Dopo la notizia della chiusura della Taverna del Colleoni, locale storico a Bergamo Alta, ora tocca al più fresco Ristorante Ezio Gritti. E così Bergamo perde due nomi di rilievo della sua ristorazione.
Ha già fatto notizia la chiusura del Colleoni, che ora torna a riecheggiare dopo l'annuncio della saracinesca "per il momento" abbassata del ristorante firmato
Ezio Gritti in via Vittorio Veneto.
Due insegne di prestigio che lasciano la città un po' meno viva, proprio nel momento in cui l'amministrazione comunale ha deciso di puntare sulla riqualificazione del centro con un piano di lavori di restyling da piazza Dante al Donizzetti, passando per largo Belotti e il Sentierone.
Ezio Gritti
Gritti ha inaugurato da poco più di due anni, eppure la sua avventura negli spazi dell'ex Ciao pare già avviarsi a conclusione. Ezio, ai tempi stella Michelin dell'Osteria di via Solata poi cuoco a Bali per un paio d'anni, era rientrato nella sua Bergamo trionfante, scegliendo un luogo iconico per la sua cucina: «Sono stati due anni belli, ricchi di soddisfazione. Sono molto dispiaciuto per quello che è accaduto, proprio adesso che era arrivato il momento di raccogliere i frutti. Quando ho saputo che l'attività era stata messa in vendita ho cercato chi volesse investire, ma i tempi erano troppo stretti». Gritti si rivolge a L'Eco di Bergamo con tanta amarezza nelle sue parole, ma se ne va «a testa alta. Lascio un locale senza debiti e con una clientela, anche straniera, che soprattutto negli ultimi tempi dimostrava di apprezzare il nostro lavoro. Peccato, un'occasione mancata».
Non è dello stesso pensiero
Fabio Leoncini, nel 2016 socio di maggioranza, col tempo divenuto proprietario unico: «Ho grande stima di Ezio e ne riconosco le doti professionali, ma era necessario individuare un'offerta più allettante per il mercato di Bergamo. E su questo non c'era identità di vedute. Se Ezio trova un finanziatore in grado di dargli il sostegno che io non posso dargli sono pronto a trovare un accordo, ma i tempi sono stretti. Nel frattempo, in attesa di un cambio di gestione, non ci resta che chiudere».
Il futuro del locale è tutto da scrivere. Non è esclusa una riapertura nei prossimi mesi, con investitori e chef rinnovati, che ancora, però, non sarebbero stati individuati. Meno incertezze invece per quanto riguarda la chiusura della Taverna del Colleoni, che si è trovata costretta non potendo «sopportare l'affito - ha dichiarato
Pierangelo Cornaro, gestore dell'attività per ben 28 anni - e tutti gli altri costi sempre più alti. Avremmo anche dovuto eseguire anche lavori di ristrutturazione per importi per noi impensabili».
Cornaro parla di affitti, parla di spese, parla di una banca proprietaria che, con i dirigenti bergamaschi, gli concedeva di restare, ma che, dopo alcuni cambi ai vertici, non l'ha fatto più, fedele solo agli azionisti. Parla delle lettere che gli arrivano da tutto il mondo e che lo rattristanto tanto quanto il sapere che dovrà separarsi da quella che ha definito «un'equipe di ragazzi eccezionale, 14 persone, e lavoravamo tantissimo».