Se ne consiglia utilizzo sia in chiave “ufficio acquisti”, ovvero quando il ristoratore deve comprare prodotti e servizi (su Linkedin “servizi” ancor meglio che prodotti), sia quando deve mirare inviti ad eventi pensati non per una clientela indistinta bensì “below the line” (BTL) che tradurremmo “piccolo
gruppo di clienti”.
Il sonoro dei Podcast sta assumendo un ruolo sempre più importante online
I PodcastIl sonoro sta assumendo un ruolo sempre più importante nelle dinamiche social ed il crescente successo dei
Podcast è a dimostrarlo nei fatti. Sono circa 14 milioni gli italiani che hanno ascoltato almeno un podcast nel 2020 e per l’anno corrente è prevista crescita double digit, stimata al 24%.
La spiegazione è semplice e potremmo farla risalire, fatti gli opportuni distinguo, alla presenza evergreen della
radio che anzi anch’essa mostra sempre segnali di crescita. Insomma, noi tutti siamo più propensi all’ascolto in momenti in cui siamo liberi da altre distrazioni, si pensi quando si guida in auto da soli, o quando non vogliamo tenere gli occhi fissi sullo schermo. Il recente exploit di
Clubhouse, il social network vocale a inviti è un’ulteriore conferma. E Clubhouse è una sorta di evoluzione del concetto di podcast. Il podcast è "uno parla, tanti ascoltano", Clubhouse è un luogo dove più persone possono parlare tra di loro, nello stesso momento e avere un dialogo.
Ma senza ancora entrare nel merito di Clubhouse, bensì restando al podcast di prima accezione, se ne consiglia un utilizzo frequente, a periodicità regolare (anche quotidiana, se del caso) ma con durata breve, one digit diremmo, ovvero ben sotto i dieci minuti. Immaginiamoci i racconti che maggiormente possono destare l’attenzione di chi ascolta: il
racconto di cosa ho comprato al mercato; il racconto del briefing di cucina con la brigata; il racconto serale sul come è andata, con aneddoti e riflessioni. Il racconto dei preparativi del prossimo evento. Lo
storytelling. Insomma, si è ben consapevoli che si tratta di perpetuare la magia dell’uomo: “Prestami orecchio, ti restituisco occhio”.
Lo streaming online è una grande opportunità
Twitch, ovvero lo StreamingLo streaming online è una grande opportunità per chi si attrezza ad usarlo bene. Ancora più dei video normali, una trasmissione in
streaming ha infatti la capacità di mantenere l’
attenzione del pubblico più a lungo. Ne è la prova il crescente successo di
Twitch, l’app di proprietà di
Amazon che sta vedendo un’impennata di accessi di “streamer” esterni al mondo del gaming. E Twitch, ricordiamolo, nacque come piattaforma di
gaming. Per il ristoratore Twitch può rappresentare il social mediante il quale avere un approccio quasi ludico, magari imbastendo streaming con interattività spinta, a mò di percorso ad ostacoli, superati i quali si vince un premio. Cose simili, insomma, atti anche ad invogliare relazione con una clientela giovane.
Youtube YouTube è ad un importante cambio di passo. Da immensa prateria per i cosiddetti creator a spazio attrezzato per professionisti con competenze specifiche:
chef tra questi. Ancora una volta è la pandemia che sta catalizzando il fenomeno. Tutti noi siamo soliti, svariati i motivi e le circostanze, rivolgerci a professionisti.
Orbene, in tempi di distanziamento sociale, stiamo imparando a cercare le competenze in un video! È il momento per gli chef di tenere
lezioni di cucina su Youtube usando l’accorgimento di non emulare i vari Masterchef della situazione.
Youtube, dove gli utenti passano più tempo su un singolo video
YouTube è la piattaforma da preferire se ci si vuole profittevolmente cimentare nelle cooking lessons perché i suoi video hanno un livello di attenzione più alto rispetto a quelli di Instagram e Facebook, che vivono di scrolling veloce. I video di YouTube li guardiamo più a lungo e il quantitativo di tempo che le persone passano su un contenuto è fondamentale. Inoltre, non dimentichiamo che YouTube è il secondo motore di ricerca al mondo dopo
Google.
Ecco, una delle lezioni che la pandemia ci sta impartendo è che non si può continuare a stare sui social con approccio dilettantistico. Non solo non se ne ricavano vantaggi, ma se ne patiscono nocumenti tanto più gravosi quanto meno evidenti e percepibili in prima analisi. Non si può non starci: significa eclissarsi. Ergo, si tratta di starci nell’unico modo vincente, con
professionalità. Il fenomeno lo si studia e lo si analizza approfonditamente. Ne sortiscono le ipotesi di attività. Si acquisiscono le competenze adatte (assumeremmo mai un cuoco che non sappia cucinare? un sommelier astemio?).
Si fa il progetto, si redige il budget. Si parte. Si verificano costantemente gli andamenti. Si apportano rettifiche. Si procede. Si fa check-up periodico. Ci si riallinea e si procede. Altrimenti... avanti a tutta forza con i selfie! Ma quanto siamo belli, ma quanto siamo bravi!